Gli esponenti dell’Unione Europea assecondano il piano bellico degli USA dal M.O. all’Ucraina
di Luciano Lago
Mentre i telegiornali danno notizia della decisione di Obama di procedere negli attacchi aerei contro le postazioni dell’esercito terrorista dell’ISIIS (Stato Islamico della Siria e del Levante) per evitare il genocidio delle minoranze cristiane, sciite e di altre confessioni presenti nell’area (già in fuga massiccia per sfuggire al massacro), un sacerdote cristiano maronita, Padre Paul Karam, attualmente il direttore della Caritas in Libano, il quale ha a suo carico gli sforzi per l’assistenza all’enorme numero di rifugiati siriani presenti in quel paese (calcolati in 1 milione e 600 mila), ha rivolto un appello alle potenze occidentali (USA, Francia e Regno Unito) perché queste cessino il sostegno militare, l’addestramento ed il finanziamento a favore dei gruppi terroristi che operano in Siria e che sono in buona parte sconfinati in Iraq.
Inoltre il religioso ha chiesto ai governi europei di far interrompere il flusso di volontari (se ne contano a migliaia) che arrivano dai paesi europei per arruolarsi nell’Esercito dei Jihadisti che combattono in Siria per rovesciare il regime di al- Assad. Una spirale di sangue, di guerra e di terrorismo che si va espandendo nella regione e che ha portato al disastro umanitario della popolazione siriana.
Questo appello (che non è il solo da parte di esponenti religiosi delle Chiese d’Oriente) stride con il tono trionfalistico di certi giornali europei che salutano come una “giusta decisione” quella degli Stati Uniti di contrastare con i bombardamenti l’avanzata degli Jihadisti islamici del ISIIL: come a voler occultare che gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali sono esattamente quelle potenze che hanno fornito le armi, gli equipaggiamenti e, in molti casi, anche l’addestramento, dei gruppi takfiri jihadisti che operano in Siria, in Libano ed attualmente sono confluiti in Iraq.
Sono gli stessi Stati Uniti ed i loro alleati che non hanno mosso un dito mentre le minoranze cristiane in Siria, in particolare ad Homs ed a Maluula, venivano perseguitate e massacrate dai miliziani Jihadisti i quali hanno anche distrutto e bruciato le Chiese ed asportato le reliquie religiose presenti all’interno, oltre a sgozzare e massacrare i cristiani rimasti che non accettavano di convertirsi all’Islam.
Il piano degli USA e di Israele era quello di rovesciare il regime di Assad a qualsiasi costo e per questo, assieme alla Monarchia Saudita, il fido alleato dell’Occidente, hanno provveduto a costituire ed addestrare un esercito di mercenari, lautamente pagati con denaro fornito da Ryad, per effettuare attacchi terroristici, sabotaggi, assassinii di esponenti siriani e diffondere il terrore fra la popolazione in modo che questa si rivoltasse contro “il tiranno Assad”. Il tutto abilmente mascherato dai media occidentali come “rivoluzione popolare” per “ottenere democrazia” e rovesciamento del tiranno. Avevano però sottovalutato la capacità di resistenza dell’esercito Siriano e della stessa popolazione, abituata ad un sistema sociale laico, tollerante delle libertà religiose e che aborriva l’integralismo oscurantista dei gruppi jihadisti.
Adesso sotto la pressione internazionale, pur essendo riluttante ad intervenire (sembra certo che l’avanzata jihadista sunnita verso l’Iraq fosse in buona parte nei piani Americani per destabilizzare il paese e provocare la caduta del governo di Al Maliki, troppo vicino agli iraniani) Obama si è deciso a “salvare la faccia” con un limitato intervento di bombardamento dal cielo.
I patriarchi religiosi cristiani delle Chiese d’Oriente sanno bene quali siano le responsabilità dell’amministrazione statunitense e dell’Occidente che hanno alimentato questa guerra ed hanno armato e supportato i peggiori fanatici islamisti salafiti e wahabiti, imbevuti di una pseudo ideologia religiosa integralista ispirata dall’Arabia Saudita, il più retrogrado e dittatoriale stato arabo, tanto amico, alleato ed in grandi affari con i leaders occidentali, da Obama ad Hollande e Cameron.
Il piano americano e di Israele, neanche tanto nascosto, era quello di ridisegnare la geografia dell’Iraq (così come avrebbero voluto fare in Siria) dividendo il paese in tre stati: uno curdo al nord, uno sunnita al centro ed uno sciita al sud. Tutto per spezzare ogni influenza dell’Iran (il principale nemico tanto di Israele che degli USA e dell’Arabia Saudita) che nella regione aveva preso piede grazie alla forte presenza di una maggioranza di popolazione di fede sciita nel paese arabo. Un piano cinico e diabolico i cui effetti, con molta probabilità stanno anche sfuggendo di mano a chi lo ha architettato.
D’altra parte qualcuno lo aveva detto: il terrorismo è un mostro che prima o poi finisce per mordere la mano di chi lo ha alimentato ed utilizzato per i suoi sporchi fini.
Il grande inganno della propaganda degli strateghi neocon americani ed israeliani, è quello di presentare uno scenario di una presunta guerra dell’Occidente contro l’Islam, ove Israele si dovrebbe considerare l’avamposto avanzato dell’Occidente in Medio Oriente e le forze americane come le uniche in grado di fermare l’aggressività dell’Islam.
In pratica una proiezione sul campo delle teorie di Huntington relative allo “Scontro di civiltà” tra l’Occidente e l’Islam che precede quello prossimo successivo tra l’Occidente e la Cina, ove per Occidente si deve intendere l’Alleanza Atlantica tra Europa Stati Uniti Canada con le sue appendici di Australia e Nuova Zelanda.
Niente di più falso e sbagliato in quanto l’integralismo islamico di matrice salafita e wahabita risulta alimentato e cinicamente utilizzato proprio dalle potenze occidentali e da Israele ai fini strategici di soffiare sul fuoco delle divisioni confessionali tra sunniti integralisti e mondo sciita rappresentato dall’Iran e dai suoi alleati: la Siria e gli Hezbollah del Libano. Questo confermato dall’alleanza di ferro tra Occidente ed il massimo paese arabo integralista ed intollerante che è l’Arabia Saudita oltre a Qatar e le altre petro monarchie del Golfo.
Bisogna considerare che il vero scontro attualmente è tutto interno all’Islam tra le confessioni sunnite e wahabite integraliste ed il fronte sciita che vede nell’Iran il massimo difensore di queste comunità sciite ed alawite , sparse nei vari paesi arabi.
Si tratta di uno scenario di neo colonialismo da parte degli USA e di Francia e Gran Bretagna che sono interessati a consolidare la propria egemonia sull’area strategica del Medio Oriente impedendo il risorgere di regimi nazionalisti e laici arabi che potrebbero riprendere le tematiche di Nasser o di Gheddafi dell’emancipazione del mondo arabo dal dominio finanziario, politico e militare dell’Occidente. Questo il vero pericolo paventato negli uffici degli strateghi di Washington, Londra e Tel Aviv. Questo spiega l’accanimento nel cercare di ottenere il rovesciamento di Bashar al-Assad in Siria, l’ultimo regime nazionalista e socialista (partito Baath) rimasto nel Medio Oriente. L’unico capo di Stato che, fra l’altro, ha resistito saldamente alll’aggressione orchestrata dall’Occidente e che si è recato al monastero cristiano, lui un mussulmano alawita, a confortare i monaci che avevano subito l’aggressione ed il saccheggio nella comunità cristiana di Malula.
La questione Medio Orientale è strettamente collegata alla situazione della Russia, considerata il principale antagonista da parte di Washington che impedisce, con il suo sostegno militare ed economico, il tracollo dei regimi avversi agli interessi americani, dalla Siria all’Iran ed il consolidamento dell’egemonia americana e britannica sullo scacchiere medioorientale ed anche europeo.
Questo spiega l’attacco che è stato portato alla Russia in Ucraina attraverso l’acquisizione pilotata, con un golpe, che è stato di fatto un colpo di mano di una strategia portata avanti da diversi anni (abbiamo investito in Ucraina 5 miliardi,si era l’asciata sfuggire la Victoria Nuland, esponente dell’amministrazione Obama).
La questione Ucraina è direttamente collegata con la strategia degli Stati Uniti di accerchiare la Russia, sottrargli i paesi chiave per asfissiarla con le basi NATO vicine ai suoi confini e ridurne la potenzialità di super potenza , le ambizioni di Putin di porsi (assieme alla Cina ed ai paesi del gruppo dei BRICS) come alternativa al dominio degli USA e dell’Occidente.
Bisogna considerare che l’opera di grande infiltrazione del grande capitale finanziario angloamericano in Russia risale all’epoca di Eltsin ed ha ottenuto determinati risultati nella dipendenza della Russia e delle sue banche dai centri finanziari sovranazionali da cui oggi Putin cerca di affrancarsi. Fondamentale era considerato l’opera di sobillazione delle centinaia di ONG che hanno operato per orientare e manipolare l’opinione pubblica russa cavalcando ora il teme dei diritti umani, ora quello dei gay, poi quello della “democrazia”. I risultati sono però scarsi visto che Putin, impersonando il tema del nazionalismo patriottico della Grande Russia e della tradizione cristiana, oggi conta ben sull84% dei consensi, secondo ultimi sondaggi.
Ecco quindi che si fa cruciale la partita in Ucraina e nell’appoggio alla resistenza dei separatisti del Donbass: Putin si è comportato con grande equilibrio ed ha risposto colpo sul colpo alle provocazioni americane ed occidentali. La Russia si è annessa la Crimea a seguito di un referendum democratico con cui la popolazione ha espresso con maggioranza schiacciante la preferenza per ritornare alla madrepatria Russa. Questo oggi permette agli abitanti della Crimea di non essere coinvolti dalla guerra civile scoppiata in Ucraina e di non subire i pesanti bombardamenti sulle zone residenziali che il governo di Kiev sta attuando nell’Est ucraina, anche utilizzando bombe al fosforo e bombe a grappolo, in assenza di reazioni dell’Occidente.
Sembra chiaro che, dopo l’ultima provocazione orchestrata, come quella del volo civile della Malaysia Airlines abbattuto e attribuito frettolosamente da Washington ai ribelli filorussi, salvo poi emergere, con la ragnatela di menzogne diffuse, le prove contrarie della responsabilità del governo di Kiev (abbattuto da un caccia ucraino), ci dovrà essere prima o poi un intervento diretto o indiretto della Russia in Ucraina che non può permettersi di rimanere passiva di fronte alla pulizia etnica attuata dal governo di Kiev, con la complicità della NATO, nelle città dell’est come Donetsk e Lugansk abitate dalla popolazione di etnia russa. Attaccare la Russia nei suoi interessi significa provocarne poi una forte reazione.
Esiste quindi in serio rischio che si vada ad una guerra estesa in Europa con tutte le conseguenze distruttive che questo comporta. Le opinioni pubbliche dei paesi europei non potranno poi dire “noi non sapevamo”.
Emerge la politica avventurista degli Stati Uniti e l’ipocrisia di Obama e dei suoi alleati europei che hanno chiuso gli occhi di fronte al comportamento del governo di Kiev, violatore di tutte le norme internazionali, per proclamare invece sanzioni contro la Russia che, fino a questo momento non ha sparato un colpo in Ucraina limitandosi a fornire aiuti e sostegno ai separatisti filo russi del Donbass. Il paradosso sta nel fatto che proprio gli Stati Uniti, la principale potenza mondiale che ha inviato eserciti mercenari in decine di paesi, e attuato la sobillazione come metodo politico per il rovesciamento di regimi sgraditi ai propri interessi, dal Medio Oriente all’Africa ed all’America Latina (gli esempi sono innumerevoli), oggi rimproveri a Mosca e proclami sanzioni per quel tipo di comportamenti che sono abituali da parte dell’Amministrazione USA. Ancora peggio i governati europei, leccapiedi del padrone USA, i quali con le sanzioni, per puro atteggiamento di subordinazione verso gli USA e per bieco servilismo, si affiancano a questa campagna tutta statunitense, meravigliandosi o mostrandosi “indignati” quando la Russia risponde a sua volta con sanzioni all’economia reale. Un atteggiamento quasi infantile che la dice lunga su quale sia la statura politica dei governanti europei e dei burocrati della UE.
Dell’Italia ormai non ci meravigliamo più di niente, essendo da molto tempo questo un paese affetto da “libidine di servilismo”, anche calpestando il proprio interesse nazionale, come d’altra parte emerge dalle vuote chiacchiere del fiorentino e del suo degno ministro degli Esteri, Mogherini, grande “esperta” di questioni internazionali (ha fatto l’erasmus). Ci induce meraviglia invece l’atteggiamento della Germania e del fatto che non abbia maturato una propria scelta di differenziarsi dal padrone americano e salvaguardare i propri interessi nazionali, un paese potenza industriale grande partner commerciale della Russia. Risulta incomprensibile che oggi la Germania, almeno a livello della politica e dei media, voglia ricalcare pedissequamente la linea delle sanzioni volute da Obama.
Nell’atteggiamento degli europei c’è qualcosa di patologico in tanta limitatezza mentale e nella loro presunzione. I rappresentanti europei sono convinti che «la Russia debba stare al suo posto», non pretenda «di essere alla pari» con le « grandi democrazie occidentali» . Non per nulla il grande Bukovskij, scrittore russo e dissidente dei tempi dell’URSS, ha definito l’Unione Europea la nuova URSS in quanto a oligarchia e burocrazia dittatoriale :
“Per chi abbia anche una lontana dimestichezza con il sistema sovietico, fa impressione la sua somiglianza con le strutture in via di sviluppo dell’Unione Europea, la sua filosofia di governo e il “deficit democratico”, la sua endemica corruzione e l’inettitudine burocratica. A chiunque abbia vissuto sotto la tirannia sovietica, o i suoi equivalenti in altre parti del mondo, la cosa mette paura. Ancora una volta osserviamo con orrore crescente l’emergere del Leviatano che speravamo fosse morto e sepolto, un mostro che prima di crollare ha distrutto un gran numero di nazioni, impoverito milioni di uomini e devastato più generazioni”.