“Intervento umanitario” in Iraq più importante della catastrofe umanitaria in Ucraina?
di Andrey Fediašin
Bruxelles elaborerà delle misure per prevenire la “catastrofe umanitaria” in Iraq dopo le vittorie dei radicali dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL).
Alla sua riunione straordinaria, alla quale hanno partecipato i ministri degli Esteri dei 28 Stati membri, il Consiglio europeo ha discusso, e in via di principio ha approvato, la fornitura di “aiuti umanitari”, prevalentemente di armi, ai curdi iracheni. Cibo e medicine per gli abitanti delle città assediate dagli islamisti saranno lanciati da aerei.
In realtà, la discussione sulla fornitura di nuovi armamenti all’Iraq era superflua, perché due giorni fa l’UE aveva già deciso che ogni Paese può mandare al governo di Bagdad armi e equipaggiamenti che ritiene opportuni. USA e Gran Bretagna già stanno guidando le spedizioni di armamenti e il nuovo intervento in Iraq. Gli aerei americani stanno bombardando le postazioni degli islamisti, nel Paese sono stati mandati più di 800 “consiglieri” statunitensi. La seconda fase della guerra irachena, “vinta” dagli USA ancora nel 2003, è ormai vicina.
Alla sua riunione l’UE ha dimostrato un approccio alquanto strano nei confronti dei più scottanti problemi europei, approccio che non trova spiegazione razionale. Nell’agenda della riunione era inclusa una discussione sulla situazione in Ucraina, ma dell’Ucraina, dove sta infuriando un conflitto che in Europa non si era mai visto sin dai tempi della Seconda guerra mondiale, si è parlato pochissimo.
Evidentemente, i dirigenti europei non sono preoccupati più di tanto dalla catastrofe umanitaria che sta sconvolgendo il Paese. Alla riunione non è stata approvata nessuna decisione in merito. Dell’Ucraina si è parlato soprattutto ai margini dell’incontro. Il ministro degli Esteri svedese, Karl Bildt, ha persino riconosciuto che “la situazione umanitaria è catastrofica”, ma ne ha accusato i miliziani e la Russia. Nel contempo, però, i ministri degli Esteri dell’UE hanno fatto capire che non possono considerare “terroristiche” le repubbliche di Lugansk e Donetsk, come richiesto da Kiev e Washington.
L’esagerata attenzione per il problema creato dall’intervento di Washington in Iraq ha suscitato irritazione dei media. Il 15 agosto l’inglese “Guardian” ha scritto: “Il fatto che gli Stati responsabili della morte di almeno 550 mila iracheni, dei 4 milioni di profughi, delle torture in massa, delle purghe etniche nell’Iraq dell’ultimo decennio (cioè dopo l’invasione intrapresa nel 2003 da USA e Gran Bretagna), ora si facciano passare per gli unici “veri difensori” del popolo iracheno, non è neanche ridicolo. È peggio della satira.
La politica settaria dello Stato, che ha provocato l’attuale rivolta sunnita e l’ascesa dello Stato Islamico, e che ha caratterizzato tutte le strutture dell’Iraq, era stata predeterminata ancora dalla politica di George W Bush”. Sarebbe un’ottima cosa, ha osservato il giornale, se gli aiuti umanitari fossero prima approvati dal Consiglio di sicurezza dell’ONU.
Gli esperti in Russia credono che la tanta attenzione nei confonti dell’Iraq serva per sviare l’attenzione del mondo dalla tragedia dell’Ucraina.Inoltre, Washington vuole chiaramente che l’Europa si senta coresponsabile della serie interminabile degli errori commessi dagli USA nel campo della politica estera.
Tutti i Paesi che hanno subito un intervento da parte di Washington in questo secolo, ora sono in caos e vanno a pezzi, fa ricordare l’orientalista, politologo e scrittore Anatoly Nesmejan. Così è stato in Iraq, Libia, e Siria, ma Washington continua a esportare la “democrazia”. Lo stesso sta accadendo adesso in Ucraina.
Per quanto possa sembrar strano, c’è in netto legame tra gli eventi in Iraq e l’Ucraina. Gli USA stanno creando dei punti di instabilità attorno ai loro avversari strategici. Per la Russia è stata scelta l’Ucraina. Per l’Iran, l’Iraq. Per la Turchia, che ultimamente suscita una forte irritazione degli USA, c’è il Kurdistan. Per lo stesso motivo (cioè, per creare dei problemi alla Russia) gli USA vorrebbero che il conflitto in Ucraina continuasse. Al Presidente Poroshenko hanno dato la mano libera.
Secondo l’analista dell’Istituto di studi europei dell’Accademia delle scienze russa, Igor Maximichev, l’attivismo attorno all’Iraq va considerato nel contesto della guerra mediatica che gli USA hanno scatenato contro la Russia. Gli europei cominciano piano piano a ragionare e a dar ascolto alla verità su quello che le autorità di Kiev stanno facendo contro il proprio popolo.
Le azioni che l’Occidente sta intraprendendo in Iraq e a Gaza mirano a distrarre gli europei. Sarebbe la fine, se la popolazione cominciasse a compatire le sofferenze degli abitanti dell’Est dell’Ucraina.
L’UE si è autolesionata varando sanzioni economiche contro la Russia. Lo ha detto nei corridoi della riunione di Bruxelles il Primo ministro dell’Ungheria, Viktor Orban. “La politica delle sanzioni sta colpendo più noi che la Russia. Nella politica noi diciamo “spararsi ad un piede”, – ha detto Orban, invocando la revisione delle sanzioni.
Un giorno prima contro le sanzioni e in favore delle buone relazioni con la Russia si è pronunciato il Primo ministro della Finlandia, Alexander Stubb. In un’intervista alla televisione finlandese, Stubb ha detto di aver già parlato delle sanzioni con il cancelliere tedesco Angela Merkel e che da parte dell’UE non ci saranno contromisure o nuove sanzioni contro la Russia. Il 5 settembre in Italia si terrà una riunione dei ministri dell’Agricoltura dell’UE che discuterà gli aiuti agli agricoltori colpiti dalle controsanzioni introdotte dalla Russia.
Che la questione ucraina cominci ad essere vista in maniera diversa, lo dimostra la visita a Sochi del Presidente della Finlandia Sauli Niinistö, compiuta il 15 agosto per incontrare il Presidente Putin. Il Presidente finlandese ha fatto capire che si tratta di inizio di un dialogo sull’Ucraina. “Non mi considero un gran pacificatore, ma credo che sia molto importante iniziare un dialogo”, ha detto Niinistö, facendo capire che esprime una posizione condivisa con altri partner della Finlandia.
Nel 1975, alla conferenza di Helsinki, la Finlandia neutrale aveva già aiutato l’Europa a creare un nuovo sistema di sicurezza europea e l’OSCE. Chissà se riesce a farlo un’altra volta?
Fonte: Italian.ruvr