Perché gli Stati Uniti vogliono eliminare l’Iran e la resistenza sciita?


di Lisandro Alvarado

Qualcuno potrebbe chiedersi quando sia iniziata l’ostilità della elite di potere di Washington contro l’Islam e in particolare contro il mondo sciita. Bisogna ricordare la frase “Adesso il nemico è l’Islam”, che è stata attribuita all’ex segretario di Stato degli Stati Uniti Henry Kissinger dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
Questa dichiarazione di allora indicava che Washington, nella eterna ricerca di un nemico, voleva significare che l’Islam (politico) doveva essere individuato e descritto come un nuovo nemico che doveva fungere da pretesto per gli Stati Uniti per realizzare la loro missione in Medio Oriente, quella di saccheggiare le risorse petrolifere che sono nell’area e avere il controllo geopolitico.

Allo stesso modo si spiega il motivo di attaccare l’Iran sciita. Considerando le affermazioni di Kissinger e degli altri strateghi della Casa Bianca, l’Iran è il paese che non si è piegato alla dominazione USA e si è messo di traverso come ostacolo principale ai piani USA per il Medio Oriente.
Nel 1979 l’Iran aveva mandato a gambe all’aria il fantoccio di Washington, Reza Pahlavi, ed ha istituito un governo islamico sciita rivoluzionario. Oltre a questo l’Iran ha rappresentato un esempio per altri paesi della regione e, negli ultimi anni, ha creato una rete di collegamento con le comunità sciite della Siria , del Libano , dell’Iraq e dello Yemen.

La guerra in Siria ha visto l’intervento deciso dell’Iran a difesa della Siria e altrettanto è avvenuto con il conflitto nello Yemen, assediato dall’Arabia Saudita e dai suoi alleati occidentali, USA e Regno Unito. Grazie a personaggi come il generale Soleimani e al segretario di Hezbollah in Libano, Nasrallah, l’Iran è riuscito a creare il denominato Asse della Resistenza che coinvolge i paesi e i movimenti che si oppongono alla dominazione di USA Israele.

Questo non poteva essere tollerato dalla elite di potere USA che vede nell’Iran il nemico principale che ha osato contrastare il dominio imperiale statunitense nella regione.
La strategia americana è stata quella di appoggiarsi ai paesi arabi sunniti, come l’Arabia Saudita, le monarchie del Golfo, incluso l’Egitto e la Giordania, per contrastare l’influenza dell’Iran nella regione.

All’inizio degli anni ’80, in un contesto in cui il regime israeliano si stava espandendo e i paesi del Golfo stringevano sempre di più le loro relazioni con l’impero americano, emersero gruppi contrari alla colonizzazione sionista. Tra questi Hezbollah, nel sud del Libano, autoproclamato “resistenza islamica” per l’occupazione israeliana che quasi aveva raggiunto Beirut e il movimento Hezbollah fu in grado di espellere gli israeliani dal territorio libanese (tranne le fattorie di Shebaa) il 25 maggio 2000.

Gli Stati Uniti e Israele, attraverso i grandi media che controllano, hanmo instaurato l’idea che Hezbollah appartenga all’Iran, precedentemente demonizzato, come un burattino che dipende dagli ordini di Teheran, ignorando che Hezbollah è un movimento di resistenza libanese che si è autoorganizzato in forma sociale e militare. La diffamazione di Hezbollah come movimento terroristico era diretta a sottrarre valore e una propria identità al movimento libanese.

La stessa forma di demonizzazione è stata intrapresa contro il governo di Bashar Al Assad quando questo paese ha rifiutato di piegarsi alle direttive degli USA.
La verità è che l’Iran si è dimostrato soltanto un prezioso alleato di queste forze regionali che hanno saputo lavorare insieme creando “l’asse della resistenza” che gli USA, Israele e l’Arabia Saudita non sono riusciti a scardinare.

Forza di al-Quds iraniana

Questi movimenti sono tutti denominati dagli Stati Uniti e da Israele come “terroristi”. Il nemico qualifica come tali tutti coloro che difendono la loro terra natale dalle aggressioni dell’Impero USA-Sionista. Questo perchè difendono le loro risorse dal saccheggio degli USA e per essere questi un ostacolo ai loro interessi spuri. Al contrario l’Impero USA -Sionista utilizza come mercenari le organizzazioni terroriste jihadiste per destabilizzare i paesi che non si piegano al dominio neocoloniale, come la Siria, lo Yemen, l’Iraq sciita e, con i suoi media, denomina i mercenari come “ribelli democratici”, in una totale inversione dei significati.

Questa situazione non è lontana da noi in America Latina, con la differenza che, invece di bombardare, mettono al potere e dispongono di presidenti fantoccio a loro piacimento. In questo contesto è bene ricordare una frase di Simón Bolivar che descrive adeguatamente lo scenario: “Il velo è stato strappato; abbiamo già visto la luce e vogliamo tornare alle tenebre; le catene sono state rotte; Siamo già stati liberi e i nostri nemici fingono di schiavizzarci di nuovo. “

Combattenti di Hezbollah in Iraq

Quello che l’impero non perdonerà all’Iran (o alla rivoluzione islamica) è il fatto di aver piantato il seme della resistenza dei popoli nell’area.

L’Iran islamico si dedicava ad aiutare quelle comunità che avevano bisogno di una mano per dare loro una chance nel liberarsi dallla dominazione neocoloniale e quindi ha esportato il suo modello di resistenza anche al di fuori dell’area regionale. Nel tempo si è riusciti ad organizzare un modello di gestione delle forze da opporre all’imperialismo USA-Sionista che arrivava per occupare la loro terra e saccheggiare le loro risorse in un assalto militare senza precedenti.
Quel seme della resistenza è divenuto un albero in Siria, Libano, Palestina, Iraq e Yemen.

I frutti che diedero furono Issam Zahreldine in Siria, Imad Mughniye in Libano, Ahmad Yassin in Palestina, Abu Mahdi al Muhandis in Iraq, Abdulmalik al Houthi in Yemen e Qassem Soleimani in Iran.

Nel solo modo che loro avevano per vendicarsi, gli Stati Uniti hanno cercato di tagliare quei frutti. Tuttavia quello che non puoi fare in una regione angustiata e oppressa è strappare l’albero dalle sue radici. Le radici rimangono e portano a germogliare altri alberi e questi sono destinati a divenire una foresta che cresce e si fortifica.

Quello che gli altri non dicono

© 2023 · controinformazione.info · site by madidus