Il gioco sporco di Riyadh contro Iran e Hezbollah

Il giornale israeliano Haaretz scrive una lunga analisi in cui sostiene che “l’Arabia Saudita sta aprendo un nuovo fronte contro l’Iran e vuole che Israele faccia il gioco sporco” in Libano contro Hezbollah.

Secondo il quotidiano, il regno saudita sta cercando di spostare il campo di battaglia con l’Iran dalla Siria al Libano, con il rischio di innescare una reazione a catena. Secondo Al Shapiro, ex ambasciatore americano in Israele ai tempi di Barack Obama, l’Arabia Saudita potrebbe voler spingere gli israeliani in una guerra con l’Iran e il movimento della resistenza islamico libanese Hezbollah.
Il rischio è che questi ultimi rispondano alla crisi innescata dalle dimissioni del premier Saad Hariri cercando l’escalation militare con Israele, in modo da unire dietro di loro il paese. Per questo Shapiro esorta Israele a non farsi manovrare dai sauditi.

Saad Hariri, il primo ministro libanese dimessosi dal suo incarico l’altra settimana da Rijad, aveva sempre affrontato una situazione difficile e senza uscita, cercando di svolgere il suo ruolo nel contesto delle pressioni costanti da parte della Monarchia saudita e degli USA sul paese. “La sua uscita, divenuto ostaggio dei sauditi, annuncia quello che è l’ultimo giro di vite di tensioni tra l’Arabia saudita e l’Iran che si ripercuote su tutta la regione con importanti conseguenze per Israele”, scive il giornale.

Hariri è già di per se un personaggio ambiguo ed una personaltà combattuta ma di fatto esiste un’altra forza che lo ha senmpre pressionato nello svolgimento del suo ruolo: i suoi sponsor dell’Arabia Saudita che hanno spempre fatto leva sulla minoranza sunnita nel Libano, un paese multiconfessionale con un sistema politico sopravvissuto alla guerra civile.

Tuttavia le pressioni saudite hanno puntato su un appoggio finanziario condizionante  circa gli interessi economici del suo gruppo di società di famiglia. Harriri non poteva muoversi verso la destra o la sinistra senza l’appoggio dell’Arabia saudita, nè poteva rifiutare le loro pressioni per farlo ritornare il Libano come primo ministro.
In pratica Hariri era l’uomo di fiducia di Rijad in Libano e doveva muoversi con molta cautela.

Saad al-Hariri ex primo ministro libanese

Dov Zakhiem, alto funzionario del Pentagono dell’era Reagan, sottolinea intanto su Foreign Policy che gli stretti legami fra il presidente americano Donald Trump, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman lasciano intendere una pianificazione comune, probabilmente un piano per far pressione sull’Iran.

Il fatto nuovo è costituito dal successo militare del regime di Assad in Siria quello che di fatto sta creando una nuova situazione nello scenario medio orientale. E questa situazione, scrive Haaretz, è apparentemente la ragione che spiega  i numerosi raid israeliani contro depositi e convogli di armi di Hezbollah in Siria. In queste circostanze aumentano i rischi di incidenti che vadano fuori controllo. Se Riad “soffia deliberatamente sul fuoco” il pericolo diventa “tangibile”, sottolinea il quotidiano.

Fonti: Pars Today    Haaretz

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