La stretta finale per l’Italia viene da Francoforte: prospettive di tagli e privatizzazioni per evitare il default
di Luciano Lago
Se qualcuno pensava che l’Italia avrebbe potuto evitare il commissariamento della Troika e cavarsela per il rotto della cuffia, adesso si deve ricredere, i nodi sono venuti al pettine e le chiacchiere del fiorentino e dei sostenitori dell’euro non bastano più a nascondere la dura realtà.
I fatti sono questi: con un debito del 138% del Pil ed una situazione di stagnazione e deflazione dell’economia, aggravata da riduzione degli introiti fiscali, questo inevitabilmente porta il “Bel Paese” verso l’avvitamento economico, diventa sicuro il default dell’Italia, a breve termine, si spiega quindi il declassamento del debito italiano operato da Standard & Poors lo scorso Venerdì, a livello di quasi spazzatura. Vedi: Il Telegraph: “L’Italia è al capolinea, dovrà uscire dall’Euro”
Per evitare il default si muoverà a giorni la Troika che verrà a breve a portare il suo “regalino di Natale” (o per la Befana ): il commissariamento del governo ed dei conti pubblici dello Stato italiano.
La BCE si prepara ad immettere un massiccio quantitativo di migliaia di milioni di euro sul mercato (si parla di un quantitativo tra 2/3000 miliardi) come misura straordinaria, nonostante l’opposizione della Germania, per contrastare la deflazione ed il ristagno delle economie di Italia e Francia in particolare. Farebbero saltare tutto il sistema dell’euro quindi bisogna evitarlo.
D’altra parte la Germania della Merkel si è opposta a qualsiasi tentativo di varare gli eurobonds che avrebbero tamponato il problema dei debiti accollando anche alle economie forti, una quota dei debiti dei paesi deboli (Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda) come dovrebbe avvenire in uno Stato Federale.
Ma l’Europa dell’euro non è uno Stato Federale ma soltanto una aggregazione raffazzonata di paesi dove ognuno rema contro gli interessi degli altri e dove l’economia più forte (quella tedesca ) si avvantaggia a spese degli altri paesi che non dispongono dell’arma della svalutazione, che sarebbe la cosa più normale (per i paesi che conservano la loro sovranità monetaria) per adeguare le proprie economie alle mutate condizioni (come hanno fatto gli altri paesi, ad esempio il Regno Unito ed il Giappone).
La dura opposizione della Merkel del suo ministro Wolfgang Shaeuble agli eurobonds hanno determinato questo impasse che minaccia di travolgere tutto il sistema euro.
D’alta parte, se non si vuole prendere una decisione di rilevare almeno una parte dei debiti da parte della BCE (per mezzo degli eurobonds), per l’Italia alla fine esiste solo l’alternativa fra l’abbandono dell’Eurozona e la ristrutturazione del debito. La maggior parte degli osservatori ritiene che l’euro non sopravviverebbe a uno shock del genere. Vedi: Munchau: saranno necessari massicci acquisti di titoli per salvare l’Italia dalla bancarotta.
Per allontanare il pericolo del default italiano, che produrrebbe la crisi dell’intero sistema e che farebbe tremare le poltrone dei massimi responsabili di Bruxelles, un default che metterebbe in pericolo i crediti delle banche estere ed i detentori dei titoli del Tesoro italiano, ecco che si predispongono misure straordinarie ove Mario Draghi farà la parte del leone e sarà lui, si prevede, a dettare le condizioni all’Italia.
In realtà era tutto già previsto da un pezzo e ci avevano anche avvisato economisti come Paul Kruman, Joseph Stiglitz o come Jacques Sapir, nonchè gli stessi italiani come Antonio M.Rinaldi, come il prof.Guarino, il prof. Claudio Borghi , ecc.. Ma i politici ed i media di regime hanno ridicolizzato le tesi degli economisti anti euro e li hanno classificati come populisti o “eversivi” (Napolitano).
Le condizioni che verranno imposte da Draghi e dalla Troika all’Italia sono quelle da “lacrime e sangue” che ben hanno conosciuto i greci: taglio degli stipendi dei dipendenti pubblici ed ulteriorore stretta sulle pensioni, taglio drastico alle spese della sanità pubblica, privatizzazione dei servizi e vendita delle aziende di Stato, in specie quelle che fanno gola agli investitori esteri (Finmeccanica, ENI, ENEL, ecc.).
Nessun governo potrebbe gestire una serie di provvedimenti così impopolari e sarà quindi più comodo per la classe politica italiana abdicare le posizioni di governo cedendo alla Troika il compito di impugnare il bisturi ed operare la macelleria sociale che ne deriverà.
Naturalmente gli esponenti politici si preparano l’alibi e quindi sono pronti a dare la colpa del disastro a “quelli che c’erano prima” e quelli che c’erano prima daranno la colpa a “quelli che sono venuti dopo”. Come sempre accade nessuno si prenderà le responsabilità ed i cittadini italiani lo prenderanno “in quel posto”, questa volta non avranno il paracadute.
Questo accadrà mentre i politici, i senatori (quelli a vita come Monti) ed i deputati, i gran commissis di Stato, i presidenti di Enti pubblici come INPS, INAIL, Autorità garanti, ecc. nonchè i membri delle Istituzioni come Corte Costituzionale, Consiglio di Stato, Corte dei Conti, Quirinale, CSM, ecc., possiamo scommettere che continueranno a percepire i loro ricchi emolumenti (i più alti d’Europa) di centinaia di migliaia di euro l’anno nonchè i trattamenti pensionistici da nababbi mentre i dipendenti pubblici si vedranno decurtare (si mormora del 30%) i loro salari e stipendi.
I dipendenti pubblici, tutti quelli che hanno fino ad oggi dato il loro voto ed appoggio ai partiti politici sostenitori dell’euro se la dovranno prendere con loro stessi e con la dabbenaggine della media dei cittadini italiani che hanno sempre creduto alle menzogne propinate dalle TV e dai giornali di regime che hanno fatto credere nel “futuro radioso” che aspettava tutti nel sistema dell’euro, hanno creduto ai Napolitano, grande entusiasta sostenitore dell’europa dell’euro, ai Renzi, ai Letta, ai Monti e prima di questi ai Prodi, ai D’Alema, ecc…
Tanti colpevoli ma nessun responsabile, tipico nella Storia di questo paese che aveva già conosciuto momenti altrettanto bui.