Le forze turche si leccano le ferite dopo gli attacchi aerei che hanno colpito la loro base in Libia

Dopo una breve pausa, lo scontro militare tra l’esercito nazionale libico (Haftar) appoggiato principalmente dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti e il governo di accordo nazionale (Serraj) appoggiato dalla Turchia è di nuovo entrato in una fase aperta.
Il 5 luglio, aerei dell’esercito nazionale libico hanno condotto nove attacchi aerei puntuali sulla base aerea al-Watiya realizzata dalla Turchia nella Libia occidentale. Secondo l’LNA, gli attacchi hanno distrutto un sistema di difesa aerea Hawk, diversi radar e un sistema di guerra elettronica KORAL. Il sistema Hawk e altre attrezzature furono schierati alla base dai militari turchi all’inizio di luglio.
I media statali turchi hanno confermato l’incidente affermando che gli attacchi “hanno colpito alcune delle attrezzature della base, che erano state recentemente introdotte per rafforzare la base, incluso un sistema di difesa aerea”. Fonti pro-turche affermarono che gli attacchi aerei non sono stati eseguiti dall’LNA, ma piuttosto dall’aeronautica egiziana o dall’aviazione degli Emirati Arabi Uniti. Secondo loro, gli aerei da guerra sono decollati dalla base aerea egiziana Sidi Barrani. Tuttavia, secondo l’LNA, gli attacchi sono stati eseguiti dai suoi aerei schierato in Libia. Commentando la situazione, il GNA ha affermato che avrebbe risposto al “posto giusto e al momento giusto”.
Mentre il GNA in realtà non ha risorse per condurre attacchi aerei estesi in profondità nel territorio controllato dall’LNA, Ankara dovrà rispondere a questo attacco in qualche modo se vuole davvero dimostrare che la Turchia è impegnata a raggiungere una vittoria militare (o a almeno una parziale vittoria militare) nel conflitto in Libia.
Almeno 5.250 militanti siriani su 15.300 schierati originariamente in Libia sono tornati in Siria, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra. Il SOHR ha affermato che 300 bambini soldato siriani stanno ancora combattendo in Libia. Tutti hanno un’età compresa tra i 14 e i 18 anni. Molti di loro sono stati reclutati dalla divisione al-Sultan Murad, sostenuta dalla Turchia. È interessante notare che i numeri forniti dal SOHR si adattano per lo più ad altre fonti che sostengono che circa 10.000 militanti siriani appoggiati dalla Turchia sono attualmente schierati in Libia.

Pertanto, apparentemente Ankara è destinata a continuare le sue operazioni offensive da parte del GNA e dei gruppi di mercenari siriani nelle campagne di Sirte. Questa città portuale strategica è ora la priorità principale delle forze a guida turca.
D’altra parte, se la Turchia continua a intensificare il conflitto, potrebbe costringere l’Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, i principali sostenitori dell’LNA, nel fornire supporto militare diretto all’LNA e intervenire direttamente nel conflitto. In questo caso, la “guerra civile” libica si trasformerà ufficialmente in una guerra tra Turchia e blocco Egitto-Emirati-Arabi Uniti.
Fonte: South Front
Traduzione: Gerard Trousson
E’ da parecchio che Erdogan se la va a cercare …… d’altronde chi semina vento raccoglie tempesta …
È più probabile che l’attacco sia stato opera dei francesi in risposta alla umiliante provocazione subita dalle navi turche nel famoso episodio
Se quello che dice il sig. Farouq è vero allora mi viene da ridere….un paese Nato che attacca un alleato Nato….siam messi bene va’….
Il Neo Sultano Erdocan è alla frutta, gli son rimasti giusto i bambini da arruolare.
L’Egitto ha appena concluso un accordo con la Russia per l’acquisto di 500 carri armati, dopo aver acquistato un certo numero di Sukhoi 35, tanto per mettere in chiaro con i turchi che se provavano a ripristinare un regime filo ammercano dei fratelli musulmani al Cairo magari su input dei Clinton-Obama avrebbe preso molte legnate.
In Egitto ci sono molti interessi russi e sopratutto dei cinesi, che attraverso Iran, Irak, Siria e Libano ormai puntano sul Mediterraneo, e le manovre del moribondo regime turco ormai circondato dal blocco sciita a sud e dalla ripresa russo-ortodossa a nord, con il contemporaneo declino di una NATO in dissoluzione, il quale cerca uno sfogo verso sud ovest in direzione della Tripolitania per non soffocare, sono inutili.
Anzi in Turchia ci sono un 30% di sciiti e molti armeni criptocristiani, Russia e Iran potrebbero cominciare a pensare su come spartirsela.