Flat tax e altre promesse elettorali

di Ilaria Bifarini

Ci risiamo, elezioni alle porte e i partiti politici si trasformano in sirene che con le loro promesse cercano di ammaliare un elettorato sempre più disaffezionato.

Mentre il PD e la “Sinistra” continuano con i bonus a pioggia (salvo poi chiederne la restituzione, come accaduto in passato) e con la mistificazione dei dati economici ai fini propagandistici, la “Destra” promette agli italiani la drastica riduzione delle tasse. Un proposito sacrosanto, in un Paese con una pressione fiscale da record, cui corrisponde un livello di servizi pubblici del tutto inadeguato, e ancora più onerosa se si considera l’insieme di tasse occulte che gravano sulle tasche dei cittadini.

Per non parlare delle imprese, che in un contesto di deregolamentazione e liberalizzazione dove la concorrenza internazionale gioca al ribasso su ogni costo, da quello dei beni a quello dei lavoratori, si trovano gravate dalla zavorra di una tassazione insostenibile.

Da qui l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale, per i cittadini e per le imprese, che i partiti di opposizione hanno intercettato come necessità ineludibile per la ripresa dell’economia e come bisogno percepito da parte di tutti i contribuenti. D’altronde solo l’autolesionismo e il culto italianofobo dei montiani o di qualche fanatico eurofilo può sostenere che pagare le tasse sia piacevole. Qualunque individuo razionale e non incline al masochismo è per natura più incline a spendere i propri soldi nel consumo e negli investimenti e alla promessa di pagare meno tassa non può che essere ricettivo.

L’annosa questione della riduzione fiscale però non è così semplice e ovvia come le soluzioni proposte lascerebbero immaginare.

Una flat tax (letteralmente tassa piatta, uguale per tutti) al 25% promette in questa tornata elettorale Berlusconi, mentre la Lega rilancia con un 15%.
La promessa è allettante per tutti e intercetta pienamente il desiderio dell’elettorato, ma due questioni vanno sollevate: una attiene alla sfera etico-sociale della scienza economica e l’altra a quella dei vincoli cui siamo sottoposti da Bruxelles. Per la regola folle del Fiscal Compact e la ormai perduta sovranità monetaria, nonché per l’irresponsabilità della nostra classe politica che a gran maggioranza approvò il pareggio di bilancio in Costituzione, l’Italia è ormai condannata a seguire un percorso di contenimento fiscale (austerity), fatto di tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni in cui non c’è margine alcuno per un abbassamento –tanto più di questa portata- della pressione fiscale. Dunque, sarebbe più utile per chi vuole salvare l’economia del Paese cercare di uscire dal vicolo cieco in cui è stata costretta.

Non si può poi eludere, sebbene la dottrina neoliberista abbia permeato ormai il pensiero universale, il ruolo redistributivo che lo Stato – quello Stato sociale soppiantato dal mercato e il cui ritorno tanto si invoca- esercita attraverso la tassazione.

Renzi-Di-Maio-Berlusconi-

 

Come saggiamente previsto dai nostri illustri Padri Costituenti la tassazione deve seguire il criterio della progressività, e non della proporzionalità, affinché tutti possano contribuire in base alle proprie possibilità al bene pubblico e al tempo stesso vengano livellate, attraverso il pagamento delle tasse, quelle disparità eccessive nella distribuzione di ricchezza tra i cittadini. Tramite l’imposizione fiscale, infatti, lo Stato riequilibra e pone un freno alle diseguaglianze e alle iniquità prodotte dal libero mercato.

In un momento storico in cui queste disparità sono sempre più incolmabili, come dimostrano gli ultimi dati sulla concentrazione della ricchezza e sull’aumento della povertà tra la popolazione, introdurre una tassazione di stampo neoliberista (il padre della Flat tax è lo stesso padre del neoliberismo, Milton Friedman) sarebbe deleterio oltre che dissennato.

Le riforme fiscali sono possibili e auspicabili per il bene del Paese, ma devono tenersi separate dalla propaganda e dall’approccio semplicistico della campagna elettorale.

Fonte: Ilaria Bifarini

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