Israele: tutte le opzioni rimaste indicano il fallimento della strategia di Tel Aviv

Per quanto l’Esercito israeliano disponga di un suo sistema di difesa antiaerea, la “cupola di Ferro “, la sicurezza di Israele continua ad essere molto fragile, visto che Tel Aviv non soltanto sta combattendo contro il potere militare dei gruppi della resistenza palestinese come Hamas e il FPLP ma deve affrontare il crescente potere militare di Hezbollah in Libano, e deve contrastare la rabbia di tutta la popolazione palestinese che è fermamente disposta a difendere i suoi diritti, come ha detto Seyyed Jaafar Ghannadbashi, un esperto analista iraniano dei problemi medio-orientali.
Nel corso di una intervista con l’Agenzia di notizie Fars, Ghannadbashi ha ricordato che i palestinesi stavano realizzando dal maggio del 2018 grandi manifestazioni settimanali della “Marcia del Gran Ritorno”, cosa che esercita un grande pressione senza precedenti sul regime israeliano, che si sente abbandonato dagli USA, dopo dell’annuncio della decisione del presidente statunitense Donald Trump, di ritirare le sue truppe dalla Siria.
“In questo contesto i leaders israeliani stanno avvertendo maggiore timore perchè vedono il fallimento di tutte le loro strategie contro i popoli della regione”, ha dichiarato l’analista.
L’esperto ritiene che le cospirazioni dei Israele contro la Siria si sono risolte in modo contrario agli interessi di Tel Aviv, nella misura che Damasco si avvicina ad una vittoria finale sui gruppi terroristi sostenuti dall’estero, mentre l’Esercito siriano ed i suoi alleati (Hezbollah e milizie sciite) dispongono oggi dell’esperienza di oltre sette anni di combattimento in tutte le forme di guerra: quella convenzionale, quella asimmetrica, quella urbana, la controguerriglia, ecc…
A giudizio di Ghannadbashi, Israele sembra aver esaurito la batteria di misure strategiche che aveva disponibili: i leaders israeliani hanno ormai soltanto opzioni limitate. Netanyahu e soci si sono già giocati tutte le loro carte : quella di coinvolgere Washington nei conflitti regionali , quella di sfruttare l’alleanza con i regimi retrogradi del mondo arabo (Arabia S. Qatar e EAU) e di appoggiare e sostenere le correnti terroristiche più barbare (per rovesciare il governo di Damasco) senza però avere successo nell’ottenere una invulnerabilità che oggi già non esiste più in alcun modo.
Persino con la Russia, con cui Israele aveva prima buone relazioni, adesso il regime di Tel Aviv già non dispone con Mosca di buone relazioni dopo l’abbattimento dell’aereo russo e la morte dei 15 aviatori per causa dell’attacco israeliano.
Israele deve ormai comprendere che il continuare a fomentare e sobillare tensioni nella regione fra le varie componenti etniche (secondo la sua vecchia strategia) si ritorcerà in modo fatale contro lo stesso Stato sionista.
Le stesse fonti interne israeliane stanno constatando come la strategia di Israele si è risolta in un fallimento e adesso Tel Aviv si trova in un vicolo cieco, dovendo affrontare un asse della Resistenza costituito da Siria-Hezbollah-Iran che si è consolidato con l’integrazione anche dell’Iraq e con il fondamentale appoggio della Russia.
Questo mentre Washington sta iniziando a programmare un suo ritiro militare dalla Siria, dopo aver verificato il rischio di mantenere le proprie truppe in un paese ostile in cui le truppe USA rischiavano di trovarsi nel mezzo delle ostilità tra turchi-curdi-iriani-siriani e milizie sciite, dove il denominatore comune è l’odio verso gli invasori americani.
Fonte: Al Manar
Traduzione e sintesi: Luciano Lago