L’integralismo oscuro dell’Occidente

di Federico Zamboni

Sbatti il mostro in prima pagina… e incassa il più possibile. Vero o falso che sia, quel mostro, la strumentalizzazione è immediata, metodica, dilagante. Alimentata col massimo spiegamento di mezzi e finalizzata a raccogliere il massimo consenso, mescolando i concetti alle emozioni: il singolo avvenimento diventa lo spunto, o il pretesto, per una identificazione collettiva su vastissima scala, che ambisce a essere onnicomprensiva e permanente. NOI siamo stati aggrediti. NOI siamo i buoni. NOI abbiamo tutte le ragioni, ed è appunto per questo che i cattivi – quelli del momento e ogni altro che li ha preceduti o che li seguirà – non ne hanno nessuna.

Lo schema è lo stesso dell’Undici settembre, che del resto viene rievocato a destra e a manca dopo la strage di mercoledì scorso a Parigi. Ovviamente il parallelo del mainstream è declinato al positivo, incentrandolo sugli Stati e sui popoli che dalle due sponde dell’Atlantico si stringono accanto alle vittime di turno e alla loro nazione di appartenenza: nel 2001 gli USA, oggi la Francia. Allora la parola d’ordine, ossia lo slogan, fu «siamo tutti americani»; adesso si trasforma nel risonante «je suis Charlie». In entrambi i casi, però, il messaggio sotteso è quest’altro: «siamo tutti occidentali». E in quanto occidentali, dunque, tenuti a schierarci come un sol uomo a difesa dei valori dell’Occidente.

La strategia propagandistica è ad amplissimo raggio, e meriterebbe un’analisi dettagliata. A cominciare dall’inganno racchiuso, una volta di più, nel pronome “noi”, che mira a far credere che tutti quanti – dal ricco al povero, dal potente al suddito, dal privilegiato all’escluso – si sia compartecipi di un comune sentire, e di un medesimo intento. NOI: lo stesso modello economico, politico, sociale. NOI: la stessa civiltà.

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Prima che sui trucchi della comunicazione mediatica, però, bisogna concentrarsi su un inganno ancora più subdolo, che dovrebbe balzare all’occhio e che invece, grazie a una colossale e incessante opera di manipolazione, rimane nell’ombra. Questo inganno, decisivo, consiste nel contrapporre l’Occidente liberale sia alle ideologie di stampo novecentesco, sia agli integralismi di matrice religiosa. Mentre l’Occidente liberale sarebbe aperto a ogni punto di vista e disponibile a dare spazio a qualunque iniziativa (purché portati avanti nel rispetto delle leggi vigenti e dei cosiddetti “diritti universali”), le nazioni o i gruppi che si richiamano a identità prestabilite e inderogabili tendono fatalmente a conculcare le libertà altrui, degenerando in violenze più o meno gravi ma comunque oppressive e sempre pronte a un’escalation cruenta.

L’Occidente come baluardo della democrazia e paladino delle migliori qualità umane. I suoi nemici, al contrario, come una massa di fanatici oscurantisti e sanguinari. L’Occidente che ricorre alla guerra solo per preservare o diffondere i suoi nobili ideali, anche se poi, in questo slancio filantropico, non esita a seminare morte e distruzione ai quattro angoli del mondo. I suoi nemici che sono puntualmente demonizzati come estremisti e terroristi, anche quando si tratti di Stati sovrani e di governi eletti a seguito di regolari elezioni.

La falsificazione è enorme. Non tanto nella parte in cui si stigmatizzano le colpe dei propri avversari, che peraltro andrebbero valutate caso per caso, ma in quella in cui ci si auto attribuisce una natura totalmente diversa. L’Occidente nega l’evidenza: il suo è un sistema costruito intorno a dei dogmi precisi e inviolabili, che in apparenza concedono ampi margini di autonomia sia individuale che associativa ma che in realtà lo fanno solo a patto che quelle divergenze si mantengano entro limiti accettabili, ossia senza interferire con gli interessi delle oligarchie che detengono il potere.

Quando l’Occidente rivendica il merito di essere “più evoluto” l’affermazione è tutta da interpretare, e come al solito viene sbandierata allo scopo di occultarne le implicazioni negative. Quella maggiore “evoluzione”, infatti, non riguarda affatto un superiore e sostanziale rispetto dei cittadini e delle loro esigenze, bensì le tecniche di condizionamento con cui essi vengono asserviti, per non dire schiavizzati. In questo senso è vero: l’Occidente ha capito da tempo che la sopraffazione si esercita più agevolmente nascondendola dietro i veli di una società pseudo democratica, pseudo egualitaria, pseudo etica. Anziché tiranneggiare la popolazione attraverso una dittatura politica, che risulterebbe troppo palese, la si ingabbia in un assetto economico che impone le sue regole e le modifica a piacimento, spacciando il liberismo come una sorta di scienza naturale e appellandosi alle necessità oggettive della competizione globale.

Parafrasando il detto latino, “verba volant, soldi manent”.

E se di tanto in tanto non basta fare orecchie da mercante, per vanificare le istanze dei dissidenti interni o dei disallineati stranieri, si passa ai livelli successivi di coercizione. Leggi speciali come quelle dei cosiddetti Anni di piombo qui in Italia o come il Patriot Act negli USA del dopo Undici settembre. Aggressioni militari come quelle contro la Serbia, contro l’Afghanistan, contro l’Iraq, contro la Libia, e via bombardando, uccidendo, devastando.

LORO, sono i buoni.

Fonte: Il Ribelle

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