Matteo Salvini negli USA “arruolato” da Pompeo

di Luciano Lago
Il viaggio di Salvini negli Stati Uniti sicuramente è stato motivato, nelle intenzioni del leader della Lega, come un tentativo di realizzare un gioco di sponda e cercare l’appoggio di Washington in vista di uno scontro con le oligarchie di Bruxelles, dominate dal duo Berlino-Parigi.
Salvini ha valutato il contenzioso che l’Amministrazione di Trump ha in atto, in questa fase, con i governi di Germania e di Francia ed ha deciso di inserirsi nel gioco fra le grandi potenze. Si è capito da tempo che è in atto uno scontro tra i colossi USA e Germania non solo per questioni economiche ma anche per molto di più. Quello che risulta evidente è che è in atto uno scontro tra le élite nazional-globaliste (Trump, Bannon) ed élite liberal-globaliste (Merkel/Macron/Soros/) che porterà l’italia a collocarsi dove è sempre stata: in prima fina nell’appoggiare la prossima guerra imperialista israelo-americana nel Vicino Oriente (Iran).
L’Italia di Salvini/Conte rischia di fare il vaso di coccio in mezzo alle grandi peotenze: USA-Russia-Cina- Germania- India in uno scenario in rapido cambiamento degli assetti mondiali.
Il dubbio è se Salvini lo abbia capito oppure no, visto che si dichiarava amico di Putin e diceva di sentirsi a casa sua quando si trovava a Mosca. Tenere il piede in due scarpe, l’arte in cui l’Italia da sempre eccelle, oggi non è più possibile.
Importante quindi valutare da chi è stato ricevuto Salvini: da Mike Pompeo, segretario di Stato, ovvero il ministro degli esteri che guida la politica USA. E in effetti non si può non notare una logica evidente nel fatto che il ministro degli esteri della superpotenza dominante si affretti a ricevere un vice-presidente del consiglio e ministro degli Interni di un paese che da oltre 70 anni fa parte degli stretti alleati e vassalli di Washington.. Non è un caso che sia Pompeo, il mastino dell’amministrazione Trump, ad istruire un aspirante vicerè locale, di grandi prospettive in Patria ma superficiale e pasticcione in politica estera.
I dossier su cui presumibilmente Pompeo ha richiesto tassativamente l’assenso del Governo italiano sono tutti relativi alla politica internazionale, in particolare rapporti con la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, il riconoscimento del fantoccio Juan Guaidò in Venezuela, le manovre NATO contro la Russia in Ucraina e l’opposizione al gasdotto North Stream 2.

Queste richieste di rinnovata fedeltà atlantica sono in contraccambio di un appoggio di Washington alla politica anti UE di Salvini & company ma non è escluso che il leader leghista si sia impegnato a ridimensionare o a scaricare del tutto l’ala dei 5 Stelle che non è più gradita come lo era nei primi tempi a Washinton.
Il calcolo di Salvini è quello che, se le trattative con l’Unione Europea su manovra economica, patto di stabilità e procedura di infrazione, dovessero prendere un corso negativo, un sostegno USA e magari di Wall Street tutelerebbe il governo dagli attacchi speculativi dei mercati.