Compiacere Israele significa guerra contro l’Iran


di Philip Giraldi (*)

Gli Stati Uniti si stanno muovendo pericolosamente in avanti su quello che sembra essere un tentativo deliberato di provocare una guerra con l’Iran, apparentemente basata su intelligence di presunte minacce fornite da Israele . Le affermazioni del Consigliere per la Sicurezza Nazionale John Bolton e del Segretario di Stato Mike Pompeo, secondo cui esistono prove concrete dell’intenzione dell’Iran di attaccare le forze statunitensi nella regione del Golfo Persico, sono quasi certamente una macchinazione, forse deliberatamente ideata da Bolton e compagnia in collaborazione con Prime Ministro Benjamin Netanyahu.

Questa macchinazione sarà usata per giustificare l’invio di bombardieri e di ulteriori risorse aeree navali per affrontare eventuali mosse di Teheran per mantenere le sue esportazioni di petrolio, che sono state bloccate da Washington la scorsa settimana. Se la US Navy cerca di salire a bordo delle navi che trasportano petrolio iraniano sarà senza dubbio, e giustamente, guerra.Sarebbe difficile trovare nei libri di storia un altro esempio di guerra combattuta senza ragione. Per quanto siano ignoranti i personaggi come il presidente Donald Trump e il suo triumvirato psicopatico costituito da Bolton, Pompeo e Elliott Abrams, anche loro sicuramente sanno che l’Iran non rappresenta una minaccia per gli Stati Uniti. Se loro credono che una guerra sia necessaria, senza dubbio basano il loro giudizio sulla percezione che gli Stati Uniti debbano mantenere la loro posizione numero uno nel mondo attaccando e sconfiggendo di tanto in tanto qualcuno come esempio di cosa potrebbe accadere se un paese sfida Washington. Comprendendo questo, gli iraniani sono abbastanza saggi da evitare uno scontro fino a quando la Casa Bianca prenda di mira un obiettivo più facile quale potrebbe essere il Venezuela.

L’influenza di Israele sulla politica estera degli Stati Uniti è innegabile, con Washington che ora dichiara che “rivedrà i legami”con le altre nazioni che sono considerate ostili verso lo stato ebraico. Per gli osservatori che potrebbero anche credere che Israele e i suoi alleati negli Stati Uniti siano la forza trainante della belligeranza americana in Medio Oriente, ci sono probabilmente altri giochi in lizza- tutti che coinvolgono Benjamin Netanyahu e la sua banda di allegri guerrafondai. Sta diventando sempre più evidente che i politici stranieri hanno capito che il modo più semplice per ottenere il favore di Washington è fare qualcosa che soddisfi Israele. In termini pratici, la porta verso il Campidoglio e la Casa Bianca si apre tramite i buoni uffici offerti dal Comitato dei Pubblici Affari di Israele (AIPAC).

Israele vuole disperatamente confermarne la sua legittimità nelle sedi internazionali, dove ha pochi amici nonostante un’intensa campagna di lobbying. Cerca di avere paesi che non hanno un’ambasciata in Israele per fare i passi necessari per stabilirne una, e vuole anche più nazioni che già dispongono di un’ambasciata a Tel Aviv per trasferirla a Gerusalemme, sulla base della decisione presa dalla Casa Bianca lo scorso anno di fare esattamente questo Non sorprende che le nazioni e i leader politici che sono in voga e che vogliono il sostegno americano abbiano tratto le giuste conclusioni e assecondino Israele come primo passo. (Dal Guaidò Venezolano al Salvini Italiano, al Bolsonaro del Brasile).

Basta citare l’esempio del Venezuela. Juan Guaido, il candidato favorito da Washington per il cambio di regime, ha indubbiamente molti problemi urgenti nella su agenda ma, ha immediatamente dimostrato di voler prendersi un po ‘di tempo per dire quello che Benjamin Netanyahu vuole sentire, come riportato dai media israeliani . Il Times of Israel descrive come “il leader autoproclamato del Venezuela, Juan Guaido, sta lavorando per ristabilire le relazioni diplomatiche con Israele e non sta escludendo la possibilità di collocare l’ambasciata del suo paese a Gerusalemme, secondo un’intervista ad un giornale israeliano pubblicata martedì”.

Venezuela Israele bandiere al vento

Si potrebbe pensare che Guaido avrebbe considerato la sua intervista sufficiente, ma ha anche preso l’accelerazione nel suo processo con un gradino più in là, riferendosi a quanto riportato dalle immagini dei video delle enormi bandiere di Israele e degli Stati Uniti innalzate durante le marce dei suoi sostenitori.

Questa deferenza verso gli interessi di Israele ha prodotto un risultato quasi immediato con Netanyahu riconoscendolo come il legittimo capo dello stato venezuelano, seguito da un’eco di congratulazioni effusive dall’ambasciatore statunitense (sic) David Friedman, che ha elogiato lo stato ebraico per “essersi alzato in piedi”con il popolo del Venezuela e le forze della libertà e della democrazia “. Anche lo stimato inviato speciale di Donald Trump per i negoziati internazionali, Jason Greenblatt, ha elogiato il governo israeliano per la sua” coraggiosa posizione solidale con il popolo venezuelano “.

Un legame simile è avvenuto in Brasile, dove il leader conservatore di destra Jair Bolsonaro è stato eletto recentemente presidente. Netanyahu ha partecipato all’inaugurazione di Bolsonaro lo scorso dicembre e i due uomini beneficiano del forte sostegno dei Cristiani Evangelici (comunità cristiano-sionista). Bolsonaro ha ricambiato il favore promettendo che Israele sarebbe stato il suo primo viaggio all’estero . Nel caso fosse andato prima a Washington, ma la visita di stato in Israele si è svolta ad aprile, poco prima delle elezioni di quel paese, nel tentativo di dimostrare il sostegno internazionale a Netanyahu.

Gli ebrei brasiliani costituiscono una comunità ricca e potente che ha reagito positivamente alle promesse di Bolsonaro di combattere la corruzione e alti tassi di criminalità, riparando allo stesso tempo un’economia in difficoltà. Hanno anche apprezzato la sua posizione su Israele. Si è impegnato a trasferire l’ambasciata brasiliana a Gerusalemme da Tel Aviv, anche se ha fatto un passo indietro su quell’impegno. E ha anche promesso di chiudere l’ambasciata palestinese nella capitale Brasilia. Ha chiesto e si è risposto alla sua stessa domanda, “La Palestina è un paese? La Palestina non è un paese, quindi non ci dovrebbero essere ambasciate qui. Non negoziare con i terroristi. “
Le credenziali pro-Israele anti-Venezuela di Bolsonaro lo hanno anche reso caro a Donald Trump in visita a Washington a metà marzo, in quella che è stata descritta dai media come una “festa d’amore”.

Le visite del leader brasiliano in Israele e negli Stati Uniti e le promesse di Guaido a Israele rivelano che le politiche estere di Tel Aviv e Washington sono intrecciate inestricabilmente, con nazioni supplicanti e politici che cercano saggiamente di rendere omaggio a entrambi regimi per ottenerne i favori.
E ‘uno sviluppo questo che sconvolgerebbe i Padri Fondatori, in particolare George Washington, che mise in guardia contro le alleanze intrecciate, e significa che gli interessi americani saranno visti attraverso un prisma israeliano, una realtà che ha già prodotto risultati molto negativi.

*Philip Giraldi è un ex specialista dell’antiterrorismo e ufficiale dell’intelligence militare della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e un giornalista e commentatore televisivo, che è il direttore esecutivo del Consiglio per l’interesse nazionale.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato da ” Strategic Culture Foundation ” –

Traduzione: Luciano Lago

5 thoughts on “Compiacere Israele significa guerra contro l’Iran

  1. che dire: tutti i porci fra loro si riconoscono al fiuto.

    peccato che questi porci stanno sostituendo il diritto internazionale
    con il diritto alla sopraffazione,alla prepotenza e alla menzogna
    per piegare il mondo ai loro sporchi interessi.
    porci neanche buoni per fare speck,sono velenosi.

  2. Gli USA vanno pericolosamente verso una spirale di guerre non utili a loro ma solo ad Israele in quanto la loro situazione finanziaria è pessima, l’indebitamento globale di tutti i soggetti pubblici e privati degli USA ha raggiunto i 74 trilioni di dollari e tende ad aumentare, i consumi calano, il deficit commerciale aumenta, le entrate fiscali crollano, la disoccupazione reale è attorno al 20%, un presidente normale avrebbe tagliato le spese militari e il deficit federale, che invece sono aumentati quest’anno a 800 e 900 miliardi di dollari, aumentato le tasse ai più ricchi e investito in infrastrutture e recupero dei disoccupati di lunga durata.
    Una politica del genere avrebbe però tolto la copertura militare USA ad Israele e quindi la lobby sionista ha imposto un presidente con genero e figlia ebrei ortodossi controllato dai neocons.
    Visto che comunque la situazione finanziaria degli USA si sta deteriorando e di conseguenza anche l’apparato militare americano la psicotica dirigenza sionista sta cercando di plasmare la situazione geostrategica globale secondo i deliri messianici del piano kivunim.
    Pio desiderio, gli USA sono ormai già militarmente molto inferiori a Cina e Russia e non sarà la diplomazia cavernicola di un Pompeo a mettere le due Potenze dalla parte dell’entità sionista.

  3. GUERRA ALL’IRAN: SI COMINCIA CON UNA FAKE NEWS
    Maurizio Blondet 10 Maggio 2019 52 commenti
    dal Giornale:
    “Tra l’Iran e Al Qaida vi è da anni una solida alleanza”
    L’alleanza tra Iran e Al Qaida sarebbe iniziata negli anni dei conflitti interetnici nell’ex Jugoslavia
    Gerry Freda – Ven, 10/05/2019 – 14:02

  4. Si può unire il divisibile con il potere del Media, ma non puoi unire la realtà con la propaganda. La propaganda è una pietra lanciata da un neonato, la realtà è potente come l’esistenza di Dio, Al contrario la propaganda è raccontare che deriviamo dal caso, prodotto di una evoluzione per caso. Sono riusciti a far credere che nessuno ci ha creato possono fare credere tutto. Ma sempre propaganda di bambini capricciosi, ma nel Tempo Stabilito ci vedremo dentro l’Apocalisse, imprigionati in decenni di Purgatorio, di Inferno e dopo il Paradiso.

  5. il giornale di Indro Montanelli pubblicava articoli negli “occhi della guerra” dove si poteva esporre commenti. Adesso gli ha sostituito con “insideover” dove non puoi porre commenti. Il loro obbiettivo e’ di inculcare i lettori la propaganda sionista . Si vede che i sionisti, peggio dei ultra-nazisti, hanno pagato profumatamente

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