Il progetto di intesa euroasiatica ostacolato e sanzionato da Washington con sanzioni e minacce

di Luciano Lago
Come da tempo sostengono molti analisti, la possibilità per l’Europa di sottrarsi alla stagnazione economica ed al ricatto della declinante egemonia degli USA, deve essere vista nel realizzare una cooperazione con i poli di sviluppo euroasiatico, Mosca, Pechino, Bombay, gli unici che oggi presentano una crescita economica e strutturale che sarà dominante nei prossimi decenni.
Esiste però un terzo incomodo che è costituito dalla volontà di Washington di non permettere all’Europa di affrancarsi dalla dominazione atlantica e di sviluppare un proprio progetto di indipendenza economica, energetica e politica.
La strategia di Washington di impedire il costituirsi di legami euroasiatici ha puntato da tempo sull’agitare lo spettro artificiale della “minaccia russa” all’Europa ed successivamente sulla “minaccia cinese”. Questo ha di fatto impedito fino ad oggi una più stretta cooperazione dei paesi europei con le potenze euroasiatiche e le pressioni statunitensi si sono manifestate sotto forma di minacce e sanzioni.
La misura è diventata colma quando, per impedire il completamento della realizzazione del gasdotto Nord Stream 2, tra la Russia e la Germania, Washington è arrivato da ultimo a sanzionare le società tedesche inpegnate nei lavori di completamento dell’opera.
Il Nord Stream 2, è un progetto di gasdotto che si estende dalla Russia alla Germania e che, una volta completato, fornirà un mezzo sicuro per esportare il gas naturale russo nell’Europa occidentale, aggirando un’Ucraina ora instabile e unendo ulteriormente Russia ed Europa attraverso attività economiche reciprocamente vantaggiose.
Gli interessi speciali di Washington sono quelli di impedire la realizzazione dell’opera (per quanto sia ormai tardi per farlo) anche per vendere in Europa il gas scisto GNL prodotto negli USA che ha un costo di una volta e mezzo quello russo, ma soprattutto per impedire che la Russia e l’Europa costruiscano legami più stretti attraverso un’attività economica costruttiva. Si tratta di una strategia di lunga data per costringere l’Europa a considerare la Russia un nemico ed una minaccia che, secondo Washington, insidia l’Europa “libera e democratica” subordinata al potente alleato di oltre atlantico.
Come ironia della sorte, al fine di preservare la “libertà” dell’Europa, gli Stati Uniti hanno ora fatto ricorso a sanzioni e minacce per tutelare i propri interessi in Europa – e in Germania in particolare – per avere questa scelto liberamente di fare affari con la Russia. Questo modo di procedere non solo illustra pienamente la suprema ipocrisia che sta alla radice dell’attuale politica estera di Washington, ma minaccia anche di minare i legittimi interessi commerciali statunitensi che cercano – proprio come la Russia – di costruire legami economici costruttivi con aziende e nazioni in tutto il mondo.
Gli Stati Uniti considerano il progetto un rischio per la sicurezza dell’Europa e, per tale motivo apparente, il Congresso USA ha approvato una legge che imporrà sanzioni a qualsiasi azienda che aiuti la società di gas statale russa, Gazprom, a terminare un gasdotto nell’Unione europea.
Le sanzioni colpiscono società tedesche e francesi che sono all’opera nel mar Baltico per terminare il gasdotto e sono state definite una flagrante violazione delle regole internazionali ed una intromissione ingiustificata in quelle che sono scelte di politica energetica di esclusiva competenza dell’Europa ed in particolare della Germania.
In realtà, questa azione unilaterale di Washington rappresenta non soltanto una ingerenza USA nelle politiche degli stati europei e una misura di concorrenza sleale, ma molto di più. Gli USA hanno gettato la maschera ed hanno dimostrato con questo quale sia la loro prima preoccupazione: creare a tutti costi una frattura tra l’Europa e la Russia per evitare qualsiasi scambio di cooperazione che possa portare ad una area euroasiatica di scambi e di sviluppo economico integrato.
La presunta “minaccia russa” costituisce il perno della politica USA , la creazione guidata di un cuneo artificiale tra Europa e Russia che permette di mantenere i paesi europei nella rete della NATO, una alleanza che serve esclusivamente gli interessi americani.
La NATO è la giustificazione che consente l’immenso racket dovuto agli USA per la “protezione” accordata agli europei in funzione della minaccia russa. Un racket che si concretizza nei massicci acquisti di armamenti americani che vanno a ingrassare i profitti dell’enorme macchina dell’apparato industriale militare USA.

Un racket che beneficia Wall Street e le grandi corporation USA che alimentano i loro fatturati con le guerre condotte dagli USA in Medio Oriente come in Asia ed in altri luoghi della terra, Dove c’è guerra c’è profitto per Wall Street. Gli interventi militari creati da gli USA e dalla NATO, a partire dalla guerra contro la Serbia, l’Iraq , l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, hanno creato enormi disastri ma hanno consentito all’apparato militare e industriale USA (e quindi a Wall Street ) di maturare enormi profitti. Questa è la vera giustificazione dell’esistenza della NATO, del suo continuo allargamento e della presa di Washington sull’Europa.
Normale quindi che gli USA agitino la “minaccia russa” ed adesso la “minaccia cinese” per assicurarsi continuità nella NATO, nelle guerre e nei profitti di Wall Street. I giganteschi interessi della macchina bellica USA spingono tutta la politica americana, a prescindere da chi occupi la Casa Bianca, di quale partito sia e questo spiega perchè la politica estera USA non cambi e diventi sempre più aggressiva.
Dietro la retorica della democrazia o delle nozioni di “pace globale, stabilità e progresso”, si celano i veri interessi delle grandi corporations americane, quelli che sospingono la dirigenza di Washington a proclamare unilateralmente che il progetto Nord Stream 2 è un rischio per la sicurezza – sebbene in contraddizione con le stesse valutazioni di Berlino su questi presunti rischi. Sarebbe questo un compito esclusivo della Germania valutare se ci siano questi rischi e l’intromissione degli USA, in evidente conflitto di interessi, per la necessità di mantenere un mercato per il suo gas GNL, molto più caro e meno competitivo di quello russo.

L’amministrazione Trump teme che il gasdotto rafforzerà la presa della Russia sull’approvvigionamento energetico dell’Europa e ridurrà la propria quota del redditizio mercato europeo del gas naturale liquefatto americano.
Gli strateghi della Casa bianca non hanno però calcolato che questa politica di racket e di sfacciata protezione imposta, nel lungo termine andrà a produrre reazioni molto negative che già iniziano ad affiorare, soprattutto in Germania ma non solo.
L’insofferenza per l’incapacità di Washington di rispettare gli interessi degli altri paesi, quando sono in contrasto con i propri, è divenuta ormai evidente e la politica di continue provocazioni per mantenere uno stato di tensione latente con Mosca non è più così scontata. Per questo motivo le sanzioni, estese come non mai contro tutti, serviranno solo ad accelerare il declino generale dell’America.
La profezia di Putin, che gli USA si sarebbero isolati, si sta avverando.
Inoltre le sanzioni a metà del mondo industriale, otterranno solo l’effetto che gli affari industriali ed energetici si faranno sempre di più in una valuta diversa dal dollaro = de profundis per l’egemonia americana.
I tempi cambiano….l europa vuole essre indipendente dagli usa e a questi ultimi nn va giu per evidenti interessi certo l europa deve ancora crescere e ci vorranno anni ma e giusto ke anke l europa possa svilupparsi
Nel modo ke meglio crede certo la nostra societa e molto molto complessa ke basarsi solo su un analisi benke io ammiro e stimo
Gli stati uniti come se fiossero
La mia prima nazione penso ke europa stati uniti russia cina dovrebbero creare una economia emogenea assieme e nn lasciare tt nelle mani di una nazione mi piange il cuore dire questo ma dobbiamo unire il mondo nn dividerlo e questo avviene solo collaborando assieme e penso ke gli usa hanno imboccato la strada giusta e sicuramente hanno molta piu esperienza in politica estera
di cognome fai Rothchild ?
Io non credo che avere economie “separate” con scopi diversi e monete sovrane debba essere visto essenzialmente come una minaccia. La “biodiversità” economica industriale andrebbe promossa