Gli USA chiedono alla Siria di deporre Assad e di consegnare il paese ad Al Qaeda

di Luciano Lago

Gli Stati Uniti, tramite il segretario di Stato John Kerry, hanno inviato un “avviso” al Governo siriano per cui si aspettano di vedere al 1° di Agosto l’inizio di una transizione che metta fuori dal potere l’attuale presidente Bashar al-Assad e che permetta l’entrata nel governo di Damasco dei gruppi di Al Nusra e di Jaish al-Fatah (esercito della conquista) e delle altre organizzazioni terroristiche che hanno seminato morte e distruzione nel paese.

In difetto di questa che sarebbe una vera e propria capitolazione, richiesta al Governo di Damasco, gli USA minacciano di aprire una “nuova fase” nel conflitto (il piano B) che condurrebbe ad un coinvolgimento diretto delle forze USA e di quelle saudite e turche che si sono dichiarate pronte ad appoggiare un intervento di terra.

Questa è la sostanza della posizione di Washington che consiste nel richiedere una “resa” dell’Esercito siriano in modo da permettere un cambio di regime che porti, esattamente come in Libia, al governo del paese arabo i gruppi radicali islamici sostenuti da Arabia Saudita e Turchia.
Gli USA sanno bene che non esistono i “ribelli moderati” visto che anche gli ultimi miliziani, addestrati dagli istruttori della CIA, si sono  integrati con il Fronte AL Nusra (ramo di Al Qaeda)  e gli altri gruppi integralisti, nelle cui mani sono finiti i lanciamissili antiaerei sofisticati, consegnati tramite l’Arabia Saudita, che mettono in allarme per un loro possibile utilizzo contro aerei di linea (come già avvenuto nel Sinai). Vedi: Ribelli armati dagli USA consegnano mezzi e munizioni ai Jihadisti

La transizione politica richiesta da Washington in Siria è analoga a quella che ha prodotto il caos e la destabilizzazione di questi anni in Iraq, in Libia ed è quanto gli USA vogliono che si verifichi in Siria, per compiacere il fedele alleato saudita che da anni sponsorizza, come è noto, i gruppi radicali ed oltranzisti wahabiti e salafiti in tutto il Medio Oriente.

Il fatto che questi gruppi, una volta saliti al potere, instaurino la Saharia (legge islamica) e procedano con le mattanze dei propri avversari e della popolazione civile appartenente a confessioni giudicate eretiche (sciiti, cristiani, drusi, ecc.) non è questione che viene considerata da Washington così come non è stata considerata in Libia ed in Iraq dove vengono alla luce decine di fosse comuni, mano a mano che le zone vengono riconquistate dall’Esercito iracheno.

Sarebbe necessario chiarire quale sia il diritto di Washington di determinare il destino di un paese sovrano che si trova a d migliaia di Km. dalle proprie coste ma questo non è stato spiegato dal segretario John Kerry che funge da portavoce delle centrali di potere di Washington, di Rjiad e di Tel Aviv, quelle che puntano alla distruzione ed allo smembramento della Siria, dopo 5 anni di guerra e 450.000 vittime calcolate.
La richiesta di Washington è palesemente illegale e viola il diritto alla sovranità di uno Stato membro delle Nazioni Unite che combatte da 5 anni contro i gruppi terroristi diretti dall’esterno. Un chiaro esempio di come viene calpestato  dagli USA il diritto internazionale senza alcuna reazione dai paesi europei che avrebbero dovuto esserne garanti.

Il governo USA, assieme alla Gran Bretagna e alla Francia, ha la responsabilità di aver sostenuto ed armato in questi anni i gruppi terrorosti radicali infiltrati in Siria ed è strettamento alleato dell’Arabia Saudita, del Qatar e della Turchia, paesi che non hano mai smesso di addestrare ed armare un esercito di mercenari introdotti in Siria. In questo momento gli USA stanno proteggendo apertamente i circa 10.000 miliziani di al Nusra che si trovano dentro e fuori Aleppo, molti arrivati dalla Turchia nei giorni scorsi, per evitare che la città cada del tutto nelle mani dell’Esercito di Damasco, fatto che segnerebbe la sconfitta definitiva delle milizie patrocinate da Washington e dai suoi alleati.

La situazione in Siria rischia di portare ad uno scontro diretto fra Stati Uniti e Russia, visto che Mosca dispone di ingenti forze aereonavali e terrestri in Siria e, al punto in cui si è arrivati, non ha dimostrato alcuna intenzione di abbandonare l’alleato siriano che, assieme all’Iran, è strettamente parte dell’asse di resistenza (Siria-Iran- Hezbollah).

Si tratta ormai di una lotta contro il tempo determinata anche da motivi interni negli Stati Uniti dove si sta svolgendo un contrasto tra le varie fazioni come l’Amministrazione di Obama che è contraria ad un intervento diretto USA, il Pentagono e la CIA su posizioni contrastanti per decidere la linea di intervento in Siria, con i senatori neocons e la lobby sionista impazienti di “dare una lezione” alla Russia.
Gli Stati Uniti e Israele non vogliono rinunciare al piano di divisione e balcanizzazione del Medio Oriente che perseguono fin dagli anni ’90 e che ha subito in Siria una batuta d’arresto, grazie all’eroica resistenza dell’Esercito e della popolazione siriana che sono riusciti a fermare l’aggressione..

Dall’altra parte l’Iran apoggia con sempre un maggiore numero di consiglieri militari e reparti scelti l’alleato siriano perchè Teheran è consapevole che, una volta caduta la Siria, il prossimo obiettivo degli USA sarebbe l’Iran, come dichiarato da esponenti conservatori del Congresso USA e da entrambi i candidati presidenziali.
A sua volta la Russia ha fatto della Siria una questione legata alla propria sicurezza nazionale, per i possibili pericoli che deriverebbero da una espansione del jihadismo wahabita e salafita che rischierebbe di contagiare anche i propri territori del Caucaso, abitati da circa 23 milioni di mussulmani.

Nei prossimi mesi si giocherà la partita definitiva che non riguarda soltanto la Siria ed il Medio Oriente, come qualcuno pensa, ma al contrario riguarda da vicino anche la sicurezza dell’Europa che sarebbe messa in serio pericolo con una caduta della Siria nelle mani di un regime islamico salafita.

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