In Israele si parla apertamente di un prossimo attacco all’Iran

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, “l’esercito israeliano ha studiato vari scenari per attaccare l’Iran, ma non è riuscito a stimarne l’impatto sul programma nucleare iraniano”
Il quotidiano israeliano Haaretz ha rivelato mercoledì che i vertici dell’esercito di occupazione israeliano ritengono “che l’Iran abbia rafforzato e migliorato negli ultimi anni la sua difesa aerea, al punto da acquisire capacità elevate e più precise, e quindi è possibile attendersi un potenziale attacco”.
Haaretz ha riferito: “Gli iraniani sono anche riusciti negli ultimi anni ad aumentare significativamente la produzione di missili a lungo raggio, e questi missili sono in grado di raggiungere facilmente qualsiasi punto in Israele”.
Ha anche aggiunto che “per questo motivo, l’anno scorso Israele ha firmato gare d’appalto del valore di miliardi di shekel per rafforzare l’aviazione in generale”.

Il quotidiano ha sottolineato che “l’IDF ha presentato a livello politico diversi scenari diversi per un possibile attacco all’Iran”, sottolineando che “è difficile determinare i risultati e l’impatto di questi attacchi sul programma nucleare”.
Ha spiegato che “ci sono i preparativi per un possibile attacco, e tra questi preparativi un aumento del budget della difesa di nove miliardi di shekel, per poter acquistare importanti munizioni sviluppate e riformare le forze dell’esercito. oltre alla raccolta di precisi dati target da parte della Divisione Intelligence”.
Haaretz ha affermato che “l’esercito israeliano conferma a livello politico che sarà pronto per un attacco all’Iran il giorno in cui il governo israeliano approverà questa operazione”.
Va notato che il quotidiano americano “New York Times”, in un’inchiesta preparata dai suoi corrispondenti nella Palestina occupata, ha indicato che “Israele non ha la capacità di farlo, almeno non presto, sapendo che un ex generale israeliano ha affermato che “Israele non è in grado di eliminare il programma nucleare iraniano. “
Fonte: AlMayadeen
Traduzione: Luciano Lago
i giudei da soli non sono in grado nemmeno di andare a orinare, vili quanto sono. Però hanno quell’intelligenza strategica che li ha portati a creare il wahhabismo negli arabi, almeno in quelli giudeizzati che hanno messo lì al potere, e ad ingraziarsi alcuni altri (Marocco). E quindi ora avranno degli alleati in zona: sauditi, Emirati, Kuwait, Oman, Bahrein. Qatar e Turchia no, perchè al governo c’è la fratellanza salafita, altre bestie. Che in Giordania ad es. sono ‘legali’ e in parlamento. Beh chissà se ora qualche sciita non si sta mordendo le mani per avere aperto la porta a quegli ebreo-ameri cani in Iraq, del Nazional Socialista Saddam Husseyn (buonanima). Cmq la Russia una volta in ballo di remore non ne avrà per nessuno. Anzi, ci sono dei conti da saldare
(la Cina non si smuoverà da casa sua per difendere l’Iran, anche se gli dà il petrolio) (fa affari con tutti lì in mezzo, sauditi compresi. Sorrisi e salamelecchi quanti se ne vuole)
attenti su ini che dal Golan gli Arcangeli vi posson friggere tutti – come le rane salterine alla griglia – son già troppi gli anni di crimini che avete sul registro – non vi potete più nascondere
Forse per replicare alle minacce l’Iran pare abbia diffuso un video in cui si simula il bombardamento, attraverso il lancio di missili su di una ricostruzione simile, dell’impianto nucleare sionista di Dimona.
Tra l’altro pare che la Russia stia per concludere con l’Iran la vendita di un lotto di Sukhoi-35 e di S-400, nel quadro più generale di un accordo economico e militare di 20 anni tra Russia e Iran, simile a quello di 25 anni concluso tra Iran e Cina.
Il patto di ferro a tre tra Russia, Cina e Iran, sia economico che militare, serve a mettere in sicurezza la prima riserva di gas al mondo, quella russa, la seconda, quella dell’Iran meridionale, la quarta, quella del Turkmenistan satellite delle tre potenze eurasiatiche, nonchè i giacimenti di gas offshore del Mar Caspio, il cui solo giacimento Chalous è la decima riserva di gas del mondo.
Togliere alla UE queste riserve di gas e destinarle principalmente alla Cina vuol dire portarla alla dissoluzione prima economica e poi istituzionale, mettendo fine anche alla sua sovrastruttura militare, la NATO, che tanto minaccia le potenze eurasiatiche.