L’Industria Petrolifera britannica vicina al collasso per causa del crollo dei prezzi del greggio
Secondo le informazioni trasmesse dell’apparato mediatico filo atlantista, l’economia della Federazione Russa sta “sprofondando” per il crollo dei prezzi del greggio.
Tuttavia si omette di raccontare che, questa guerra economica lanciata dagli USA e dai suoi alleati (le petromonarchie del Golfo) contro la Russia, il Venezuela e l’Iran, sta portando all’affossamento ed alla bancarotta di importanti “corporations” degli stessi paesi occidentali, con la perdita di migliaia di posti di lavoro, grazie alla aggressiva politica lanciata dagli Obama, con il fedele Cameron e con la complicità degli sceicchi sauditi. I lavoratori britannici del settore petrolifero sapranno chi ringraziare.
Segue dal The Telegraph:
L’Industria Petrolifera britannica vicina al collasso per causa del crollo dei prezzi del greggio
E’ l’allarme lanciato da Robin Allan, presidente di Brindex, l’associazione britannica degli esploratori indipendenti. A rischio 15 mila posti di lavoro.
Industria petrolifera del Mare del Nord soffre sempre di più il calo del greggio
NEW YORK (WSI) – Il crollo del prezzo del petrolio sta mettendo in ginocchio l’industria petrolifera del Mare del Nord, che è molto vicina al collasso.
E’ l’allarme lanciato da Robin Allan, presidente di Brindex, l’associazione britannica degli esploratori indipendenti, ossia delle piccole compagnie petrolifere inglesi, secondo cui con i prezzi del greggio sotto i 60 dollari al barile, per i gruppi del settore è diventato impossibile estrarre petrolio con profitto dai pozzi del Mare del Nord.
L’allarme arriva all’indomani della pubblicazione da parte del Telegraph della notizia secondo la quale circa 55 miliardi dollari di sterline di investimenti nel Mare del Nord e l’Europa rischiano di saltare a causa della flessione dei prezzi delle quotazioni dell’oro nero.
Sulla stessa linea anche Sir Ian Wood, altro esperto britannico del settore, che in risposta all’allarme lanciato da Allen ha paventato anche il rischio che, per limitare le perdite, le aziende debbano licenziare fino a 15 mila dipendenti, chiudere gli impianti più vecchi e meno redditizi e rinviare nuovi progetti esplorativi.
A questo proposito va ricordato che, le preoccupazioni sulla capacità dei big petroliferi del Mare del Nord di sopportare la crisi attuale sono aumentate dopo che a fine novembre, l’Opec ha deciso di mantenere la produzione al ritmo attuale di 30 milioni di barili al giorno. Ciò ha accelerato la corsa la ribasso del greggio, che da giugno riporta una flessione del 45 per cento circa. (mt)
Fonte: The Telegraph
Tratto da Wall Street Italia