Il conflitto in Siria arrivato nella sua fase finale
di Luciano Lago
PompeoIl capitolo finale della guerra in Siria non è stato ancora scritto ma, quando si analizza quella che era la situazione della Siria circa due anni e mezzo fa, rispetto a quella che è la situazione attuale, il cambio verificatosi nella correlazione di forze è visibile, indubitabile, un cambiamento che favorisce il governo siriano di Bashar al-Assad, ed in questo è stato decisivo l’appoggio delle forze aerospaziali russe, così che tale cambiamento fa balenare la prospettiva di un definitivo trionfo della Repubblica Araba Siriana nella eliminazione dei gruppi terroristici sostenuti dall’estero.
Si è intensificata negli ultimi due anni l’offensiva dell’Esercito Siriano per eliminare totalmente le forze mercenarie terroriste e si è recuperata la sovranità siriana di quasi tutto il suo territorio, così come è stata sbaragliata la forza mercenaria sostenuta da USA e Arabia Saudita con i loro alleati (Francia, Qatar, Turchia e Regno Unito).
L’intervento russo ha segnato la svolta fondamentale nella guerra che ha cambiato l’equilibrio delle forze sul campo. Questo mutato rapporto di forze, in particolare sta dando un chiaro segnale a USA e Israele che poco tempo fa, per bocca dell’allora ministro della difesa Lieberman, avevano dichiarato che il trionfo di Assad è ormai indiscutibile e che bisogna mantenere la tensione fra Israele e la Siria in una situazione mutata dove Israele non solo teme l’avanzata dell’esercito siriano ma soprattutto teme l’avanzata dell’asse della resistenza (Siria-Hezbollah-Iran) e tutto quello che implica il consolidamento di una asse che parte dall’Iran e termina fino al mar Mediterraneo.
Le rilevazioni sul campo indicano come il recupero di tutti i territori siriani sia dovuto alla forza ed alla determinazione dei combattenti siriani ed alla resistenza del popolo siriano, dopo quasi 8 anni di guerra, oltre che all’aiuto sostanziale e indispensabile delle forze russe, di Hezbollah e delle milizie popolari. La Russia ha svolto un ruolo essenziale come potenza mondiale e come potenza che si è radicata nella zona e ha saputo fronteggiare gli USA e Israele, quelli che sono stati i paesi a sostegno del piano terroristico, assieme all’Arabia S. e che hanno svolto il ruolo di finanziatori e organizzatori dell’aggressione alla Siria, sono esattamente le potenze che hanno dato l’avallo a tutto il piano terroristico di destabilizzazione della Siria.
Le discussioni che potranno tenersi a livello diplomatico tra la Russia e gli USA sono di alta politica ma il vero peso della guerra è stato sopportato dal popolo siriano, dal suo esercito, assieme con l’appoggio delle milizie di Hezbollah, dell’Iran e delle altre forze della resistenza. Il tributo di sangue pagato è stato altissimo e, sebbene non ci sia un dato preciso, questo non è inferiore alle 500.000 vittime del conflitto, oltre a migliaia di feriti, mutilati ed immani distruzioni nel paese.
Oggi non si discute più sul fatto del cambio di governo a Damasco o se Assad deve andarsene ma su una nuova costituzione in Siria e sulla ricostruzione del paese. Sarà il popolo siriano a decidere del suo futuro e non le grandi potenze.
Il conflitto in Siria ha rappresentato una grande sconfitta per gli Stati Uniti e per Israele che hanno visto infrangersi i loro piani di spartizione del paese arabo e hanno dovuto subire il fallimento della loro politica di aggressione e di sopraffazione.
Attualmente, per fronteggiare questa situazione e minimizzarne gli effetti, si sono mobilitati gli esponenti del gruppo di potere USA, i neocon, da Mike Pompeo a John Bolton, con visite nelle capitali alleate degli USA e con riunioni al fine di disegnare un nuovo piano di destabilizzazione, questa volta contro l’Iran, e una politica di aggressione condotta da USA Israele e Arabia S., quella che si può definire la vera triade del male, che ha come obiettivo contrastare l’asse della resistenza, fortificare il regime sionista mantenendo la sua impunità per i suoi crimini, mettere sotto pressione l’Iran, ottenere guadagni economici dalla nuova situazione della regione.

Un strategia destinata a creare nuovi piani di destabilizzazione non solo contro l’Iran ma anche creare nuove operazioni di “false flag” come già si sono verificati contro obiettivi interni all’Iran, il Parlamento Iraniano e al mausoleo di Khomeney.
Da questi personaggi ci si possono aspettare soltanto nuove guerre, provocazioni e minacce e non può non preoccupare il gran pericolo che rappresenta questa triade (USA-Israele-Arabia Saudita) per tutto il mondo. Il carattere sanguinario della monarchia saudita è già emerso in tutta la sua crudezza con l’omicidio Khasoggi e il mondo ha dovuto aprire gli occhi, alla fine dopo un lungo oscuramento, sui crimini commessi da questo paese, responsabile in particolare del genocidio nello Yemen.
Tuttavia la sconfitta dei piani USA in Siria porta delle conseguenze impreviste che modificano il panorama degli equilibri internazionali. Ne sono la prova il rifiuto dei grandi paesi emergenti, dalla Cina all’India ed alla Turchia, di assoggettarsi alle direttive statunitensi in tema di sanzioni e la ricerca di un nuovo assetto multilaterale.

Non è un caso che, l’uscita unilaterale di Washington dall’accordo nucleare con l’Iran, le sanzioni e le continue minacce contro il paese persiano e chi lo sostiene, contrariamente all’obiettivo che perseguivano, hanno di fatto causato l’isolamento di Washington e gli Stati Uniti stanno cercando in ogni modo di condurre una guerra psicologica contro la Russia, l’Iran e i paesi che non si piegano al dominio statunitense. Una campagna di propaganda basata sulle falsificazioni che rivela in realtà la loro frustrazione nel vedere che altri paesi non vogliono assoggettarsi alle sanzioni decise dagli USA, mentre continuano a cooperare con l’Iran ed a sviluppare ancora di più l’interscambio con Teheran. Dalla Cina alla Turchia all’India e alla stessa Unione Europea si dimostra sempre maggiore insofferenza verso i diktat di Washington.
L’Impero USA ha iniziato la sua fase di declino, perde il controllo delle sue vecchie aree di influenza e reagisce in modo rabbioso, con minacce e provocazioni, mentre nuovi scenari imprevedibili si prospettano sull’arena mondiale.