Il veleno è nella coda


di Antonio Catalano

Mentre i pretoriani in elmetto Usa/Nato Ursula von der Leyen ed Enrico Letta ripetono che bisogna andare a un embargo totale verso la Russia, il più concreto “Financial Times” fa un po’ di conti e ci fa sapere che alla fine della fiera le famose sanzioni stanno colpendo più l’Europa che la Russia. Il giornale inglese parla infatti di risultati «agghiaccianti», con una contrazione delle esportazioni del 5,6% e delle importazioni del 3,4% mentre in Russia la contrazione si è fermata al 4,8%.
Insistere quindi sull’embargo totale del carbone e degli idrocarburi, come fanno i due cialtroni appena citati, arreca un danno principalmente ai paesi dell’Ue (Italia non ne parliamo). La Russia, pagando in rubli e scambiando valuta con quei paesi che non si sono accodati alle sanzioni, riduce di molto gli effetti negativi di queste, che invece mettono in ginocchio le nostre economie, per la gioia di Letta&von der Leyen… che ci invita a far meno docce.
Per capire qualcosa di quel che sta avvenendo nel mondo bisogna lasciar perdere tg e talk. Premessa fondamentale è che si comprenda che stiamo in piena fase agonica dell’ordine unipolare Usa. Nuovi paesi, nuove potenze bussano alla porta della Storia, e ciò che chiedono è che vi sia spazio anche per loro; gli Usa, quindi, la smettano di pensarsi come i padroni del mondo, che ormai volge al multipolarismo.

La caduta dell’ordine monopolare inevitabilmente trascinerà con sé la “civiltà” globalista (con tutte le sue anti-umane ossessioni politicamente corrette), di cui i migliori rappresentanti sono proprio i progressisti, non a caso i più rabbiosi cani a difesa del sistema morente. Eccoci spiegati l’elmetto di Letta e l’arroganza totalitaria che contraddistingue quella parte politica (e culturale) che sbrigativamente definiamo sinistra. Sono così arroccati nel difendere il monopolarismo Usa, e la sua articolazione militare Nato, perché capiscono bene che un’altra configurazione geopolitica non gli permetterebbe con tanta facilità di articolare, e di imporre, a inermi popolazioni la propria distopica ed eugenetica concezione dell’esistenza umana.

Ma andiamo a vedere quali sono i presupposti reali di questa transizione.
Ieri leggevo un interessante articolo pubblicato sul quotidiano economico “ItaliaOggi” a firma Mario Lettieri (già sottosegretario all’Economia nel secondo governo Prodi) e Paolo Raimondo (economista). Articolo nel quale si parla della possibile apparizione di una nuova moneta internazionale alternativa al dollaro. Non come ipotesi da considerare ma come concreto passaggio di un percorso avviato da tempo.
A metà marzo scorso (ne parlò allora l’“Antidiplomatico”) si è tenuto in Armenia l’incontro “Nuova fase di cooperazione monetaria, finanziaria ed economica tra l’Unione economica euroasiatica (Uee) e la Repubblica popolare cinese”, organizzato dalla Commissione economica euroasiatica e dall’Università Renmin di Pechino per definire i contorni di un nuovo sistema monetario e finanziario internazionale, almeno per quanto riguarda la parte orientale del mondo. Per chi voglia leggere l’intero articolo metto il link nella sezione commenti. Mi limito qui solo a riportarne la parte conclusiva.

«Riconoscendo l’incapacità del dollaro di sostenere l’intero sistema monetario e finanziario globale, già prima della grande crisi finanziaria del 2008 avevamo proposto l’idea di creare, in modo lungimirante e concordato, un nuovo sistema internazionale basato su un paniere di monete importanti, tra cui il dollaro, l’euro, lo yuan e il rublo. In un mondo erroneamente creduto unipolare, purtroppo, non se n’è fatto niente. Il sistema del dollaro, e gli interessi geoeconomici a esso connessi, non l’hanno permesso».
Con ciò possiamo meglio comprendere la natura della crisi ucraina. Nata dalla potente aggressività americana (costretta ad arretrare ovunque nel mondo) determinata dalla volontà di perseguire sostanzialmente due scopi: tener sotto schiaffo l’Europa, in particolare annullando gli effetti dell’asse Berlino-Mosca; ridimensionare la Russia (oh, come le piacerebbe tornare ai bei tempi di Eltsin!)
L’evento di portata storica del nuovo sistema monetario mi porta alla mente il tentativo della Libia di Gheddafi di creare una moneta unica africana (il “Dinaro d’oro”), che avrebbe avuto effetti devastanti sull’economia europea e americana. Non a caso la Libia nel 2011 fu devastata dai bombardamenti democratici Nato, (con i nostri soliti sinistri in prima fila a sbraitare contro il “dispotismo” di Gheddafi). Solo che oggi di fronte non hanno il debole colonnello libico…
È del tutto fuori luogo rivendicare quindi la pace (l’escalation è pompata dagli Usa, non a caso restia almeno per ora a soluzioni diplomatiche). Di più: non solo strillare “pace” non serve a nulla, ma in questa circostanza significa schierarsi dalla parte Usa/Nato. Il popolo ucraino deve capire che la pace passa necessariamente per la destituzione del governo fantoccio Zelensky, al servizio dell’intelligence americana; e per lo sbaraccamento di quella soldataglia nazista che ha incusso terrore nelle popolazioni russe d’Ucraina.
Noi qui abbiamo il compito, per chi non voglia spartire responsabilità con i veri fautori della grave crisi, di opporre resistenza alla politica guerrafondaia del nostro governo. Presieduto dall’aspirante segretario Nato Mario Draghi.

  • NIENTE ARMI IN UCRAINA!
  • NIENTE SANZIONI ALLA RUSSIA!
    Fonte: Antonio Catalano

7 thoughts on “Il veleno è nella coda

  1. Assolutamente d’accordo!! è ora che noi Italiani facciamo sentire la nostra voce a questo nostro(purtroppo) governo di giullari al soldo di questi sbruffoni AngloAmericani.

  2. È facile per Biden fare l’embargo a loro non occorrono gas e petrolio. L’Europa è stata sempre sacrificabile per gli usa e considerando che i nostri politici o non valgono niente o sono al soldo noi paghiamo gli atti di forza, un po’ come gli ucraini incoraggiati a tenere duro tanto la pelle la mettono loro. La totale incapacità di comprendere gli altrui scopi e gli sciagurati precedenti ci mettono in braghe di tela: meglio i condizionatori o la pace? Quando si arriva a dire minchiate del genere non c’è più futuro la responsabilità è la nostra indubbiamente non abbiamo il coraggio di rivendicare il nostro passato e il costo pagato dai Padri per la nostra libertà. Meritiamo quello che abbiamo la nostra viltà è il nostro destino.

    1. Quello che dico io. Quando non si ha nemmeno il coraggio di dire, considerare, che l’altro deve poter dare liberamente la propria versione, e deve essere permessa anche la sua voce, perché ci si vuole sempre arruffianare il più forte anche nell’ingiustizia, si merita di vivere spogliati dei propri diritti. Ed è proprio quello che succede.

  3. Sottoscrivo in pieno ! Bisogna fare di tutto per annientare gli scagnozzi della cupola criminale che sta distruggendo il Paese !!!

  4. “non solo strillare “pace” non serve a nulla, ma in questa circostanza significa schierarsi dalla parte Usa/Nato.”

    Infatti! parlano di pace, fanno qualche manifestazione per la pace ma chi sventola quelle bandiere di pace intende solo una cosa: la russia ha aggredito, la russia deve uscire dall’ucraina e tutto teve tornare come prima ! stramaledetti guerrafondai …sono nient’altro che lupi travestiti da agnello.

  5. Fuori l’italia dalla Nato lo gridavo negli anni 70 ed 80. Lo grido ancora adesso, più forte e con voce ormai più roca. Lo gridavo da sinistra di quelli che sono sempre stati miei avversari politici, e che hanno cambiato molte volte nome, fino a snaturare completamente gli ideali che li avvicinavano a quella che era l’URSS… Lo grido ora forse da destra di quelli che ora hanno mostrato il volto di ipocrita partito antipopolare e servile a potentati economici. Che fa di noi quello che vogliono senza essere stato eletto (come al solito). Dico forse perchè anche nella cosiddetta destra non vedo un’identità significativa. Mi sono iscritto a controinformazione sperando che fosse realmente una fonte anti.mainstream, mentre in realtà è forse sempre più un riportare articoli da fonti ufficiali russe. E’ si una possibilità di venire a conoscenza di cose non ritrovabili facilmente per motivi o di censure o di barriera linguistica, ma non mi piace il tono così francamente propagandistico. Mi ha interessato il riferimento a quelli che sono i movimenti economici che non ci fanno conoscere, ma purtroppo Catalano mi sembra si sia dimenticato di citare le fonti promesse.

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