Mondiali in Qatar: il fallimento dell'”egemonia culturale” occidentale.

di Laila Nicola
Le immagini e i video pubblicati dai media israeliani dal Qatar hanno recentemente mostrato la vera visione dei popoli arabi sull’occupazione della Palestina e la loro non accettazione della narrativa prevalente secondo cui gli israeliani sono stati accettati negli Stati del Golfo dopo la firma degli accordi di “normalizzazione”.
Dopo che sono state pubblicate le immagini e i resoconti pubblicati dei media israeliani dal Qatar si è sfatata la narrazione di comodo dei media occidentali sul preteso cambio di atteggiamento dei popoli arabi in merito ad Israele ed alla questione palestinese.
Questi rapporti hanno recentemente mostrato quale sia la vera visione dei popoli arabi sull’occupazione della Palestina e la loro non accettazione della narrativa prevalente secondo cui gli israeliani sono ora accettati nei paesi del Golfo dopo il firma degli accordi di “normalizzazione”, e i media hanno abbandonato tutte le narrazioni che parlano degli ” arabi che non trovano più un nemico in Israele, ma piuttosto un alleato contro l’Iran.
Queste scene, oltre a una serie di sondaggi d’opinione che indicavano che gli accordi di normalizzazione e tutto lo sforzo mediatico e pubblicitario e l’esborso di ingenti fondi, non potevano vincere la guerra delle idee che si sta svolgendo oggi nel mondo intero e in Medio Oriente.
La guerra delle idee e delle ideologie oggi imperante viene definita “soft power” e i teorici americani la interpretano come “la tentazione dei cuori e delle menti”, cioè la ricerca dell’”egemonia culturale”, di cui il pensatore di sinistra Antonio Gramsci, aveva parlato tra la fine del IX e l’inizio del XX secolo, quando riteneva che ogni classe dirigente si basasse non solo sul controllo materiale, coercitivo e politico della società governata, ma anche sul dominio intellettuale, cioè sulla penetrazione nella società e sull’influenza intellettuale, imponendo il proprio sistema di valori, quadro intellettuale, ideali e standard di giusto e sbagliato, che aiuta a rendere il suo controllo più lungo, più lungo e più efficace.
Gramsci raggiunse un’importante conclusione quando scrisse che l’egemonia culturale è necessaria per il successo di un potere, e per qualsiasi classe sociale che vuole controllare e garantire il potere e la leadership per stabilire l’egemonia culturale sugli altri, poiché gli esperimenti dimostrano che la superiorità di un particolare gruppo sociale appare in due modi: attraverso il controllo e la sottomissione con la forza, e attraverso la leadership intellettuale, emotiva e di valore.
I mezzi delle guerre per il soft power variano, tra cui:
- Dibattiti intellettuali, che sono controversie in cui le parti avversarie presentano i loro argomenti, li supportano con prove e cercano di confutare il ragionamento e le conclusioni dell’altra parte.
- Guerre ideologiche, che sono una lotta di ampie visioni che di solito sono organizzate attorno a una credenza specifica.
L’esempio più comune di conflitto ideologico è la Guerra Fredda, che comprendeva la competizione politica, economica e militare tra gli Stati Uniti (liberalismo) e l’Unione Sovietica (comunismo), in cui trionfò il liberalismo, poiché questa vittoria era considerata la fine della storia di conflitto tra ideologie.
- Campagne mediatiche, che possono essere dirette o indirette, e mirano a convincere le masse di un certo punto di vista, seguite dall’intraprendere loro stesse determinate azioni richieste, come votare per un candidato specifico, partecipare a una manifestazione o altro.
Sulla base di quanto precede, troviamo che l’Occidente è sempre stato superiore nella guerra dei media e nelle molteplici guerre di idee, ma lo sviluppo tecnico e tecnologico e la diffusione dei mezzi di comunicazione che l’Occidente avrebbe dovuto utilizzare per commercializzare le sue idee e consolidare la sua egemonia si sono trasformati e l’Occidente si sta ritirando nella guerra delle idee in una serie di campi, e noi colpiamo alcuni esempi:

1– La guerra ucraina: sebbene la guerra mediatica tra la Russia e l’Occidente fosse ampiamente a favore di quest’ultimo, e la narrativa occidentale dominasse la visione dell’opinione pubblica mondiale sulla guerra russa in Ucraina, la Russia non si indebolì dall’interno, né la Russia l’opinione pubblica o addirittura l’oligarchia si rivoltano contro Putin per rovesciarlo, secondo quanto cercato dagli europei attraverso la loro capacità mediatica e molteplici pacchetti di sanzioni economiche.
2- La visione di “Israele” in Medio Oriente: oltre all’ostilità mostrata dai tifosi arabi nei confronti dei media israeliani ai Mondiali in Qatar, e il tassista che ha abbandonato i giornalisti dei media israeliani dopo averne saputo la nazionalità, e l’insistenza di arabi di tutte le nazionalità nell’affermare che che “non c’è Israele, ma la Palestina”… un’aggiunta Oltre a queste scene, i sondaggi di opinione pubblicati dal “Washington Institute” americano hanno mostrato che la maggioranza degli intervistati nei sette paesi inclusi nel sondaggio (Bahrein, Egitto, Giordania, Kuwait, Libano, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti) si sono opposti alla frase “consentire a coloro che desiderano stabilire relazioni commerciali o sportive con gli israeliani di farlo”.
Nello stesso sondaggio, la stragrande maggioranza ha affermato di considerare gli accordi di normalizzazione come “piuttosto negativi” o “molto negativi”.
Anche nei paesi che hanno firmato gli accordi, in particolare Bahrain ed Emirati Arabi Uniti, il sostegno di ampie minoranze è diminuito nel periodo successivo alla firma degli accordi.
Quindi, allora, sia che lo chiamiamo “soft power che mira a controllare i cuori e le menti, sia che lo chiamiamo egemonia culturale, l’obiettivo desiderato è controllare il mondo imponendo determinati valori che rendano desiderabile il proprietario di quei valori e la sua egemonia è richiesta non come egemonia ma come “ispirazione e valori universali benigni”. non è riuscito a fare di “Israele” uno stato che fosse “accettabile” per i popoli della regione.
(Nella foto in alto: il tripudio della squadra iraniana per la vittoria sul Galles)
Fonte: AL Mayadeen
Traduzione: Fadi Haddad