Renzi, ma quanti fischi

di Giuseppe Saluppo

Non l’avesse mai fatto il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi di fermare il treno che lo sta portando in giro (elettorale) per l‘Italia alla stazione di Termoli e a Nuova Cliternia. E’ venuto per grazia e ha trovato giustizia.

Vale a dire, è venuto a propagandarsi e a propagandare i miracoli del suo passato governo e quello che spera di riavere alle elezioni della primavera 2018, ed ha trovato un fronte critico di matrice di sinistra che lo ha investito di tutti i disastri che il Molise discendente del renzismo attraverso il renzista Paolo di Laura Frattura ha sommato negli ultimi cinque anni.

Una gragnola di addebiti che mai crediamo il segretario nazionale del Pd avrebbe immaginato di ricevere nel territorio di una regione il cui il Pd si mantiene egemone nonostante la sua classe dirigente abbia dato prova di inadeguatezza, d’imperizia, e di non poche prepotenze applicate alla sanità, al sistema della mobilità, ai servizi primari, alla sicurezza. A metterlo di fronte ai fallimenti inanellati in campo nazionale e a quelli in campo regionale, come abbiamo detto, si sono espressi i maggiori esponenti della sinistra molisana, coloro che si battono per la giustizia sociale, per il sostegno al lavoro, per lo sviluppo equilibrato del territorio, per il mantenimento dei livelli essenziali nella sanità, per una scuola veramente democratica e rinnovata, per la ripresa economica con l’ausilio di una programmazione ragionata e la tempestività degli investimenti pubblici.

Il consigliere regionale Michele Petraroia gli ha raccontato (e rinfacciato) un Molise investito dalla perniciosa infiltrazione della mafia foggiana, macchiato dalla ‘ndrangheta proprio lungo la costa termolese, infarcito di pentiti o ex pentiti della criminalità organizzata, retaggio deleterio di scelte e decisioni a dir poco azzardate quali il trasferimento del comando regionale dei carabinieri, l’assenza dei procuratori della Repubblica a Campobasso e a Larino, il depotenziamento del distaccamento della Polizia stradale di Larino, la carente attività di prevenzione e controllo del territorio.

Treno di Renzi

I segnali del degrado che ne sono discesi e della pericolosità di un clima sociale ormai compromesso, Petraroia li ha indicati nella devastazione di decine di ettari di vigneti – guarda caso – proprio a Nuova Cliternia, negli attentatati incendiari sempre più frequenti, nel fenomeno del caporalato in agricoltura, nell’interramento di rifiuti tossici a Campomarino, nel traffico di droga e nel riciclaggio di denaro sporco “che movimentano giri d’affari giganteschi”. Il segretario di sinistra italiana Molise, Vincenzo Notarangelo, a commento della sosta del Renzi “viaggiatore”, non senza ironia, ha rilevato come sia è arrivato in treno in una regione dove sono state soppresse le linee Campobasso – Termoli; Campobasso – Benevento, e Carpinone – Sulmona; nel mentre sul collegamento Campobasso – Roma è certa la partenza ma mai l’orario o il mezzo di arrivo.

In una regione in cui non c’è alcun tratto stradale a quattro corsie, e la viabilità provinciale e locale cade a pezzi tra smottamenti, frane e mancata manutenzione. In cui, la soppressione delle Province ha reso ancora più critica la situazione con intere comunità a rischio isolamento. In una regione in cui è stato lasciato chiudere l’unico zuccherificio del centro-sud nella indifferenza della vertenza, e i lavoratori sono stati abbandonati a se stessi (Ittierre, Gam e le altre aziende in crisi: dov’è finito il Patto per il Molise firmato il 26 luglio 2016 con la Regione?).

Renzi contestato

Amarissimo l’invito di Notarangelo a Renzi a scendere dal treno e ad impiegare il suo tempo ad occuparsi “di chi non può studiare, di chi non può curarsi, di chi vede i figli emigrare o di chi non riesce ad andare più in pensione né trovare un qualsiasi lavoro a 63, 64 o 66 anni”. Amarissimo, ma assolutamente pertinente. Che i rilievi e gli addebiti al segretario nazionale del Pd in cerca di visibilità e consensi siano venuti dalla sinistra, per i tantissimi moderati del Molise che confidano ancora in una reviviscenza del centrodestra, è la inevitabile presa di coscienza ch’è morto, seppure non ancora seppellito. Il silenzio opposto a Renzi, in fondo in fondo, potrebbe essere interpretato come l’ammissione di un concorso di colpa. Dei grillini molisani neanche a parlarne.

Fonte: Gazzetta Molisana

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