La Gran Bretagna inizia dal Bahrain la sua “ricolonizzazione” del Medio Oriente
di Rasul Gudarzi
Il ministro degli Esteri del regno Unito, Philip Hammound, nel corso della Decima Conferenza per la Sicurezza, svoltasi a Manama (capitale del Bahrain) il 6 Dicembre, ha annunciato che il suo paese intende ristabilire basi militari permanenti nel Bahrain, dopo oltre 40 anni da quando la Gran Bretagna aveva lasciato l’ultima base in Medio Oriente nel 1971.
Secondo un accordo firmato tra Hammond ed il suo omologo bareini, lo sceicco Jaled bin Ahmad, il Regno Unito si appresta ad allestire una base navale nel porto di Mina Salman, nel Bahrain. Il progetto prevede un costo di 15 milioni di sterline (23 milioni di dollari circa), che in buona parte sarà finanziato dal paese arabo e Londra si farà carico soltanto delle spese di manutenzione e del personale.
Questa base, che si calcola che sarà ultimata nel 2016, prevede un molo con capacità di attracco per grandi navi, magazzini per equipaggiamenti militari ed un’area residenziale per ospitare il personale militare.
Tutto era iniziato l’11 di Ottobre del 2012, quando entrambi i paesi sottoscrissero un accordo per una collaborazione nella difesa ed addestramento militare con il fine di “creare stabilità nella regione”.
La decisione del Regno Unito di utilizzare basi permanenti nel Golfo Persico, soprattutto nelle circostanze in cui si trova l’Occidente- recessione economica e misure di riduzione delle spese sociali ed anche del settore militare- , non sembra avere una qualche logica, a meno che ci sia una sua giustificazione. In questo articolo vogliamo analizzare il perchè di questa decisione di Londra di aumentare la sua presenza militare nella regione del Medio Oriente.
Questa nuova impostazione dei britannici, che era stata manifestata nella Conferenza ella Sicurezza di Manama, mette in evidenza la volontà della Gran Bretagna di ritornare nel Golfo Persico e ristabilire il potere della sua forza navale con l’inviare una maggior numero di navi ed unità da guerra nella regione, che ha come obiettivo quello di svolgere un ruolo importante ad Est del Canale di Suez.
Di fatto londra pretende di di mantenere una poderosa presenza militare nella regione del Medio Oriente, in modo simile all’epoca coloniale, per quanto adottando metodi moderni, come per mezzo di accordi di difesa, addestramento ed esercitazioni militari congiunte con le forze militari della regione. Ciò nonostante, se pure al momento la Gran Bretagna non ha intenzione di predisporre una grande forza militare nella regione, si sforza di aumentare la sua presenza militare in questa parte del Mondo dove, proprio in questo momento, si stanno verificando delicati avvenimenti sociopolitici .
La sicurezza instabile con i conflitti in corso in Siria ed in Iraq, oltre a all’avanzata dei gruppi terroristi, potrebbero catalogarsi come i motivi che spingono il Regno Unito a ristabilire un suo dominio nel Medio Oriente. Tuttavia, a parte quanto si è dichiarato da Londra per giustificare ufficialmente tale presenza, si possono anche mescolare le carte ed individuare altre motivazioni.
Per primo motivo l’Occidente, specialmente sulla sicurezza dei paesi del Golfo Persico, cerca di sottoscrivere accordi per fornitura di armi e cooperazione difensiva con i membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico (l’associazione delle petromonarchie degli sceicchi del Golfo), in particolare nel momento attuale visto che si sta attraversando un momento di recessione economica. Risulta possibile prevedere che Londra stia considerando che, nel caso in cui falliscano le trattative con l’Iran del Gruppo 5+1, sorgerebbe una fase di tensione tra l’Iran e l’Occidente, motivo per cui le risulterebbe utile avere delle basi sicure nella regione per proteggere i propri interessi e quelli degli alleati.
Il secondo motivo risponde a criteri di sicurezza marittima, cioè a dire, le acque del Golfo Persico, lo stretto di Ormutz e l’Oceano Indiano, qualche cosa che diventa chiara nelle dichiarazioni rilasciate dal segretario britannico della Difesa, il quale ha detto: “Il Golfo Persico è una regione molto importante per noi. Abbiamo interessi economici e quindi politici in questa zona. Esistono minacce in questa regione che ci sfidano direttamente e che possono pregiudicare la nostra sicurezza”.
A questo bisogna aggiungere la sicurezza energetica che è anche un’altro argomento importante, visto che la maggior parte del petrolio del mondo si trova in questa regione, qualche cosa di vitale per l’Occidente.
Il Regno Unito nel 2012 ha importato più di 400 milioni di lire sterline dal Medio Oriente. In questo stesso anno, si sono forniti al paese europeo circa un 30% del gas della zona per via mare e di questo il 97% è stato importato dal Qatar e dall’Egitto. Attualmente il Qatar è divenuto uno dei principali fornitori di gas liquido per il regno Unito e, tenendo in conto dell’aumento nel consumo dell’energia in G.B. nel prossimo decennio, è notevolmente cresciuta l’importanza di questo paese.
Nello stesso tempo Londra ed il suo socio europeo, la Francia, si stanno sforzando di far credere ai paesi arabi che dipendano dalle loro risorse naturali di questa zona e che, per tale motivo, sono disposti a fare quanto sia necessario per vegliare sulla sicurezza energetica della regione.
In tutti i modi, il ritorno della Gran Bretagna ad Est di Suez, possibilmente si spera che non faccia ricordare l’epoca in cui la regione era parte del dominio coloniale del paese europeo, nonostante la riduzione del suo potere a livello mondiale, già che attualmente, la forza militare britannica, tenendo contro della sua spesa militare, si trova molto più debilitata e diminuita che rispetto al secolo passato. Malgrado questo, il piano di Londra per ottenere una maggiore presenza ad Est di Suez gli facilita un maggiore accesso al Golfo Persico ed all’Oceano Indiano. Inotre esiste una realtà che, mentre gli Stati Uniti, in base alla loro nuova dottrina, si stanno avvicinando verso l’Est dell’Asia e stanno riducendo la loro presenza in Medio Oriente, il Regno Unito è disponibile a sostituire la presenza degli USA in questa zona in base alla sua nuova strategia di “tornare ad est di Suez” per poter così vigilare sui propri interessi.
Fonte: Hispantv
Traduzione: Luciano Lago