La Cina ha esortato a indagare sui crimini statunitensi in Afghanistan

A proposito dei diritti umani sempre reclamati da Washingon come una prerogativa degli Stati Uniti
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha chiesto un’indagine sui casi di massacri di civili da parte dell’esercito americano e dei suoi alleati, che sono stati registrati in Afghanistan durante una campagna militare ventennale.
“Sebbene l’esercito americano si sia ritirato dall’Afghanistan, i crimini commessi da loro e dai loro alleati negli ultimi 20 anni, che hanno coinvolto i massacri di civili, devono essere indagati a fondo e gli autori devono essere assicurati alla giustizia”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese.
Secondo il ministero, ad aprile 2020, almeno 47mila civili afgani sono morti a causa del conflitto militare mentre le truppe statunitensi erano nel Paese.

“Gli Stati Uniti devono lavorare con la comunità internazionale per fornire assistenza economica e umanitaria all’Afghanistan, mantenere il governo senza intoppi, mantenere la stabilità sociale, fermare il deprezzamento della valuta e l’inflazione e consentire all’Afghanistan di seguire la via della pace”, ha affermato Wang Wenbin.
Si aspetta una risposta ed un chiarimento da parte di Washington con documentazione sugli episodi di assassinio di civili, bambini e donne.
Si aspetta una risposta ed un chiarimento da parte di Washington con documentazione sugli episodi di assassinio di civili, bambini e done inermi.
Fonte: New Front
Traduzione: Luciano Lago
L ‘IMPERO DEL MALE EBREO AMERICANO MALEFICO E ASSASSINO
È AL TERMINE
DOVRANNO PAGARE PER I CRIMINI COMMESSI IN TUTTO IL PIANETA
quindi la Cina vorrebbe, insieme agli ameri cani juden, il riconoscimento dei talibani al potere, e nel contempo chiede l’incriminazione, dopo accurate indagini, degli stessi ameri cani juden responsabili di crimini democratici. A chi ? Indagini svolte da chi. Ed eventuali condanne eseguite da chi (da Dio, certamente. Un Giorno). Ma cos’è una farsa ?
Solo armi atomiche possono punire gli anglo americani per i crimini da loro commessi sia in Afghanistan che in tanti altri paesi del mondo …….
“w la cina socialista” scrisse un asino alcune settimane fa
io te lo scrivo ancora oggi: la tua italia (e gli usa) democratica e i tuoi itali ani democratici, fikkateli nel kulo
REGNO delle DUE SICILIE
31 Agosto 1843
Il dono che disgustó S.M. Ferdinando II di Borbone.
Rientra a Napoli il Generale dell’esercito indiano al servizio della Gran Bretagna Domenico Avitabile, originario di Agerola.
Questi in passato era un Sergente della Reale Armata di Terra delle Due Sicilie; congedatosi si era trasferito in India, mettendosi al servizio dei britannici e della loro politica colonialista, riuscendo a salire in breve tempo tutti i loro gradi gerarchici.
Avitabile ha ora deciso di ritirarsi nel suo paese nativo e, per questo motivo, porge il suo saluto a S. M. il Re Ferdinando II.
Al nostro Sovrano reca anche in dono pregiate sciabole e stoffe preziose.
Porta inoltre in dono anche due ragazzi moretti (Marghian e Badhig è il loro nome) ridotti in schiavitù.
S. M. il Re Ferdinando II, cristiano per convinzione e non per facciata, rimane disgustato e profondamente addolorato per la condizione di questi ragazzi e, dopo averli accettati, li fa immediatamente liberare; decide quindi di farli battezzare, fungendo addirittura da padrino insieme a suo figlio Francesco Duca di Calabria, per poi adottarli di fatto come figli.
I due ragazzi, che al Battesimo prenderanno il nome di Ferdinando e di Francesco (in segno di gratitudine verso la Real Famiglia Borbonica), cresceranno quindi a Corte e dopo la conquista piemontese del Regno seguiranno Re Francesco II anche nel suo esilio romano.
Da questo triste episodio sorgerà poi l’impegno profuso da S. M. il Re Ferdinando II nella lotta contro la tratta degli schiavi e la conseguente collaborazione con San Ludovico da Casoria, il francescano che con le sovvenzioni del Re comprava i bambini schiavi al mercato di Alessandria d’Egitto e li portava a Napoli, affinchè ricevessero libertà e un futuro degno della persona umana.
Dalle cronache di Michele Topa, giornalista e biografo degli ultimi Borbone di Napoli:
Uno degli impegni che caratterizzò la vita del penultimo Sovrano delle Due Sicilie fu la lotta contro la tratta degli schiavi. Nessun libro di storia lo dice, ma egli, sin da quando cinse la corona, si occupò di quel problema che lo angosciava ed il 14 febbraio 1838, in una convenzione stipulata con l’Inghilterra e la Francia, assunse con piacere l’impegno ci cooperare, tanto con rilevanti somme di denaro quanto con la forza delle armi, alla lotta per l’abolizione di quel nefando, odioso commercio. Nel Reame introdusse pene severissime contro coloro che avessero esercitato quel turpe mercato.
“I nostri figli neri”
Un’altra testimonianza che mette in evidenza lo spirito con cui i Borbone si erano posti nei confronti delle popolazioni di colore è costituita dall’accoglimento, nell’ambito della famiglia reale, di due moretti schiavi, donati a Ferdinando II dal generale Paolo Avitabile.
Costui, nativo di Agerola, dopo essere stato sottoufficiale nell’esercito borbonico era emigrato nel Medio Oriente, dove era divenuto vice re del Peshawar, molto agevolando il commercio con il Regno delle Due Sicilie. Ritornato in patria, offrì al Re i due piccoli mori, che si chiamavano Marghian e Badhig. Ferdinando fece immediatamente liberi i due fanciulli, li tenne al fonte battesimale e fu anche loro padrino di cresima. Al piú grandicello, Marghian, diede il proprio nome. All’altro, quello del principe ereditario Francesco.
Li fece istruire nel collegio dei Gesuiti e successivamente in quello dei Barnabiti. Prima di morire, nel 1859, accordò loro una pensione dalle sue sostanze private. Sia lui che la Regina Maria Teresa, parlando dei due moretti, dicevano ‘i nostri figli neri’. Finiti gli studi, Ferdinando Marghian ebbe un’impiego nella biblioteca privata del Sovrano. L’altro, cagionevole di salute, fu affidato al guardarobiere del Re, Gaetano Galizia. Entrambi, diventati adulti, restarono fedeli alla famiglia reale anche nella sventura. Seguirono Francesco II a Capua ed a Gaeta e, dopo la resa della fortezza, nel 1861, a Roma.
I fatti, è noto, parlano piú di tante parole. Ed a questi fatti si affida la conclusione di una storia che era iniziata con il racconto del tentativo dei pirati algerini di catturare, nelle acque del golfo di Napoli, Carlo di Borbone, il restauratore dell’autonomia del Regno delle Due Sicilie, mentre ritornava a casa dopo una battuta di caccia al fagiano nell’isola di Procida. Fatti inoppugnabili che delineano un inizio ed una fine, attraverso cui si chiude un cerchio. Fatti che ci parlano di quello che avrebbe potuto essere il futuro. Anzi, a ben riflettere, di quello che potrebbe ancora essere il futuro.
Siamo eredi di una CIVILTA ULTRAMILLENARIA della quale i Nostri SOVRANI ne erano dignitosi eredi e perfetti interpreti.