Conseguenze delle stragi di Gaza per Israele ed i suoi piani
di Luciano Lago
La guerra ed il genocidio dei palestinesi avvenuto ultimamente a Gaza sono una prova in più dell’assoggettamento del mondo occidentale alla lobby pro Israele.
Fino all’inizio della campagna di bombardamenti attuata dal governo Netanyhau, sui media occidentali si parlava poco o per nulla di quanto avveniva in Palestina, niente di diceva dell’alto muro di cemento armato che circonda il territorio palestinese dividendo le comunità, quasi mai comparivano notizie sulle centinaia di insediamenti illegali dei coloni israeliani attuati in Cisgiordania e negli altri territori occupati, niente dello stillicidio di uccisioni di civili palestinesi (fra cui diversi minori) che avveniva quotidianamente nelle zone occupate ed a Gaza, delle continue incursioni dell’esercito israeliano nei villaggi palestinesi con arresti e detenzioni arbitrarie anche di molti bambini, del blocco illegale a Gaza, salvo nelle sporadiche denunce di organismi internazionali come “save the children” e pochi altri.
Una cappa di silenzio circondava questi avvenimenti anche perchè chiunque avesse voluto denunciare ed elencare questi fatti veniva immediatamente tacciato di propaganda anti ebraica, simpatie naziste, ecc. Peggio ancora per chi avesse voluto sostenere che gli israeliani sono coperti dall’omertà e dal’appoggio dei governi che controllano nonchè dal grande apparato mediatico internazionale capeggiato dai “megamedia” USA e britannici come CNN, Fox News, ABC News, Sky News, BBC, ecc. e da quelli europei che ne riprendono a pappagallo le tesi e le corrispondenze.
Guai al malcapitato che veniva immediatamente tacciato di “antisemitismo” considerato ormai un reato punibile in buona parte dei paesi occidentali e come conseguenza minima veniva emarginato da tutti gli organi di informazione ufficiale o dalla eventuale cattedra di insegnamento, trattandosi di un insegnante.
Consideriamo che, a livello internazionale, lo Stato di Israele gode di complicità possenti visto che le 26 risoluzioni di condanna dell’ONU (fra cui 3 per il blocco illegale di Gaza) non hanno mai avuto alcun esito mentre in altri casi (ad esempio l’Iraq di Saddam Hussein) è stata sufficiente una sola risoluzione di condanna dell’ONU per scatenare una guerra ed una invasione.
Trattasi del famoso “doppio standard” di legalità e di morale applicato dagli USA e dai suoi alleati occidentali nei confronti di ogni nazione secondo quanto questa sia allineata o contrapposta agli interessi dell’Occidente.
D’altra parte risulta evidente che tra gli Stati Uniti ed Israele esista una stretta connessione di interessi e di strategie, in particolare da quando a Washington le direttive vengono date dagli strateghi neo con (tutti di origine israelita) e la potente lobby pro Israele (AIPAC) contribuisce alla elezione di buona parte dei membri del senato USA. Nulla cambia se in maggioranza a Washington ci siano i democratici o repubblicani e che il presidente sia un bianco come i Bush o un nero come Obama (nè cambierebbe se ci fosse un ispano o un asiatico). Esiste un sotterraneo potere di ricatto dalla famosa lobby per chi aspira a mantenere il posto al Senato o alla Casa Bianca.
Questa stretta simbiosi di interessi fra Israele e gli Stati Uniti, nonchè la consolidata alleanza di entrambi con la monarchia saudita e le altre petro monarchie del Golfo, è quella che ha determinato la situazione attuale disastrosa del Medio Oriente con il suo carico di guerre, destabilizzazione e di stragi impunite a partire dalla guerra in Siria, da 3 anni fomentata dal triangolo Washington-Tel Aviv- Ryad (con il contorno degli anglo francesi), che sono quelli che hanno armato, sostenuto e sponsorizzato le milizie degli integralisti sunniti, prima per rovesciare il regime di al-Assad in Siria e poi per destabilizzare anche l’Iraq, come attestano gli avvenimenti delle ultime settimane anche se i media atlantisti ci presentano una situazione rovesciata: i “bravi americani”che finalmente accorrono a fermare con i bombardamenti l’avanzata dell’esercito dei miliziani dell’ISIL e del nuovo “califfo” , che molte informazioni e documenti dimostrano che era stato addestrato dalla CIA (vedi precedente articolo).
Nel caso della Palestina e di Gaza, risulta ormai evidente che c’è stato un tentativo da parte di Israele, adottando il pretesto del rapimento ed assassinio dei tre ragazzi ebrei (che non è stata opera di Hamas, come successivamente acclarato), di scatenare una azione di genocidio e distruzione di tutte le infrastrutture della Striscia di Gaza (inclusi ospedali, scuole ONU, centri per disabili e centrale elettrica) per annientare definitivamente Hamas e costringere la popolazione ad abbandonare il territorio che, come dichiarato da esponenti politici israeliani, doveva ritornare sotto il controllo di Israele.
Non è andata però esattamente come il governo di Netanyahu aveva previsto: non è stata annientata la capacità militare di Hamas che anzi ha dimostrato di poter sparare i suoi missili in buona parte del territorio israeliano ed ha rivelato una capacità di resistenza che ha potuto infliggere forti perdite all’esercito di Israele. La popolazione palestinese non si è trasferita in massa in Egitto, anche perchè i valichi sono rimasti chiusi, ed ha piuttosto dovuto subire tutta la furia dei bombardamenti e la distruzione di un terzo delle sue abitazioni, del sistema idrico, elettrico e delle poche infrastrutture esistenti. Il panorama di Gaza assomiglia molto a quello della Berlino del 1945, con la differenza che a Gaza non c’era un esercito ma una popolazione disperata e stremata da oltre 7 anni di blocco.
Tuttavia qualche cosa sta cambiando nel panorama internazionale anche a seguito della spropositata azione stragista e genocida porta avanti dal governo israeliano con cinica determinazione.
Niente poteva giustificare la strage indiscriminata di bambini, donne ed anziani, colpendo volutamente obiettivi civili in una zona super densamente popolata, neppure i ridicoli pretesti di voler colpire i covi di Hamas che si facevano scudo dei civili anche quando le navi israeliane falciavano i bambini che giocavano a calcio su una spiaggia o quando veniva colpita la scuola dell’ONU dove alloggiavano i rifugiati. Israele ha violato ogni legge ed ogni regola internazionale e non può pensare che questo non porti a delle conseguenze sulla sua reputazione anche se sempre difesa e coperta dal suo stretto alleato USA.
Questi fatti hanno scatenato una forte ondata di indignazione internazionale in tutti i paesi e si sono tenute innumerevoli manifestazioni di protesta, anche se i media ufficiali non hanno dato molte notizie in merito.
“Israele si è bruciata con queste azioni il capitale di compassione ammirazione e rispetto che il popolo ebraico aveva per le sue passate sofferenze e per quello che ha subito nella Storia”, parole del premio Nobel Josè Saramago che esprimono una sensazione molto diffusa in tutto il mondo.
Inevitabile quindi una ondata di attacchi alle comunità israelite in Europa che andranno a subire le prime dirette conseguenze di questa “perdita di compassione” e potranno rendere la vita difficile a molti esponenti di queste comunità. Diverso sarebbe stato se le comunità israelite in Europa si fossero almeno dissociate dalla folle politica del governo israeliano ed avessero espresso una loro condanna esplicita delle azioni genocide ai danni dei palestinesi, cosa che hanno fatto soltanto alcuni singoli cittadini di passaporto israeliano, esponenti del mondo della cultura e delle scienze, rimanendo peraltro isolati ed anche attaccati dal resto delle loro comunità.
La realtà ha dimostrato che Israele, divenuta una delle 7 potenze militari più forti al mondo, non si limita ad attuare una politica di difesa del proprio territorio (come vorrebbe far credere la sua propaganda) ma piuttosto insegue un progetto della “Grande Israele” per il quale ha ottenuto luce verde da Washington che prevede, oltre alla occupazione permanente dei territori conquistati nella guerra del 1967, anche il controllo di nuove situazioni che si stanno determinando nell’assetto medio orientale con il controllo delle risorse (sembra certa la presenza di giacimenti di gas al largo delle coste di Gaza) e nella futura stabilizzazione dell’Iraq, ove Israele sta mettendo una ipoteca nel fornire appoggio ed addestramento all’entità del nuovo Stato curdo nel nord dell’Iraq (che per prima Israele ha riconosciuto) e acquistando terre per creare in futuro dei nuovi insediamenti. Vedi Iraq: US and Israel Plan Destruction of the Nation State
Questo spiega in parte il corso degli avvenimenti in Iraq che non è una rivoluzione “spontanea”, come la propaganda dei media atlantisti vorrebbe farci credere o dovuto all’improvvisa e subitanea crescita di un nuovo esercito di terroristi.
D’altra parte erano emerse anche le complicità del governo israeliano con il fronte dei ribelli siriani al quale Israele ha fornito assistenza e supporto, oltre a partecipare alla guerra con bombardamenti effettuati più volte vicino a Damasco e con i cannoneggiamenti della sua artiglieria in appoggio ai miliziani ribelli in Siria. Non per caso si è parlato anche di una trattativa aperta con i ribelli anti Assad per ottenere, in cambio dell’appoggio militare e logistico alle formazioni ribelli,nel futuro assetto della Siria (in caso di sconfitta delle forze lealiste di Assad) una zona appositamente creata vicino al Golan come “stato cuscinetto” dotto controllo israeliano. Vedi: Israel is Attempting to use the Syrian Conflict to Annex Syria’s Golan
Il gioco sporco di Israele e degli Stati Uniti è quello di fare leva sulle rivalità confessionali nella regione tra sunniti e wahabiti integralisti (ispirati dall’Arabia Saudita) in antagonismo con gli sciiti ed alawiti (sostenuti dall’Iran, il grande nemico di Israele) operando per indebolire gli Stati Arabi nazionalisti ed ostili e favorire una disgregazione di questi paesi ,con o senza l’intervento occidentale ,come avvenuto in Iraq, in Libia ed in Siria. In sostanza il vecchio principio del “divide et impera”.