Prima presentazione in Italia del libro “La Fine dell’Europa”

Eliseo Bertolasi
Sabato 11 novembre al teatro di Sona in provincia di Verona, per la prima volta in Italia è stato presentato il libro del politologo russo Valery Korovin (*) “La Fine dell’Europa” (Anteo edizioni).
La presentazione è stata programmata contemporaneamente ad un altro evento che ha visto sempre la Russia come protagonista: “Il Festival del costume russo”, organizzato da “Russkij Dom” di Verona.
Un grazie particolare va certamente alla presidente dell’Associazione culturale “Russkij Dom” di Verona Marina Kholodenova per la collaborazione e per la gentile ospitalità.
All’appuntamento veronese come prevedibile sono giunte tante persone, dal Veneto come pure dalle regioni limitrofe, che hanno letteralmente gremito la sala del teatro. È stata quindi un’occasione imperdibile non solo per un’immersione a tutto campo nella musica tradizionale, nei costumi e nelle danze russe, ma anche per toccare le tematiche di primissimo piano che Korovin affronta nel suo libro.
In effetti, si tratta di questioni, oggi, di grande attualità che coinvolgono direttamente il destino dell’Europa, quindi anche dell’Italia. Rappresentano uno sguardo, dal di fuori, per l’appunto dalla Russia, su questa Europa che sta cambiando con velocità esponenziale nel sua configurazione identitaria. Come sarà il suo futuro?
Il riferimento maggiore, certamente, è nei riguardi del grande flusso migratorio che negli ultimi anni sta interessando i paesi europei. Un travaso così evidente di soggetti provenienti da paesi extra-europei innesca inevitabilmente nei paesi d’approdo tutta una serie di cambiamenti, anche nel rapporto con gli autoctoni, ormai talmente evidente da essere oggettivamente sotto gli occhi di tutti.

Presentazine del libro La fine dell’Europa, Eliseo Bertolasi (al centro) con Palmarino Zoccatelli (alla sinistra) dell’associazione Veneto Russia
Ma fin dove l’Europa potrà contenere e assorbire al proprio interno queste incessanti ondate migratorie? Un limite dettato dalle sue risorse sociali ed economiche non illimitate e già scarseggianti è sensato ipotizzarlo, come pure esiste un limite razionale dettato dalle sue dimensioni geografiche ridotte rispetto ad esempio all’Africa. Si tratta di osservazioni tanto logiche, quanto evidenti.. ma pare che in Italia sia quasi tabù parlarne!
Il libro di Karovin rompe questi tabù e affronta esplicitamente tutte queste questioni.
Ecco alcuni spunti introduttivi:
“La cosa più importante che preoccupa davvero tutti noi, non solo per chi vive in Europa, ma anche per chi, dall’esterno, osserva le trasformazioni in corso: l’Europa resisterà alle sfide che deve affrontare?”.
“Sono pronti i nuovi arrivati, come in passato, ad assorbire con smania la cultura europea, impararne le lingue, assimilare i valori della democrazia europea, assumere una nuova identità, abbandonando definitivamente quella precedente?”.
“L’unico dato che non solleva alcun dubbio è che l’Europa, davanti ai nostri occhi, sta attraversando gravi trasformazioni di civiltà, le cui conseguenze riguarderanno non solo se stessa, ma anche la situazione mondiale. Del resto, l’Europa è proprio la fonte di molti progetti di civiltà, l’asse geografico di tutte le civiltà indoeuropee, la matrice culturale di molti stati e popoli. Se l’Europa reggerà, o alla fine si disgregherà sotto il giogo delle crescenti sfide interne ed esterne, da questo esito dipenderà il tipo di mondo in cui vivremo domani. Alla resa dei conti, l’Europa terminerà come una civiltà indipendente, distintiva, di riferimento per molte civiltà? E se ciò accadrà, quando?”
“Secondo il modello di antropologia politica europea, qualsiasi persona – di qualsiasi colore di pelle, cultura, lingua – che entri nella società occidentale ne diventa automaticamente un elemento tipico. Teoricamente, diventa esattamente uguale a tutti gli altri – ciò gli viene richiesto dal concetto di società civile e di cittadino atomizzato come soggetto dello stato-nazione. L’intera base legislativa dei paesi europei è configurata in modo tale da operare con queste categorie. Lì il cittadino è un soggetto atomizzato della società civile, la quale è composta meccanicamente da molti individui. Ogni pretesa viene indirizzata all’individuo, come cittadino, come se fosse una specie d’individualità atomizzata, senza considerare: che tipo di cittadino è, che religione professa, a quale gruppo etnico appartiene. In quanto, la legge, il sistema giuridico, l’essenza stessa del “Moderno” (inteso come paradigma) non prevede l’esistenza di altre identità collettive, caratteristiche, idee. Anche se ci sono”.
“…Teoricamente dovrebbe essere così: quando i rappresentanti del mondo arabo, del Maghreb, del centro del continente africano, della Cina o, ad esempio, della Turchia entrano nei paesi europei, come per magia, verrebbero automaticamente ripuliti da tutte le loro precedenti caratteristiche. In altre parole, come se fossero azzerati e ricaricati. Dal punto di vista del puro pensiero europeo, giunto a sostituire Dio a favore di una nuova fede – il “Moderno”, i nuovi abitanti dell’Europa, dopo essersi ripuliti da tutto ciò che è “vecchio”, si trasformerebbero in un cluster vuoto. Questo individuo azzerato, secondo il criterio europeo, dopo il “reset” sarebbe pronto ad assorbire da “zero” i valori europei. Questi stessi valori, frutto delle raffinatezze filosofiche del “Moderno”, sono stati perfezionati in tre o quattro secoli di storia del pensiero europeo, che si è sostituito a Dio. Tutti questi individui vengono fissati nello spazio giuridico europeo, nel campo sociale e culturale, sotto forma di codici chiari e inequivocabilmente compresi del pensiero razionale. L’unico problema è che un simile “azzeramento” e “reset” dei nuovi europei avviene solo nelle teste dei burocrati europei che registrano meccanicamente gli arrivi ai posti di frontiera e raccolgono statistiche nei centri d’immigrazione”.
“Secondo i burocrati europei, gli immigrati appena arrivati spadroneggiando tutti i tipi di contabilità e indennità, dopo aver studiato l’una o l’altra lingua europea e aver trovato un lavoro, si trasformeranno nei tipici cittadini dei vari paesi europei e in coscienziosi contribuenti-consumatori. Ricevuti gli opportuni passaporti, loro diventeranno “francesi”, “tedeschi”, “italiani”, “norvegesi”.. Ed ecco, dal punto di vista legale sono già assolutamente uguali a tutti gli altri europei (con tutti i documenti correttamente preparati e tutte le formalità rispettate). Se una persona ha un passaporto e un visto Schengen è (formalmente) un europeo, tale da non poter essere distinto da un altro europeo, i cui antenati, invece, hanno vissuto per secoli in Europa: in Francia, Germania o Svizzera.. Tra di loro non c’è alcuna differenza legale: ecco come la questione è vista dalla macchina legale europea..”.
“Ma ciò che non vedono i funzionari europei che si occupano di documenti è, invece, chiaramente visibile nelle strade europee. È lì che balza agli occhi il fatto che i nuovi arrivati in Europa, persone di altri continenti, rappresentanti di altre razze e civiltà, seppure con in tasca i nuovissimi documenti europei, certamente, non diventano “francesi” o “tedeschi”.. in senso culturale, storico, psicologico, mentale. Ma rimangono musulmani, africani, arabi, rappresentanti delle loro tribù, cioè portatori proprio di quelle identità collettive che da tempo hanno cessato di esistere nello spazio concettuale europeo. E poiché in quello spazio non esistono, allora dovrebbero comportarsi come europei, caricandone i corrispondenti valori nella loro memoria ripulita (come la vedono i funzionari europei). Ma ecco la sventura: la memoria di quegli abitanti dell’Europa, arrivati da poco, per qualche motivo non risulta ripulita, pertanto, continuano a comportarsi come musulmani, africani o turchi. E vivono sulla base della loro identità culturale e non secondo le esigenze della società civile europea: non si fanno registrare, ignorano leggi e restrizioni…”.
“Pertanto coloro che arrivano e non si integrano in alcun modo nella società europea iniziano a rappresentare una massa critica, già misurabile in categorie statistiche. Inoltre, ci si accorge che coloro che sembravano essersi da tempo integrati, vivendo in Europa come seconda, e persino terza generazione, si sono integrati in modo abbastanza condizionato. Dopo aver appreso la lingua richiesta, continuano a mantenere la loro identità culturale, mostrandosi come un gruppo sociale fuori controllo, che sa orientarsi benissimo nel sistema del diritto e dei valori europei, che utilizza abilmente tutti i vantaggi europei, seppur non applicandoli in nulla”.
“Masse insolubili di nuovi arrivati creano enclavi di esistenza originale, e lì vivendo se ne infischiano totalmente di tutti gli imperativi sociali degli europei. Poiché per loro, le “conquiste” europee riflettono solo l’esperienza di quel piccolo pezzo di umanità – l’Europa – che si trova alla periferia dei processi mondiali, se visti da altre parti del mondo. Dunque che siano gli europei ad osservare ciò che hanno escogitato per sé stessi!..”.
Infine, una domanda cruciale che Korovin si pone:
“Come e in che cosa noi (russi) possiamo aiutare l’Europa? … Capire l’Europa per salvare l’Europa è il nostro super-compito, alla cui soluzione è dedicato questo libro. Ma, ovviamente, non per salvare un’Europa qualsiasi, non quella attuale in particolare, ma quella che c’era prima e quella che dovrebbe essere”.
*Valery Korovin è direttore del “Centro di analisi geopolitiche” di Mosca, vice presidente del “Movimento Eurasiatico Internazionale”
Nota dalla redazione: Nel mese di dicembre è prevista la presentazione del libro anche a Modena, presso una struttura da definire.
In che modo i Russi possono aiutare l’europa: occupandola e mandando via chi la ha portata alla rovina, siamo sicuri che almeno dai popoli europei, i Russi saranno bene accolti.
La Russia é l’Europa fisicamente, e ne ha fatto parte da sempre, ed é l’unica che può aiutare l’Europa.
che balle sti russi sempre vestiti in giacca e cravatta, meglio i turbanti!
Basta con il considerare la civiltà europea la migliore mai esistita su questa Terra.
L’europa non è la culla della civiltà, semmai è la bara delle civiltà, è l’occidente ad aver partorito ben due guerre mondiali, le armi di distruzione di massa, l’inquinamento del pianeta Terra……..ed ora la quarta rivoluzione industriale. Il primato greco della filosofia non è poi chissà quale conquista, bensì l’intrappolamento di un pensiero allo stesso tempo logico e mitico e quindi non solo logico bensì primariamente intuitivo, simbolico, misterico, mitologico, magico, in una razionalità fine a se stessa, il trionfo del meccanicismo, del materialismo, anticamera del satanismo. Difatti Kant arrivò a dire magistralmente che non è possibile conoscere i noumeni per mezzo dell’analisi dei fenomeni…… ma ben pochi europei – gente educata, acculturata, erudita – hanno compreso la portata delle intuizioni di Kant che invece erano conoscenze lapalissiane per le altre CIVILTÀ distrutte o ridotte in rovina dall’europa. Civiltà ben più elevate di quelle europee! E solo ora dopo aver purtroppo assimilato le strategie europee, le altre civiltà sono in grado di tenerle testa: quella Cinese, quella Russa, quella Islamica, quella Indiana, altre civiltà non ce l’hanno fatta a conservarsi quel tanto per poter aspirare a rinascere, penso alle civiltà precolombiane per esempio!
Purtroppo quest’altre Civiltà sono troppo contaminate dall’illuminismo made in europe, sono ormai fin troppo progressiviste, si sono corrotte in varie misure.
Perchè alcuni pensatori russi si scervellano per trovare il modo di salvare, ma bisognerebbe dire restaurare o meglio attuare una prevenzione terziaria ( limitare i danni che il pensiero europeo cagiona a se stessi e al mondo intero ), la puttana europa, sempre eurocentrica, e poi amplificata satanicamente dagli inglesi e dagli americani?
Il “bambino” europeo è da buttar via insieme all’acqua sporca, ormai! Impossibile riformarla, restaurarla. E’ il progressivismo l’origine del male assoluto che ci attanaglia. L’occidente è posseduto da satana, il mondo è occidentalizzato ( grazie agli anglo-ammerikani ). Il dettato giudaico-cristiano di un Dio antropomorfo che consegna all’essere umano il dominio sul creato costituisce la premessa della visione del mondo come grande macchina del Cartesio, ora ci stanno incasellando come rotelle nella megamacchina e chi dobbiamo ringraziare? La magamacchina non è stata concepita ne dall’Islam, ne dall’Induismo, ne dalle religioni animiste, ne dagli sciamani, ne dai popoli primitivi, ne dalla civiltà tradizionale Cinese.
Il pensiero europeo è un pensiero distanziante che insegna a percepire gli elementi vivi dell’universo alla stregua di oggetti inanimati, portando alla trasformazione del soggetto in oggetto, pretende di asservire tutto alla sua conoscenza logico-razionale, trasformando, deturpando il mondo in un campo di oggetti da manipolare e noi con loro.
La civiltà fondata sulla quantità è una utopia, porterà all’inferno. La scienza dovrebbe essere sottomessa alla religione o per lo meno alla filosofia.
Il principio della potestà umana sulla natura, nato con l’addomesticamento dei campi e poi di conseguenza dell’uomo stesso, che alla fine diviene lui stesso un oggetto da sfruttare, consumare, disporre per fare esperimenti, è stato solo parzialmente messo in secondo piano dalla venuta del cristianesimo che lungi dal contestare il principio del dominio dell’uomo sul creato ( il dettato giudaico cristiano di un Dio che consegna all’uomo il dominio sul creato ) impose semplicemente uno spostamento del baricentro d’autorità dall’essere umano a Dio ( antropocentrico, un vecchio con la barba), costituisce la premessa della visione del mondo come grande macchina del Cartesio, ora ci stanno incasellando come rotelle nella megamacchina e chi dobbiamo ringraziare? L’europa e la sua maledetta finta civiltà che ha plasmato, colonizzato culturalmente, satanizzato il mondo intero!
Complimenti ROSSI ! Quando ho terminato di leggere i tuoi commenti, ti ho indirizzato un applauso entusiastico davanti allo schermo del pc, lasciando sorpresa mia moglie, che mi ha detto : “ma che fai … cosa applaudi ?” Hai fatto un perfetto e sintetico “excursus” sulle origini, religiose, politiche ed economiche, di ciò che ci ha portato alla situazione attuale, individuando perfettamente il “nemico” … produttivismo, progressivismo, meccanicismo, individualismo ecc., tutti concetti concentrati al massimo grado di distruttività in occidente con il suo demoniaco sistema sociale liberal democratico globalista, con in prima fila USA-UK-SIONISTI e in seconda fila i servi di UE, Canada, Giappone, Australia ecc.. E naturalmente sono d’accordo sul fatto che tale sistema non è riformabile, nè modificabile … può essere solo eliminato alla radice e per farlo non si possono offrire margherite o affidarsi ai parlamenti, solo svolte storiche drammatiche, sanguinose e drastiche possono conseguire questo risultato epocale … al quale ci stiamo avvicinando sempre più !
in effetti, modestamente mi domando, fino a che punto di incosistenza dovremo arrivare, prima che cittadini e dirigenti se ne rendano conto e reagiscano.
L’Europa,popolata da gente vecchia, ha bisogno di aprirsi e di darsi un’altra classe dirigente, meno squallida dell’attuale. L’Europa è una propaggine dell’Asia e non dell’America, oltre oceano,per quanto riguarda la geografia, l’economia e la cultura ; e l’Italia si proietta verso il Medio Oriente.