La sinistra mondialista al servizio del grande capitale finanziario

di Luciano Lago

Se c’era bisogno di ulteriori conferme che Il governo Renzi fosse un governo al servizio del grande capitale finanziario sovranazionale, queste sono venute una dopo l’altra prima con l’emanazione del così detto “Jobs Act”, quello della flessibilizzazione selvaggia dei contratti e rimozione delle tutele sul lavoro, poi da ultimo con la riforma bancaria delle banche cooperative, che ha lo scopo di spingere queste banche verso la trasformazione in SPA per essere quotate in borsa e, come sarà inevitabile, successivamente aggregate ad altre grandi concentrazioni bancarie che attuano abitualmente speculazioni finanziarie e riducono il credito alle imprese e famiglie.

Quale sia il programma di questo governo s’era capito dall’inizio e non occorre essere degli indovini per intendere che tale programma è stato dettato dalla Troika di Bruxelles e Francoforte, mentre, per quanto concerne la politica estera, questo governo si trova alle dirette dipendenze di Washington e della NATO, come ha dimostrato la posizione italiana nella crisi Ucraina, visto che una squadra di cacciabombardieri dell’aeronautica italiana sono già stati posizionati nelle basi NATO sul Mar Baltico in posizione di attacco verso la Russia (oltre alla nave italiana Elettra inviata nel Mar Nero). Vedi: Typhoon italiani contro i russi sul mar Baltico .

Valgono a poco le chiacchiere inconcludenti del fiorentino ed il suo atteggiamento di “primo della classe” per farsi notare come leader giovane ed all’apparenza dinamico, innovativo, spregiudicato e moderno. Un personaggio di facciata che occupa costantemente tutte le trasmissioni TV ogni giorno, sproloquiando sulle “riforme” e sul “cambiare il paese” ma la sostanza è quella che conta e questa nei fatti dimostra che il premier è totalmente manovrato come un pupazzo dalle centrali finanziarie esterne che gli dettano l’agenda.

D’altra parte Matteo Renzi era salito alla segreteria del PD, il maggiore partito della sinistra italiana, quel partito che aveva già da molto tempo dimostrato di essere il perno delle politiche neo liberiste, visto che era stato il protagonista, con i precedenti leaders, D’Alema, Prodi e gli altri, delle grandi privatizzazioni degli anni ’90, dello smantellamento dell’IRI (quello che era stato un Istituto di eccellenza del sistema delle imprese italiane), delle liberalizzazioni dei servizi pubblici, dell’abbattimento di tutti gli ostacoli per consentire il libero passaggio dei capitali finanziari e, di recente, della privatizzazione della Banca d’Italia, completando l’opera iniziata a suo tempo da Ciampi ed Andreatta (1981). Vedi: Divorzio fra Banca d’Italia e Tesoro .

Il PD oggi, nonostante qualche debole resistenza interna del patetico gruppo dei dissidenti, è il partito della sinistra/destra, che si trova sulle posizioni di assoluta difesa degli interessi del grande capitale finanziario, della globalizzazione imposta, delle liberalizzazioni selvagge, dell’euro sistema, del multiculturalismo, dell’apertura delle frontiere all’immigrazione di massa quale mano d’opera di riserva per lo sfruttamento, nonchè di tutti i feticci della pseudocultura mondialista (dallo “ius soli” alle coppie gay, all’indifferenza di genere, ecc..).

A questo proposito è stato molto significativo vedere in TV l’altra sera lo spettacolo del confronto di opinioni trasmesso dalla rete 7 tra Massimo D’Alema (esponente della vecchia guardia del PD) e la Marine Le Pen, esponente del Front National che contesta le scelte neoliberiste pro euro e pro immigrazione dell’Europa di Bruxelles.

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D’Alema, l’uomo che ordinò il bombardamento di Belgrado dietro ordine dei padroni di Washington, ha sostenuto, con la sua solita faccia di bronzo, la irreversibilità dell’euro e del sistema monetario in quanto connaturato “ad un mondo che è cambiato” ed ha accusato la Le Pen (e quelli che contestano l’euro e Bruxelles) di essere una nostalgica del vetero nazionalismo di stampo ottocentesco . In pratica ha adoperato gli stessi argomenti di Mario Draghi sulla “irreversibilità dell’euro”, come se che la Storia non ci avesse dimostrato che nulla è irreversibile, come non lo è stata l’Unione Sovietica e tanto meno il “Reich millenario” di Hitler . Il concetto dei cicli storici non è stato appreso dagli ex comunisti che sono ancora legati alla “irreversibilità” dei processi storici di marxiana memoria.

Inoltre nel corso del confronto, D’Alema ha volutamente creato confusione accostando il concetto di nazionalismo a quello di spirito nazionale patriottico (rivendicato dalla Le Pen) che sono due concetti ben distinti. Il primo è infatti basato sull’egemonia (politica ed economica) della propria nazione verso altri popoli, come ci ha insegnato la storia dell’Impero Britannico che aveva violato la sovranità di altri popoli per imporre il proprio dominio, i propri interessi e lo sfruttamento delle risorse. Ben diversamente il secondo che sottolinea l’attaccamento dei popoli alla propria Storia, alla propria identità e cultura, che si ritiene un patrimonio da tramandare alle generazioni future in contrasto con la visione del multiculturalismo ibrido e senza frontiere imposto per gli interessi dell’imperialismo USA e del capitale finanziario di Wall Street e di Londra.

I sostenitori dell’irreversibilità dell’euro, dell’abbattimento delle frontiere e della rinuncia alle sovranità nazionali, come D’Alema, Napolitano, Prodi e gli altri della sinistra , sono gli stessi che hanno favorito il processo neocolonialista imposto dal grande capitale finanziario che ha ridotto paesi come la Grecia (ed a seguire Italia, Spagna, Portogallo ed altri paesi europei), a paesi alla mercè degli interessi delle grandi banche e corporations, mediante quegli organismi come Commissione Europea, FMI, grandi banche, che hanno privato i popoli (lavoratori salariati, piccoli commercianti, imprenditori ed artigiani) di ogni tutela sociale ed economica , creando miseria e sfruttamento in nome dei mercati aperti e della irreversibilità dell’euro.

Un governo nazionale autonomo e sovrano avrebbe avuto la funzione di opporsi all’invasione, alle politiche di austerità imposte e tutelare i propri cittadini. Questo spiega l’accanimento dei mondialisti nel sostenere l’abbattimento di ogni sovranità nazionale e la necessità di far scomparire gli Stati Nazionali, visti come un intralcio agli interessi del grande Capitale Finanziario, sempre alla ricerca di profitti che detesta ogni concetto di sovranità nazionale e di frontiere.

Tutto questo processo globalizzatore è lo stesso che ha portato all’indebitamento degli Stati, una situazione necessaria e precondizione per esautorare i governi ed affidare il controllo ad organismi sovranazionali, permettere l’invasione del capitale sovranazionale e le grandi corporations in sostituzione dei tessuti economici nazionali costituiti dalle piccole e medie imprese nazionali. Il sistema dell’euro ha imposto ai paesi con economie deboli, la svalutazione dei salari e stipendi, impoverimento del ceto medio ed il deprezzamento dei patrimoni immobiliari detenuti dai piccoli risparmiatori, creando campo libero per la multinazionali e per le finanziarie.

Naturalmente il processo di neocolonizzazione è stato abilmente ammantato dalla retorica europeista, del “progresso e della pace fra i popoli”, della libertà economica e delle opportunità per tutti. Il grande apparato dei media (Megamedia) del sistema ha svolto egregiamente il suo ruolo ed ha battuto su questi concetti di facile assorbimento da parte dell’opinione pubblica mentre in pochi hanno compreso che una ristretta oligarchia di burocrati si era impossessata di fatto del potere effettivo negli uffici di Bruxelles e di Francoforte. Con tutta evidenza, sulle questioni che contano (industria, commercio, banche, assicurazioni, finanza, pesca, ecc.) i Parlamenti di nazioni come l’Italia, devono soltanto svolgere un ruolo di ratifica di decisioni già prese altrove.

Qualche dubbio si è forse affacciato nella mente di taluni, quando è stato nominato, alla presidenza della Commissione Europea, quello stesso Jean C. Junker, il lussemburghese, il quale è lo stesso personaggio che favoriva le grandi banche e multinazionali con fiscalità di comodo in Lussemburgo. Lo scandalo non si è potuto occultare. Prova evidente questa della commistione di interessi fra i membri dell’oligarchia di Bruxelles ed il sistema finanziario delle grandi banche e delle grandi corporations. Vedi: Junker e lo scandalo delle agevolazioni fiscali segrete .

Il paradosso della situazione sta nel fatto che gli esponenti dei movimenti anti europeisti come la Le Pen in Francia, Salvini in Italia, Podemos in Spagna, come Heinz Christian Strache in Austria, sono rimasti i soli attualmente a difendere le tutele sociali per i lavoratori e gli interessi delle piccole imprese nazionali, mentre i politici della sinistra tradizionale si sono venduti anima e corpo al grande capitale finanziario ed alle regole della globalizzazione economica imposta.

Il risveglio nella realtà per molti ignari cittadini, che speravano nell’Europa ed avevano creduto a tutta la propaganda, si sta rivelando molto brusco e l’Europa di oggi ci appare come una aggregazione di paesi dove la disgregazione, le rivalità, il predominio del più forte (Germania) e lo sfruttamento del lavoro, appaiono più forti che mai.

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