Netanyahu si lamenta: ” adesso non potremo più condurre attacchi aerei contro la Siria”
Dopo le notizie circa l’arrivo di massicce forze militari russe in Siria, Netanyahu si è recato frettolosamente in visita a Mosca in un tentativo di conoscere di prima mano quali siano le intenzioni russe e verificare quale fosse il livello di impegno russo nella difesa dello spazio aereo della Siria , in particolare dopo le informazioni apparse sui media israeliani che concordano nell’indicare che la Russia avrebbe consegnato alla Siria i missili antiaerei SA-22 Pantshir ed S-1 ed anche i missili S-300 che potrebebro essere stati già posizionati nella provincia di Latakia, dove si concentra la maggior parte degli equipaggiamenti e dei consiglieri militari russi.
Fonti israeliane hanno segnalato che il governo di Tel Aviv si vedrà adesso molto più limitato nelle sue operazioni in Siria per causa dello spiegamento russo, non soltanto per la presenza di militari e tecnici russi ma anche per l’esistenza di aerei caccia intercettori (Sukhoj Su- 30SM e SU-24M) e missili antiaerei molto più potenti a disposizione delle forze siriane. Vedi: L’opzione russa sulla Siria
Gli israeliani temono la possibilità di “frizioni” o scontri non desiderati con aerei da guerra o personale militare russo. Le stesse fonti indicano che non sembra che Israele possa più, a partire da adesso, portare acompimento attacchi aerei nell’area di Damasco (come fatto fino ad ora più volte) per timore che questi vengano interpretati dalla Russia come un attacco contro la sovranità della Siria o del presidente Bashar al-Assad.
L’aspetto di voler attaccare i “trasferimenti di armi dalla Siria ad Hezbollah” (l’abituale pretesto per le incursioni aeree di Israele) risulterebbe anche quello problematico, visto che un attacco al territorio libanese genererebbe una risposta di Hezbollah e potrebbe trascinare la regione in un conflitto.
In questo modo la situazione nella frontiera nord di Israele si è “trasformata in una questione più complessa”, ha segnalato Netanyahu. Lo stesso Natanyahu ha indicato che, “negli anni recenti, ed in specie nei mesi passati, l’Iran e la Siria hanno fornito ad Hezbollah armi sofisticate dirette contro di noi”, ha affermato tuttavia che adesso la capacità di Israele di portare a compimento incursioni contro Hezbollah e contro la Siria è diventata molto minore.
La frustrazione di Israele, con la nuova situazione determinata dall’intervento russo, diventa sempre più evidente, specialmente per il fatto che l’entità sionista non può fare realmente nulla per impedire lo spiegamento delle forze russe a sostegno della Siria e tanto meno di quelle iraniane.
L’unico risultato della visita in Israele del leader israeliano a Mosca è stata la creazione di una linea telefonica “calda” tra Mosca e Tel Aviv per evitare incidenti ma non ci sarà un coordinamento militare tra le due parti visto che nessuna delle due desidera che l’altra conosca in anticipo le proprie intenzioni.
Nota: Israele, con l’intervento diretto della Russia, si vede bloccare il progetto di disintegrazione della Siria che gli strateghi israeliani avevano pianificato da tempo e per cui avevano ottenuto il via libera da Washington con la creazione dei gruppi terroristi che sono stati infiltrati in Siria (dalla Turchia e dalla Giordania) per rovesciare il governo di Al-Assad.
L’appoggio militare ed il sostegno che Israele e gli USA hanno fornito ai gruppi terroristi – in particolare Israele aveva sostenuto e fornito armi ed assistenza al gruppo di Al-Nusra, – non è servito a facilitare il piano anzi, con il pericolo di una espansione dell’ISIS, si è determinato l’intervento diretto e massiccio della Russia.
Ancora una volta Putin ha scompigliato i piani degli USA ed Israele, alleato di ferro e socio di Washington, è rimasto vittima delle sue stesse macchinazioni. L’intervento russo cambia lo scenario non soltanto in Siria ma nell’intero Medio Oriente.
Fonte: Al Manar
Traduzione e nota: Luciano Lago
Nella foto in alto: Aerei russi Mig 31 arrivano nei cieli siriani
Nella foto al centro: Netanyahu visita in un ospedale israeliano uno dei terroristi di Al Nusra che Israele assiste e ricovera nelle proprie strutture