“Donbass la guerra fantasma nel cuore dell’Europa”. Il libro di Sara Reginella che ci catapulta nel Donbass – intervista

Eliseo Bertolasi

Il reportage narrativo di Sara Reginella, psicoterapeuta e regista, ha un forte legame con il mondo e la cultura russi. Sara ha viaggiato a lungo nel Donbass ed è testimone oculare degli venti in corso. Lì, nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, è in atto una guerra che la scarsa attenzione dei media occidentali ha reso quasi invisibile, una guerra “fantasma”: un conflitto in corso dal 2014 che ha provocato migliaia di vittime e che ha visto l’Ucraina spezzarsi in due, da quando le popolazioni del Donbass si sono opposte al cambio di governo avvenuto a Kiev, da una parte ritenuto un golpe, dall’altra una rivoluzione democratica. Ad anni dallo scoppio del conflitto, i combattenti delle due autoproclamate Repubbliche popolari del Donbass continuano a scontrarsi con l’esercito di Kiev.

  • Sara cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
  • “Nel 2019 era uscito il mio documentario “Start up a war, psicologia di un conflitto”, nato in seguito a tre viaggi consecutivi in Donbass. Riguardare il molto materiale che per varie ragioni non avevo potuto includervi mi ha fatto rivivere le stesse emozioni d’allora, specie durante un periodo, quello del secondo lockdown, in cui era impossibile evadere altrimenti che con i ricordi. C’era ancora molto, in quei video e in quelle foto, che non era stato raccontato, protagonisti che non avevano avuto la loro parte, storie che non avevano espresso la loro voce. Sono stati loro a spingermi verso la scrittura di “Donbass. La guerra fantasma nel cuore d’Europa”.
  • Cosa ha spinto una psicologa a recarsi sul posto?
  • “In Italia, dallo scoppio del conflitto, si è sempre parlato poco di Donbass, e ho sentito il bisogno di saperne di più e di toccare con mano, forse per l’amore che provo per quelle terre. Volevo anche capire com’era possibile che il neonazismo si fosse in parte radicato proprio in un Paese, l’Ucraina, che è sempre stato sinceramente antinazista, come ha dimostrato nel corso della Seconda guerra mondiale. Ovviamente, il fatto che il colpo di stato a Kiev, cui è seguito lo scoppio del conflitto, sia stato veicolato da una manovalanza neonazista, non sta a significa che l’intero popolo ucraino condivida le posizioni della minoranza che ha attuato il golpe.
    In ogni caso, c’era evidentemente troppo silenzio internazionale sulla vicenda, e dato che all’epoca non riuscivo a trovare informazioni non di parte ho deciso di vederle in prima persona. Per comprendere, ma anche per testimoniare”.
Un giovane volontario dell Repubblica di Donetsk
  • Qual è il ricordo che più ti ha colpito?
  • “Nel libro ho raccolto diciotto racconti, diciotto narrazioni brevi che materializzano ricordi di attimi vissuti intensamente a livello emotivo. Difficile sceglierne solo uno sopra gli altri, citerei il ricordo di Staryj, ultimo detenuto della colonia penale di Chernukhino, che anziché scappare quando i muri sono crollati durante un bombardamento, è rimasto ad abitare lo scheletro di quella prigione per sfornare ogni giorno il pane per tutto il villaggio. Oppure l’incontro con Svetlana Topalova, la stilista di Donetsk che resta nel suo atelier, sotto le bombe, e fa sfilare le sue modelle tra le macerie per continuare a testimoniare la bellezza dell’arte che vince sulla distruzione e la forza di carattere del popolo del Donbass, in particolare delle sue donne”.
  • Tu che sei stata sul campo, ti sei fatta un’opinione sull’esito di questa guerra?
  • “Si tratta di un conflitto a bassa intensità, che per questo chiamo “invisibile”, e anche se l’Osce è sul posto sin dalle prime fasi, la comunità internazionale non sembra sufficientemente interessata a dare un contributo per la sua risoluzione. Il conflitto potrebbe protrarsi ancora per anni ed è difficile capire oggi in quale direzione andrà”.
  • Il tuo reportage narrativo rappresenta dunque una testimonianza importate?
  • “Ho cercato di trasmettere al lettore delle emozioni e delle storie, usando la narrativa come chiave per la consapevolezza. Ho voluto dare un volto all’umanità che sta soffrendo per questo conflitto, e che sta combattendo per il bene di tutti, dato che il Donbass rappresenta oggi un fronte schierato contro una recrudescenza fascista che potrebbe avere conseguenze imprevedibili se lasciata libera di espandersi. Penso di aver mostrato come sia facile abbassare la guardia e lasciare che certe cose accadano: se è successo nel cuore geografico d’Europa allora può succedere ovunque”.
Repubblica di Donetsk
Il libro reportage scritto da Sara Reginella

11 thoughts on ““Donbass la guerra fantasma nel cuore dell’Europa”. Il libro di Sara Reginella che ci catapulta nel Donbass – intervista

  1. cosa ci sarà da sorridere mentre la gente muore. Futilità femminili, buone solo per il letto (come il troll democratico)

    1. lo avevao capito in tanti non solo tu……e lo ha capito anche lui ecco perche sciorina sempre le stesse frasi di donne almeno per autoconvincersi…..

  2. Condivido Atlas e Maurizio …… e ci aggiungo anche la mia diffidenza e ostilità verso la casta degli psicologi ……

        1. STIAMO FACENDO NOI IL LAVORO CHE DOVREBBE FARE LUI, IL GRANDE LUCIANO LAGO PER MANTENERE DECOROSO IL SITO. BAH !!! (fin quando non mi romperò i coglioni)

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