La strategia del terrore Wahhabi-Likudnik

di Pepe Escobar

Fonte : AsiaTimes

Traduzione di Luciano Lago

http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-03-201113.html

Il doppio attacco suicida contro l’ambasciata iraniana a Beirut- che ha causato la morte di per lo meno 23 morti e 170 feriti- è stato di fatto un attacco terroristico avvenuto il 19-11.  Se si guarda attraverso la numerologia, questo ricorda naturalmente l’11-9, e così la metastasi della guerra contro il terrore dichiarata da Washington – gestita in gran parte attraverso modalità abominevoli dall’ ”intelligence” saudita.

Nonostante questo non si può sperare che “l’Occidente” condanni questi avvenimenti come terrorismo. Guardate i titoli dei principali giornali: “Libano. Due esplosioni a Beirut , 23 morti…”   “Esplosioni all’ambasciata iraniana di Beirut”, Repubblica, “Esplosione a Beirut..” Corriere della sera, “Libano: Esplosione vicino ambasciata dell’Iran a Beirut..” La Stampa, ecc..

Tutto viene quasi normalizzato come “esplosioni” – come se si trattasse di ragazzacci che giocano con i petardi.  Che sia stato realizzato da una nebulosa brigata collegata ad al Quaeda o dai pistoleri al soldo del comandante delle spie saudite, Bandar bin Sultan (alias Bandar Bush), l’attacco terroristico di Beirut viene essenzialmente configurato come una importante provocazione orchestrata dai sauditi.  L’agenda generale saudita in Siria prevede anche che sia Hezbollah sia l’Iran vengano inchiodati dentro il Libano. Se questo succede, anche Israele ne guadagna. Una volta di più, questa è un’altra illustrazione grafica della casa dei Saud-likudnik in azione congiunta.

Si possono anche applicare le sottigliezze. La strategia di Bandar Bush, coordinata con i yihadisti, era quella virtuale di urlare ad alta voce che Hezbollah combattesse all’interno della Siria. Quando Hezbollah lo ha fatto, utilizzando soltanto alcune centinaia di combattenti, i yihadisti  se la sono rapidamente svignata dal campo di battaglia per mettere in atto “il piano B”; far volare a pezzi donne e bambini innocenti nelle strade del Libano.

Mentre gli Hezbollah accettano il combattimento, dovunque questo avvenga, la posizione di Teheran risulta più prudente. Non vuole affrontare direttamente i sauditi,- per lo meno adesso, in vista del cruciale negoziato a Ginevra poiché non ha assolutamente nulla da proporre eccetto il cambiamento di leadership.

Rispetto alla Siria, il pilastro principale della strategia di Bandar Bush è quello di trasformare il già “Esercito libero della Siria”(ELS)  in un esercito nazionale costituito da qualche cosa come 30.000 combattenti , fortemente armati, nella loro maggior parte forniti di armi dall’ “esercito del Islam”, che non corrisponde a nient’altro che un codice per “Jabhat-alNusra”, organizzazione collegata ad al Quaeda.  Il re  “Playstation” di Giordania, conosciuto anche come Abdalà,  collabora come fornitore di campi di addestramento nelle vicinanze della frontiera siriana. Succeda quello che succeda, una cosa è sicura: attendere che i pistoleri assoldati da Bandar Bush realizzino il maggior numero di attentati suicidi nel Libano ed in Siria.

L’asse sionista /wahabita/ salafita

Le così dette “Brigate Abdullah Azzan”, vincolate con al Quaeda (quelle che hanno rivendicato gli attentati di Beirut) esistono in teoria dal 2005, per aver collocato qualche bomba di quà e qualche altra di là.  Un tal Sijareddin Zreikat ha rivendicato la responsabilità dell’attentato terrorista di Beirut. In modo questa volta assai curioso: la rivendicazione è stata scoperta e tradotta in inglese da parte del sito di disinformazione israeliano che opera sul web (Ha’Haretz).

Un altro sito in più di disinformazione dell’ ”intelligence” israelita, “Debka file”, ha affermato che l’attacco terroristico sarebbe stato un “fals flag” dell’Iran/Hezbollah, sulla base di un avvertimento saudita che sarebbe arrivato alle agenzie di intelligence occidentali, inclusa Israele. La giustificazione, secondo l’”intelligence” saudita, sarebbe quella di motivare i combattenti di Hezbollah inviati contro la loro volontà sul campo di battaglia in Siria.

Questo è un qualche tentativo che neppure si può qualificare come ”patetico”. Hezbollah difende basicamente la frontiera libanese–siriana e mantiene soltanto alcune centinaia di combattenti dentro la Siria. Inoltre nessuna serie di attacchi suicidi potrebbe dissuadere Hezbollah e Teheran a riprendere il controllo di quello che realmente è importante nel contesto strategico siriano: l’area di “Qalamoun”.

Qalamoun, circondata dalle montagne, è una fascia di 50 km. Che circonda la valle della Bekaa in Libano, tra Damasco e al-Nabk, e direttamente sopra quello che è il corridoio Damasco-Homs, punto critico dell’autostrada M5.  L’esercito siriano si trova all’offensiva nella zona di Qalamon. La riconquista di tutta l’area è solo questione di tempo. Questo significa controllare la via di accesso a Damasco.  Hezbollah sta aiutando nell’offensiva dalla parte della valle della Bekaa.  Questo non significa che in seguito si stabilirà in Siria.

Ora, per quanto riguarda le accuse di “ False flags”, se parliamo di una vera operazione di fals flags,  sarebbe sufficiente ricordare tre recenti attentati internazionali che si ipotizza fossero a danno di Israele.  In India, la bomba non conteneva proiettili; appena si ferì un addetto israeliano. In Azerbaiyàn  la bomba fu miracolosamente scoperta prima che scoppiasse. In Tailandia la bomba scoppiò troppo presto, ferendo soltanto un iraniano che si trovava da vicino.

La rozza disinformazione israeliana viene poi smascherata quando arriva alla seguente conclusione: “se Teheran è capace di simili atrocità semplicemente come tattica di diversione, allora il presidente  Barak Obama e Vladimir Putin dovrebbero analizzare con attenzione il proprio partner dall’altro lato del tavolo ,prima di firmare un accordo importante il mercoledì 20 Novembre, che permetta di mantenere esistente il programma nucleare dell’Iran”.

Di conseguenza questo si combina chiaramente con l’attuale isteria di Israele per causa delle trattative di pace a Ginevra, che include anche l’ennesimo rapporto di un organo della “New Corporation”, il Sunday Times di Londra, il quale scrive  che l’Arabia Saudita avrebbe il piano di aiutare Israele ad attaccare l’Iran.

Tutto questo si combina anche con l’atteggiamento  dei proverbiali complici statunitensi, i quali più di altri si deliziano all’idea  che  strategicamente questo asse di fatto di Israele con i sauditi è una straordinaria opportunità per Israele.

Persino questi tanto sfacciatamente  complici devono ammettere che la casa dei Saud sta di fatto bloccando la formazione di qualsiasi governo in Libano, per esempio, per ostacolare l’alleato dell’Iran, gli Hezbollah.  Bloccare risulta un eufemismo naturalmente per normalizzare quelli che sono atti di terrorismo con attentati suicidi.

Successivamente si arriva alle estreme illusioni mascherate come “analisi”: dice  il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu “stiamo cercando di sostituire agli USA come protettore militare dello status quo”. Traduzione: i sionisti sognano nel convertirsi come il nuovo capo militare della mafia dei wahabiti forniti di petroldollari.

I Facilitatori

La strategia di Bandar Bush – armare e fornire copertura per i salafiti, yihadisti ed ogni tipo di mentecatto o mercenario esistente con  loro- continuerà senza tregua.   Dopo che Bandar Bush è riuscito a convincere Washington di liberarsi degli alleati del Quatar, amici della fratellanza Mussulmana, i sauditi sono il collettore  privilegiato verso la guerra. La macchina di Bandar Bush dispone di collegamenti praticamente con tutti i gruppi yihadisti nel Medio Oriente. Certamente risulta utile che Bandar mantenga la perfetta copertura : il fatto è che lui conosce ed ha incontrato ogni importante protagonista a Washington: Negli USA Bandar Bush viene considerato un valoroso eroe che viene perfino paragonato in modo lusinghiero con Gatbsy.

Inoltre dopo gli attacchi alla propria ambasciata in Libano, l’Iran mantiene un atteggiamento estremamente prudente. La principale priorità sono i negoziati per il nucleare a Ginevra con il partner che realmente è importante, gli USA. Questo spiega che l’Iran getti la colpa per gli attacchi terroristici a Beirut verso il proverbiale “nemico sionista”, piuttosto che  ai sauditi impadronitisi dei salafiti, presentandoli come ribelli e parte di tutta la nebulosa di Bandar Bush.

Per il momento tuttavia ne abbiamo abbastanza di questa neolingua orwelliana. Quello che è accaduto a Beirut è stato un attacco terroristico, pilotato da Israele e totalmente facilitato dai sauditi; una dimostrazione grafica dell’asse sionisti-Casa dei Saud.

Pepe Escobar is the autor of Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) y de Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. The most recent:  Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).

 

 

 

 

 

 

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