Le minacce contro l’Italia dalla oligarchia di Bruxelles e dai suoi tirapiedi
di Luciano Lago
“Se non andrà avanti con le riforme (quelle volute dalla Troika), per l’Italia ci saranno conseguenze spiacevoli”……..lo aveva detto qualche giorno fa Jean C. Juncker , nel corso di una intervista ad un quotidiano tedesco.
“Dopo di me la Troika” … ha detto Renzi con aperta minaccia rivolta ai dissidenti del suo partito che ostacolavano a suon di emendamenti il percorso delle leggi che il fiorentino si è impegnato con Bruxelles a far approvare a spron battuto, mentre la Boschi con il suo faccino angelico ha ripetuto “Avanti, c’è un paese da cambiare….”
Delle minacce e degli avvertimenti di Junker, il fiduciario conclamato delle grandi multinazionali e delle banche, bisogna tenere conto perchè sono un preciso avvertimento del prossimo ed imminente attacco finanziario che si sta preparando contro l’Italia, che in molti avevano preannunciato.
Degli “avvertimenti” di Renzi di dover lasciare campo libero al commissariamento della Troika, trattandosi di una minaccia che proviene da lui che è lo stesso l’uomo che (di quella Troika) è il fiduciario e che da quella ha avuto il posto assegnato per fare esattamente tutto quello che viene imposto all’Italia dalle centrali finanziarie, ci sarebbe da ridere per l’ambiguità e la capacità del personaggio di costruire i suoi giochi di prestigio.
In realtà la situazione dell’Italia è talmente drammatica che toglie ogni velleità di ridere.
I dati economici pubblicati in questi giorni parlano chiaro: il debito pubblico italiano è salito ad Ottobre a quota 2.157 miliardi (137% del PIL) e le entrate tributarie sono scese del del 2,7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Tanto che lo stesso Visco, della Banca d’Italia, ha lanciato l’allarme. Vedi : Allarme PIL
I responsabili di governo e gli esponenti politici del PD, per far passare il loro pacchetto neoliberista di misure su lavoro e legge di stabilità, vorrebbero trasmettere l’idea che, tagliare la spesa pubblica (spese sociali, sanità, pensioni, ecc.) ed aumentando le imposte, queste sarebbero misure di “sacrifici” necessari per ridurre il mostro del debito pubblico. Vedi: Ma quant’è il debito pubblico italiano? L’FMI smentisce il governo Renzi
La realtà si incarica di smentire regolarmente le affermazioni e le previsioni di questi personaggi, tirapiedi delle centrali finanziarie di Bruxelles : il taglio della spesa pubblica riduce il reddito dei cittadini (come si è visto), il circuito dell’economia privata (commercio e servizi) viene alimentato sempre meno, di conseguenza diminuisce la platea dei contribuenti sia per la caduta del potere d’acquisto che si traduce in bassi consumi, sia per effetto della disoccupazione conseguente alla chiusura di decine di migliaia di imprese strette tra la morsa fiscale, quella del credito ed il crollo del mercato.
Lo Stato è comunque sempre costretto nella folle rincorsa di dover richiedere una moneta straniera in prestito (l’euro) dietro interessi per fare fronte alle sue necessità di cassa e a dover ricorrere ad una tassazione spropositata per mantenere il costoso apparato pubblico, incluso i lauti stipendi di decine di migliaia di euro al mese per gli appartenenti alla casta politica, ai super commissis di Stato, ai funzionari degli organi Statali, ai dirigenti degli Enti pubblici e delle società pubbliche partecipate, nonchè ai pensionati d’oro come Giuliano Amato o l’ex presidente dell’INPS Mastrapasqua.
Con Il calo del gettito fiscale lo Stato non avrà altra scelta che aumentare ancora le imposte (vedi i provvedimenti della manovra di stabilità di Renzi), l’IVA al 25% nonchè tutta una serie di aumenti e questo produrrà inevitabilmente un ulteriore contrazione dell’economia, con minori consumi e meno vendite di beni e servizi, minor gettito IVA, maggiore disoccupazione, maggiori spese per sostenere i senza lavoro (cassa integrazione per chi la può ottenerla). In pratica un cane che si morde la coda.
Peccato che, come a conoscenza di chiunque abbia studiato un pò economia, la corda non si può tendere oltre un certo limite, visto che esiste la famosa teoria della curva di Laffer la quale attesta che, nel campo fiscale, superato un certo limite massimo (il punto T) cui corrisponde il gettito massimo ottenibile dalle imposte, all’aumentare ulteriore dell’aliquota di imposta, si riducono gli incassi per lo Stato.
Detto nelle parole povere della saggezza contadina: se tendi troppo il laccio intorno al collo della gallina, questa crepa e non ti darà più uova.
Esattamente la situazione in cui siamo in italia dopo il pagamento di imposte sulla casa aumentate di circa il 236% in 3 anni (secondo la CGIA di Mestre), che hanno stroncato il mercato immobiliare e l’indotto esistente dei tanti settori che si basano sulla casa (dai materiali di costruzione, agli infissi, alle piastrelle, ai sanitari, alle rubinetterie, ai mobili, ecc.). Idem per il settore auto, per quello della meccanica, del piccolo commercio, dell’artigianato, dell’allevamento, dell’agricoltura, ecc…
Vedi: Sulla casa un salasso senza fine: un aumento di tasse fino al 236%
Proseguendo con questa folle dinamica ecomica imposta all’Italia dalle centrali di Bruxelles e Francoforte e fatta ottusamente propria dai politici al governo, tirapiedi delle stesse centrali finanziarie, l’economia italiana si trova ormai irrimediabilmente invischiata nella spirale dell’aumento del debito , deflazione, tagli alla spesa ed aumento imposte, incamminata quindi verso la propria auto distruzione e le conseguenti ricadute di macelleria sociale e possibili (speriamo) rivolte dei ceti popolari ridotti allo stremo.
Questo spiega le minacce proferite dai personaggi dell’oligarchia europea: un avvertimento in stile mafioso, di quella mafia che è ben più potente di “cosa nostra” o dell’Indrangheta nostrana, la possente mafia delle centrali finanziarie che si muovono per opera della cupola di potere che ha preso piede in Europa.
Conoscendo il servilismo dei nostri politici, ricattati ed pressati da Bruxelles, questi ci diranno presto che sarà urgente aprire una nuova fase di privatizzazioni dei beni pubblici e delle aziende pubbliche per abbattere il debito (l”‘Europa ce lo chiede” ,ci racconteranno): sarà la loro ulteriore obbedienza ad un altro diktat delle centrali finanziarie, ansiose di mettere le mani sul patrimonio pubblico italiano e fare affari (come già avvenne nel ’92 dopo “mani pulite”). Anche questi provvedimenti di privatizzazione (leggi svendita del patrimonio pubblico) serviranno bene la speculazione delle grandi corporations estere ma avranno un effetto deleterio sull’economia nazionale e sui beni pubblici che saranno svenduti all’estero come avviene di solito dopo una guerra persa. Precisamente la guerra finanziaria in cui è stato trascinato il nostro paese da quando è entrato alla mercè dell’oligarchia di Bruxelles nel sistema dell’euro con la vergognosa cessione di ogni sovranità nazionale.
Assistiamo in pratica ad una politica che rappresenta una forma di auto cannibalizzazione dello Stato italiano che, una volta portato al limite estremo del default, avrà come unica via di uscita quella dell’uscita dall’euro sistema , quando sarà ormai tardi ed i buoi saranno fuggiti dalle stalle.
Qualcuno un domani, speriamo, sarà chiamato a risponderne.