L’ACCORDO FRA RUSSIA E TURCHIA PER IL GAS POTREBBE SALVARE L’EUROPA E IL MONDO

Di Joaquin Flores*

Il nuovo accordo tra Russia e Turchia per il gas è molto di più di quello che sembra. Sostanzialmente consiste nell’impedire una prossima guerra mondiale. E potrebbe anche rappresentare il culmine degli sforzi russi, cinesi e iraniani di riallineare l’intero spazio che va dal Mare Adriatico all’India. Ciò ha implicazioni non solo per l’UE, la Bulgaria e la Turchia, ma anche per Siria, Egitto, Israele, Iran, Cina e gran parte dell’America Latina. I suoi effetti sono di portata molto vasta e comprendono guerre valutarie e alleanze militari. Perciò questo evento potrebbe essere di portata storica.

Cominciamo dalla realtà così come è stata presentata: il primo dicembre la Russia ha dichiarato di rinunciare al progetto del South Stream, in quanto l’UE aveva deciso che non lo voleva. Si può dire che l’UE non lo voleva perché vi ha posto troppi ostacoli, principalmente riguardo a due fattori. Il primo fattore era posto dal Terzo Pacchetto Energetico (TEP), approvato dall’UE nel 2009, quando il South Stream era già stato proposto da due anni e un accordo provvisorio era già stato scritto. Il fatto che il cambiamento delle condizioni sia successivo significa che la Russia non ha annullato alcun impegno né morale né legale. La Russia non si tira mai indietro dagli accordi presi.

Il secondo fattore è che la Bulgaria ha subito pressioni straordinarie per conformarsi ai diktat europei. Putin ha ben compreso che la Bulgaria è stata riluttante a piegarsi all’EU, e questo ha implicazioni diplomatiche che vedremo dopo. Allo stesso tempo, il popolo bulgaro ritiene il suo governo responsabile del fallimento del South Stream, dell’occasione mancata ora colta dall’accordo russo-turco. Anche di questo ci occuperemo dopo.

Molte agenzie di stampa internazionali hanno semplicemente titolato che Putin aveva cancellato il South Stream. Alcuni analisti lo interpretavano come un segno di debolezza, altri di forza. Tutto sommato possiamo dire che è stato un segno di forza, per 3 ragioni.

La prima è che la dichiarazione è stata fatta da Putin in persona, al momento da lui scelto e con parole scelte con cura:
“Tenendo a mente che non abbiamo ancora ricevuto il permesso della Bulgaria, crediamo che in tali condizioni la Russia non possa continuare questo progetto. Se l’Europa non vuole realizzarlo, non sarà realizzato. Dirigeremo il flusso di energia verso altre regioni del mondo.”

Nella prima frase Putin usa le espressioni “non ancora” e “in tali condizioni”, cioè non preclude altre possibilità. Nella seconda frase, usa la parola “se”. Non “visto che” o “poiché”, lasciando ancora spazio a sviluppi diversi. Le dichiarazioni ufficiali russe sono quasi sempre messaggi a molti livelli.

La seconda ragione è che Putin era stato ad Ankara, dove aveva raggiunto un accordo con Erdogan per aumentare il volume del gasdotto Blue Stream e per costruire un nuovo gasdotto verso la Turchia. E’ importante sottolineare che, se l’oggetto dell’incontro fosse stato solo il gas, l’accordo avrebbe potuto essere fatto tra i rispettivi dirigenti delle aziende energetiche. Al contrario restano da concordare proprio alcuni termini come il prezzo del gas, ma la Turchia ha permesso alla Russia di fare un annuncio importante in un momento cruciale. L’incontro ha avuto quindi un importante significato politico. Inoltre la Russia ha annunciato un accordo da oltre 40 miliardi di dollari per la fornitura di gas all’India, oltre all’impegno a costruire impianti nucleari. E’ interessante che India e Russia avessero pianificato con mesi di anticipo di fare questo annuncio a dicembre, cosa che confermerebbe la “natura strategica” dell’annuncio di Putin in Turchia.

La terza ragione è che questo progetto elimina alcuni progetti alternativi che la Bulgaria e l’UE pensavano di poter risuscitare in caso la Russia si fosse ritirata dal South Stream. Forse intendevano addirittura far costruire alla Russia il gasdotto fino al Mar Nero, per poi ritirarsi alla fine con grande danno della Russia. Ora, dato che il nuovo progetto userà sia l’impianto di Russkaya, costruito per il South Stream, che le porzioni di gasdotto già posate al di fuori della Bulgaria, il probabile piano di USA e UE per far insabbiare la Russia in un progetto a vuoto è sventato. Se in effetti verrà costruito il gasdotto russo-turco, il lavoro russo effettuato finora non sarà stato perso.
Guardando alla cartina vediamo che questo gasdotto non è che una versione aggiornata del South Stream, semplicemente 150 km più a sud e attraverso la Turchia anziché la Bulgaria. Esso combina ora anche elementi del progetto Nabucco, perché prevede di attraversare Grecia e Macedonia verso la Serbia, oltre a riaprire la possibilità di un corridoio meridionale.

E’ evidente che Russia e Turchia hanno proposto di combinare i progetti South Stream e Nabucco. Effettivamente quest’idea era stata inizialmente proposta del dirigente dell’italiana ENI, Paolo Scaroni, e, sebbene rigettati, i piani per combinare i due progetti sono noti da diversi anni. Sarebbe interessante se, dopo tanti intrighi e acrimonia, venisse realizzato il piano di Scaroni, basato sulla cooperazione e la pace. Peraltro, il gasdotto trans-adriatico (TAP), variazione del progetto Nabucco, era una variazione anche del South Stream.

L’Iran voleva prendere parte al Nabucco (si era già offerto per questo nel 2009, trovando la ferma opposizione di Washington), e pare che ora ne avrà l’opportunità. Alla Russia il nuovo tracciato conviene, perché include Turchia, Grecia e Macedonia, e la Turchia beneficerà di uno sconto sul prezzo del gas.
Serbia, Austria e Ungheria non solo sono ancora coinvolte nel South Stream, ma Ungheria e Serbia hanno anche rigettato le sanzioni alla Russia. L’Ungheria ha perfino minacciato di lasciare l’UE per il South Stream, e si è rifiutata di farsi intrappolare da nuovi prestiti del FMI.

La Russia sta attualmente costruendo una struttura d’intelligence militare nella Serbia meridionale, vicino a Nish -area che sarà attraversata dal South Stream.

L’annuncio di Putin non era quindi rivolto a Serbia, Ungheria o Austria, tuttora coinvolte nel progetto. Era piuttosto indirizzato a una parte dell’establishment bulgaro: se non fatte subito mosse decise, resterete fuori dai giochi. Non dimentichiamo infatti che nei paesi slavi e in Medio Oriente affermare che un affare è saltato è una tattica che fa parte della contrattazione. La Bulgaria vuole il gasdotto, è stata l’UE a interferire con il processo elettorale che ha prodotto l’attuale governo. La Bulgaria è molto preoccupata anche perché le è stato detto che, una volta che il nuovo South Stream sarà terminato, verrà tagliata fuori anche dalla linea che passa per l’Ucraina.

L’annuncio di Putin era rivolto anche all’UE e, per estensione, agli USA. L’UE credeva che, dopo aver subìto il colpo di stato in Ucraina e le sanzioni, la Russia avrebbe continuato a sostenere i costi del progetto, ma lasciato all’Europa il controllo delle infrastrutture fisiche, gli introiti e altri aspetti cruciali. Putin ha smascherato il bluff.

In molti si domandano come mai l’Europa stia commettendo un errore così grande nell’imporre il TEP. Lo si può spiegare con le forti pressioni che gli USA esercitano sull’UE. Un fattore di tali pressioni spesso ignorato dagli analisti è l’America Latina. Gli investimenti europei in America Latina sono considerevoli, così come gli investimenti di questa in Europa sono in crescita. Gli USA sono quindi in condizioni di ricattare l’UE in quanto possono effettuare cambi di regime in America Latina, dove una parte dell’elite europea ha investito pesantemente. Questa porzione dell’elite non è convinta che i russi o i cinesi sarebbero in grado di proteggere i suoi investimenti, in caso di cambi di regime provocati dagli USA.

Un altro fattore che spiega l’errore dell’UE è che questa contava ancora sulla possibilità del cosiddetto Corridoio Meridionale: ovvero un gasdotto che avrebbe trasportato il gas egiziano e israeliano verso il Nabucco attraverso la Siria e la Turchia. Ciò spiega gli sforzi straordinari che gli USA hanno profuso per rovesciare il governo siriano.
La Turchia però può ora combinare il piano del Corridoio Meridionale con il nuovo South Stream russo-turco. In questo sta l’importanza strategica dell’accordo tra Russia e Turchia, con il riallineamento geopolitico che esso comporta.

Il successo di Assad, della Russia e dell’Iran nel respingere gli attacchi mercenari stranieri alla Siria (facilitato anche dalle divisioni tra sauditi, qatari e turchi) e il rimpiazzo di Morsi da parte di Sisi in Egitto, hanno aperto nuove prospettive. Le relazioni tra Iran e Turchia e tra Russia e Turchia sono migliorate; l’Egitto è in buoni rapporti con la Siria baatista di Assad, attraverso la quale passerà il gasdotto che si collegherà al nuovo South Stream.

Se Israele vorrà partecipare, forse dovrà sottostare ad alcune condizioni, che potrebbero essere: fine dell’offensiva contro la Siria e della retorica anti-iraniana, riconoscimento e spartizione dei profitti con la Palestina, a cui appartengono i giacimenti gasiferi al largo di Gaza. Israele dovrà ponderare bene la situazione, perché si sta trovando sempre più isolata e il progetto sionista potrebbe rivelarsi insostenibile. Alcuni hanno addirittura pensato di trasferire l’entità sionista in Ucraina occidentale, dalla quale, leggende bibliche a parte, molti israeliani di fatto storicamente provengono.

Tuttavia Israele potrebbe scegliere la strada della destabilizzazione e dei conflitti, e sicuramente l’Occidente farà tutto il possibile per separare gli interessi russi da quelli turchi.

Il conflitto in Ucraina potrebbe allargarsi a Bosnia e Serbia, che potrebbero riallinearsi alla Russia.
In tutto questo, il compito della Russia è chiaro: se la Bulgaria si sveglierà, la Russia dovrà aiutarla a ristrutturare i suoi organi di intelligence e polizia segreta. Dovrà anche dimostrare all’UE di poter proteggere gli investimenti europei in America Latina.
L’Europa deve rendersi conto che Russia e Turchia porteranno avanti i loro interessi nei Balcani con o senza l’UE. Non deve suicidarsi tagliandosi fuori dalle fonti di energia abbordabile in Russia e Medio Oriente per timore di perdere l’accesso ai mercati latino-americani.

Alcuni analisti interpretano i prezzi convenienti con i quali la Russia offre l’energia alla Cina, alla Turchia e all’India come un segno di debolezza. Altri capiscono invece che a Putin interessano di più le quote di mercato, dei prezzi. La Russia ragiona a lungo termine, dando più importanza alla stabilità che alle fluttuazioni stagionali. E’ impegnata a costruire un mondo multipolare che salverà il pianeta dall’impero statunitense, salverà l’Europa da se stessa, e permetterà la sovranità di regioni come i Balcani, il Medio Oriente, l’Africa, l’Asia e l’America Latina.

*Joaquin Flores, statunitense che vive a Belgrado, è analista a tempo pieno al “pensatoio” geopolico Centro di Studi Sincretici. (http://syncreticstudies.com/) E’ esperto di Europa orientale, Eurasia e Medio Oriente.
Fonti: Oriental Review         Oriental Review 2

Traduzione e sintesi: Anacronista

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