È tutta una questione di soldi: la “difesa della democrazia”, sostenuta dagli USA in Venezuela, è un pretesto per prendere il controllo delle risorse

di Ken Livingstone
(Ken Livingstone è un politico inglese, è stato sindaco di Londra tra il 2000 e il 2008. È anche ex deputato e ex membro del partito laburista).
Le pretese americane di difendere la democrazia in tutto il mondo non sono altro che un tentativo di controllare e trarre profitto dalle risorse naturali e, poiché il Venezuela ha le maggiori riserve petrolifere, Trump vuole che queste vengano prese in consegna dalle compagnie americane.
Gli Stati Uniti hanno avviato la loro strategia di cambio di regime nei confronti del Venezuela, sia direttamente che attraverso i suoi delegati di destra nel paese e nella regione, in concomitanza con la recente inaugurazione di Nicolas Maduro come presidente. La spinta della strategia statunitense è di delegittimare la presidenza di Nicolas Maduro e assicurare quella che definisce una “transizione ordinata” a un nuovo governo.
Maduro ha vinto le elezioni presidenziali dello scorso anno con il 68% dei voti, con la partecipazione di alcuni partiti di opposizione e altri che hanno scelto di boicottare le elezioni di propria iniziativa. Osservatori internazionali, tra cui il rappresentante del Consiglio degli esperti elettorali dell’America latina (CEELA), hanno confermato l’affidabilità del sistema elettorale venezuelano.
Cinque giorni prima del suo giuramento, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione che attacca quello che viene definito il “regime di Maduro corrotto e autoritario”. Ha continuato dichiarando che “l’Assemblea nazionale è l’unica legittima e ultima istituzione democraticamente eletta che rappresenta veramente la volontà del popolo venezuelano”.
Il giorno dopo l’inaugurazione, Juan Guaido, il nuovo presidente dell’Assemblea nazionale, ha rifiutato di riconoscere Maduro come nuovo presidente del Venezuela. Si è offerto lui invece come presidente ad interim, autonominadosi. Questa autonomina è stata immediatamente sostenuta dal presidente degli Stati Uniti. Tutta la vicenda è sembrata già preordinata e concordata tra Guaido e l’Amministrazione USA.
Tuttavia non sarebbe stato diverso il caso in cui, Nancy Pelosi, portavoce della Camera dei Rappresentanti, avesse annunciato che stava sostituendo Donald Trump come presidente. Non dubito che, se Jeremy Corbyn del partito Labour avesse annunciato di diventare Primo Ministro, Donald Trump non si sarebbe affrettato ad approvarlo.
Un gran numero di dichiarazioni pubbliche dell’amministrazione Trump ha seguito questa mossa per preparare il terreno al “cambio di regime”. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ha detto ai giornalisti che “il regime di Maduro è illegittimo e gli Stati Uniti lavoreranno diligentemente per ripristinare una vera democrazia in quel paese”. Il consigliere della sicurezza nazionale John Bolton ha elogiato la “decisione coraggiosa” di Guaido nel dire “Maduro non detiene legittimamente la presidenza del paese”.

Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, parlando a nome del presidente Trump, ha lanciato un appello appassionato ai venezuelani per uscire in strada il 23 gennaio per protestare contro il governo del presidente Maduro. Nella sua dichiarazione, Pence si è riferito al leader venezuelano come un “usurpatore” e un “dittatore”, e espresse il proprio sostegno a un governo di transizione. Pence ha aggiunto che gli Stati Uniti continuerebbero i loro sforzi “fino a quando la democrazia non sarà ripristinata” in Venezuela.
Nota: Sembra strano che l’Amministrazione USA oggi si preoccupi così tanto per la “democrazia” in Venezuela, visto che Washington ha sostenuto da sempre i peggiori dittatori nel continente Latino Americano, da Batista a Cuba a Somoza in Nicaragua, da Pinochet in Cile a Banzer in Bolivia, tralasciando i regimi dittatoriali appoggiati da Washington in Salvador, Guatemala e Paraguay, oltre ai colpi di stato eseguiti di recente come quello in Honduras con la scoperta regia del Dipartimento di Stato USA.
Niente di nuovo sotto il sole: quello che viene definito “el patio trasero” (il cortile di casa degli USA) non può sfuggire al controllo del potere degli Stati Uniti e, quando questo accade, come a Cuba o durante il governo di Chavez in Venezuela, è solo per una serie di circostanze sfortunate o per clamorosi fallimenti di tentativi di Golpe, come avvenne con la deposizione fallita di Chavez nel 2002. Passano i decenni ma il manuale di intervento degli USA nei paesi dell’America Latina rimane quello previsto dalla “Dottrina Monroe”. I paesi vassalli di Washington, fra qualche titubanza, finiscono sempre con l’allinearsi e fare finta di niente. L’Impero è sempre l’Impero e la fedeltà atlantista non si discute. Loro sono “a guardia della democrazia”, ci mancherebbe altro. Lo dicono tutti i grandi media e lo sostengono gli intellettuali, gli accademici ed anche quelli del “Più Europa e più “democrazia made in USA”.
Fonte: RT News
Traduzione e nota: Luciano Lago