Gli Stati Uniti vogliono che l’Australia, il Regno Unito e la Francia installino truppe nella zona settentrionale della Siria


Gli Stati Uniti stanno discutendo con i loro alleati il ​​Regno Unito, la Francia e l’Australia, per contribuire a creare una zona cuscinetto di 32 km tra le forze turche e curde in Siria, mentre Washington sta progettando di ritirarsi dal Paese, riporta The Wall Street Journal, citando fonti anonime alla Casa Bianca.

Secondo un’altra fonte, un diplomatico europeo senza nome, gli Stati Uniti stanno discutendo sulla questione, ma hanno sottolineato che nessuno degli stati ha finora accettato di assumere tale ruolo.
Il giornale ha osservato che Washington vuole minimizzare i possibili inconvenienti del suo ritiro dalla Repubblica Araba mentre adempie l’ordine del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. La misura dovrebbe anche impedire una potenziale rinascita di Daesh * in seguito alla ritirata degli Stati Uniti.

Dopo una conversazione telefonica con Donald Trump, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che Ankara creerebbe una zona sicura di 32 chilometri nel nord della Siria, separandola dai curdi. Il portavoce di Erdogan ha successivamente elaborato che la zona di sicurezza sarebbe controllata da Ankara.

L’idea è stata originariamente proposta da Trump, che ha minacciato su Twitter di “devastare” l’economia della Turchia se Ankara avesse attaccato le forze curde alleate degli Stati Uniti in Siria. In risposta, la Turchia ha detto che potrebbe “rimanere affamato, senza cibo e acqua”, ma combatterebbe ancora i terroristi.

Nel dicembre 2018, Trump ha dichiarato la vittoria su Daesh * in Siria e ha annunciato il ritiro delle truppe americane attualmente dispiegate nella Repubblica Araba. Trump, tuttavia, ha sottolineato che vuole proteggere gli alleati curdi degli Stati Uniti, mentre gradualmente allontana le truppe dal paese. Le sue dichiarazioni arrivarono sulla scia di Erdogan che annunciava una nuova operazione militare in Siria a est dell’Eufrate, mettendo probabilmente a rischio i kurdi siriani.

Il portavoce di Erdogan ha detto che è stato un “errore fatale” equiparare i curdi siriani con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che Ankara considera un’organizzazione terroristica, e con il PYD [Partito kurdo democratico dell’Unione] / YPG [Kurdish People’s Protection Unità], che la Turchia ritiene essere affiliata al PKK.

Fonte: Al Masdar News

Traduzione: Alejandro Sanchez

4 thoughts on “Gli Stati Uniti vogliono che l’Australia, il Regno Unito e la Francia installino truppe nella zona settentrionale della Siria

  1. Da quando è iniziato il conflitto in Siria la Francia ha mandato in Siria migliaia di suoi terroristi islamici , per fortuna tanti sono stati catturati o uccisi dall’esercito Siriano e russo

    1. per fortuna e anche capacità

      e per fortuna ci sono persone come Maurizio Blondet: da leggersi questo suo articolo che purtroppo ci riguarda; a Milano c’è il centro cia/mossad/wahhabita/saudita di viale Jenner che nemmeno Salvini chiude. E si continua a scrivere e parlare di terroristi “islamici” …

      ” La Francia si riprende i suoi terroristi
      Ogni giorno un nuovo scandalo sorge dagli armadi chiusi e dagli arcana imperii di Parigi. Per esempio: sconfitti in Siria, catturati dalle forze curde sostenute dagli Usa nel Nord della Siria e Irak, 134 combattenti jihadisti hanno esibito la nazionalità francese e chiesto di essere rimpatriati. Il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, ha annunciato in tv che li accoglierà: “Sono francesi prima di essere jihadisti”. Con questa incredibile frase, lo Stato francese ammette che i jihadisti in Siria ce li ha mandati lui. Li considera cittadini meritevoli, molto più di quanto consideri i Gilet Gialli (che ordina agli agenti di trattare come nemici). Si capisce: i jihadisti li ha arruolati, selezionandoli tra gli spostati delle banlieues di lontana origine algerina, marocchina o tunisina. Ricordate? La storia di questi giovani per lo più delinquenti comuni, bevitori, che mai digiunavano nel Ramadan, magari persino frequentatori di locali gay, che d’improvviso in carcere ”si radicalizzano” ed appena rilasciati partono per abbattere Assad. Sono tanti. Dei tremila combattenti “europei” nelle fila del terrorismo islamico in Siria e Irak, i “francesi” (o anche belgi) sono un terzo, dicono i media. Ma secondo i russi, sono molti di più quelli che Parigi starebbe per rimpatriare: 2280.
      Una legione di guerriglieri, quelli di cui il ministro Laurent Fabius, ai tempi di Hollande, diceva: “Sul campo, Al Nusra fa un buon lavoro”, un bon boulot. Erano persone eminentemente spendibili. Certe volte tornavano dai campi della lotta jihadista in Siria e commettevano attentati in Francia e in Belgio, o più precisamente certi attentati erano attribuiti ad alcuni di questi reduci, immediatamente uccisi durante la cattura.
      Tipico il caso del fratelli Kouachi che lasciano il documento d’identità sull’auto con cui sono fuggiti dopo la strage di Charlie HEbdo; Mehdi Nemmouche, che uccide con precisione professionale due agenti del Mossad nel centro di Bruxelles, più soldato che eseguiva un comando che terrorista islamico.. O un ritenuto agente francese, Mohamed Merah, a cui viene attribuito un eccidio in una scuola ebraica, che lui ha avuto il tempo di negare, prima di essere ucciso: strano terrorista islamico, Merah nel 2010 era andato in Israele. dove, alla frontiera l’avevano lasciato passare, nonostante avesse un passaporto dell’Algeria: paese con cui Israele non ha rapporti diplomatici, e Dio sa quanto è facile che ti lascino passare le guardie di frontiera di Israele. Oppure Salah Abdeslam, unico sopravvissuto della strge del Bataclan e dello Stadio di Parigi, 15novembre 2015, che nel quartiere di Moleenbeck a Bruxelles era noto come ragazzo di vita nei bar omosessuali. O Amedi Coulibaly, che subito dopo la strage di Charlie Hebdo, irrompe armato in un supermercato Kosher nel centro di Parigi, uccide quattro persone e viene trucidato da una gragnuola di colpi mentre esce, già ammanettato.
      La sporca storia dei francesi contro Assad
      Giovanissimi che hanno fatto qualcosa di male nella vita, che finiscono in carcere e che qualche buon samaritano”islamico”, un “religioso” e autorevole, proprio in carcere, convince a mettersi sulla retta via a riscattarsi con l’azione e anche un buon salario. In Siria.
      Cose strane spuntavano a volte durante la guerra jihadista in Siria. Come un titolo del Telegraph del 5 marzo 2012:
      120 French Officers & Troops Supporting Syria Rebels Captured
      Tredici ufficiali francesi “catturati dall’esercito siriano”
      Tredici ufficiali francesi sono stati catturati dalle forze siriane ad Homs, secondo il quotidiano Daily Star, con sede in Libano, il primo canale di informazione mainstream a riferire sulle voci di truppe occidentali sul terreno.
      “Essi sarebbero parte di un più grosso contingente di 120 parà che affiancano i jihadisti”. Parigi dapprima smentì’, poi un ammiraglio ammise che si trattava di “ex legionari” e infine quando il governo Assad li rimandò in patria, essi furono ricevuti all’aeroporto dal ministro della difesa Jean-Yves Le Drian. Nell’ottobre dello stesso 2014, sono i giornali americani a dare la notizia che un jihadista francese di nome David Drugeon è stato ucciso “da un drone statunitense” perché guidava la fazione Khorassan di Al Qaeda. Esperto di eplosivi, reclutatore per Al Qaeda, agente infiltrato secondo gli stessi giornali americani: palesemente un soldato in operazione, nemmeno islamico. Ma perché allora gli americani l’hanno eliminato con un drone e hanno voluto farlo sapere? Non sono forse uniti americani e francesi contro il regime di Assad? Non stanno battendosi per lo stesso fine? Chi lo sa. Sappiamo però che Drugeon è stato ucciso dagli americani, per loro ammissione, ad ottobre. Ma nel maggio precedente Mehdi Nemmouche aveva ucciso due agenti del Mossad, marito emoglie, entrando nel museo ebraico di Bruxelles. Vero professionista, dopo l’esecuzione a colpi di kalashnikov era uscito senza essere notato ed aveva preso un pulmann con cui è arrivato a Marsiglia, 800 chilometri più a Sud, dove si è consegnato alla polizia francese. Nel borsone ha il kalashinikov, un revolver calibro 38, una maschera antigas e una telecamere da GoPro da pochi soldi che s’è applicato sul petto per riprendere i suoi omicidi; più precisamente, per comprovarli. Comprovarli a chi, se non ai suoi superiori? A ciò segue, il 7 gennaio, la strage di Charlie Hebdo: due freddi professionisti anche lì. I primi ad identificati come i fratelli Kouachi sono la catena televisiva i24 (l’equivalente israeliano di SkyNews 24), la quale ha annunciato che i due assalitori erano francesi di origine algerina fin dalle ore 15, molto prima di tutti gli altri media; e il sito JSS, un web magazine ebraico che dà notizie in francese (JSS sta per il nome del fondatore, Jonathan Simon Sellem) dà addirittura i nomi dei due ricercati franco-algerini, prima che lo facciano i media francesi. Dopo di che, sull’auto che i due hanno abbandonata appare effettivamente la carta d’identità di uno dei due. Le tv possono anche fornire un video dove si vedono i due, in strada dopo la strage, che uccidono altri agenti. Un video ripreso dall’alto, dal tetto: e chi lo ha girato? “Amchai Stein vicedirettore della tv israeliana Channel 1 da un tetto “, dicono le prime informazioni. Poi la notizia scompare ed autore del video si dichiarerà tale Martin Boudot, giornalista di agenzia. Ma nel video di Stein o Boult, si vede benissimo che c’era anche un altro operatore, che riprende più in basso da un balcone: chi era? Mai saputo.

      https://www.maurizioblondet.it/il-nuovo-scandalo-che-travolge-macron/?fbclid=IwAR0ZFhcmN8_aUs_umj9K52ayg3NIZ9c6iBgJIf9Hlo0Y8RAcq9hC8KpetMU

  2. Cioè, le dichiarazioni delle suddette nazioni occidentali si traducono nell’intenzione di voler ufficializzare il connubio (esistente dall’inizio della guerra in Siria) tra le loro truppe ed i loro mercenari terroristi in Siria?

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