La coalizione dei “ribelli” siriani detta le condizioni per partecipare a Ginevra 2
La coalizione delle milizie ribelli in Siria, autonominatasi “coalizione nazionale siriana”, ha deciso di partecipare ai colloqui di pace di Ginevra ponendo però delle precise condizioni:
prima condizione, che il presidente Assad si dimetta e sia escluso da ogni ruolo politico; seconda condizione, un governo di transizione ed un alleggerimento dell’assedio nelle poche zone rimaste sotto controllo dei ribelli; terza, scarcerazione dei civili dalle prigioni siriane (lo hanno richiesto gli esponenti della coalizione).
Sarà difficile che la Siria ed il suo governo legittimo accettino delle precondizioni da parte di quelle forze ribelli che, divise fra di loro ed incapaci di parlare con unica voce, adesso reclamano le dimissioni di Assad, che gode invece dell’appoggio della maggioranza della popolazione siriana, come accertato anche da osservatori occidentali.
Gli esponenti della coalizione parlano inoltre (rivolti alle telecamere occidentali) di escludere dalla conferenza “chi ha le mani lorde del sangue siriano”.
Sembra che loro invece dispongano di mani pulite ed immacolate, proprio loro, rappresentanti di quelle milizie salafite (per la maggior parte straniere) che si sono macchiate dei peggiori delitti con sgozzamenti di civili e taglio della testa esibita davanti a telecamere, per non parlare delle scene di cannibalismo, il tutto registrato e visto da operatori indipendenti e visionabile su “youtube”. La sfrontatezza non ha limiti ma questi signori si sentono forti perchè appoggiati e finanziati in toto dall’Arabia Saudita, dalla Francia e da Israele. Gli Stati Uniti ed altri paesi occidentali, dopo aver appoggiato ed armato fino ad ora il gruppi ribelli, da poco hanno iniziato invece a nutrire qualche dubbio, vista la prevalenza dei gruppi integralisti e collegati con al Quaeda all’interno della coalizione e considerato il pericolo di un contagio del terrorismo integralista anche in altri paesi.
Quello che appare certo è che la Siria, dopo due anni e mezzo di una guerra civile, con 120.000 morti (ed oltre un milione e mezzo di profughi), è oggi un paese allo stremo con la popolazione in gran parte fuggita nei campi profughi di Giordania, Turchia e Libano, in condizioni precarie e disumane, mentre chi rimane è afflitto non solo dalla guerra ma anche dall’embargo economico decretato dagli USA e dall’Europa (inclusa l’Italia) che ha stremato ed affamato la popolazione, con migliaia di siriani che fuggono via mare anche verso la Grecia e le coste italiane.
La coalizione nazionale siriana in realtà si trova in gravissime difficoltà : sconfitti sul campo dall’Esercito Nazionale Siriano, un esercito composto di coscritti, appoggiato anche dagli Hezbollah libanesi, che ha dimostrato delle ottime capacità di tenuta e di strategia militare, a giudizio di tutti gli osservatori. Al contrario le milizie ribelli, nonostante centinaia di tonnellate di armi moderne ricevute dagli USA, dalla Francia e dai sauditi, si sono dimostrati incapaci di mantenere le posizioni, rimasti emarginati dalla popolazione civile, spaventata dalla ferocia e dal fanatismo dimostrato nelle zone dove hanno avuto il controllo militare, popolazione che si `stretta intorno al proprio esercito ed al proprio leader (anche se non a tutti gradito) come unico difensore della laicità e degli interessi della popolazione che aborrisce il fanatismo salafita ispirato dai sauditi, decisi ad imporre la legge della “sharia” in un paese che era sempre stato laico e tollerante con ogni fede e confessioni (incluso la minoranza cristiana). Il loro fallimento risulta evidente e la pretesa dei sauditi di attizzare le rivalità religiose tra sunniti e sciiti, non ha trovato campo fertile in questo paese che vanta una civiltà millenaria.
I siriani hanno diritto a scegliere loro stessi, con libere elezioni, chi deve andare al governo e quale deve essere il presidente. La pretesa delle grandi potenze come USA e Francia ( le stesse che hanno alimentato la guerra) di imporre la loro volontà per i loro interessi e le ambizioni dell’Arabia Saudita non hanno alcuna sponda in Siria, anzi possiamo affermare senza tema di essere smentiti, che il popolo siriano e l’esercito siriano, con la loro resistenza all’aggressione ordita dall’estero, stanno dando una forte lezione morale a tutto il mondo di saper difendere la propria sovranità.
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE9AA00U20131111
http://www.almanar.com.lb/spanish/adetails.php?eid=45219&cid=23&fromval=1&frid=23&seccatid=67&s1=1