Inserito alle 21:09h in
Storia da Redazione a cura di Enrico Galoppini
–
Qual è il quadro complessivo della situazione in Italia nella primavera del 1945? Quali le forze in campo e, soprattutto, il loro peso effettivo dal punto vista strettamente militare? Ci potresti parlare in particolare degli italiani in armi nelle fasi finali di quella “guerra civile” inserita nella guerra più generale in corso, per ciò che ci riguardava, dal 10 giugno del 1940? Al di là delle cifre, spesso diverse a seconda delle fonti, circa le forze belligeranti, nella primavera dell’ultimo anno di guerra il quadro sul piano militare per i fascisti e per i tedeschi era drammatico, a causa di varie ragioni. In aprile gli Alleati avevano dato inizio all’offensiva finale per sfondare la Linea Gotica e dilagare poi dalla Pianura Padana verso tutta l’Italia del nord. Le forze germaniche avevano in qualche misura perso la determinazione a resistere; alcuni dei loro vertici, a cominciare da quelli delle SS, prevedendo la sconfitta, erano da tempo entrati in trattative con il nemico e stavano facendo il possibile per portare a casa la pelle ritirandosi in molti casi prima dei loro alleati della Repubblica sociale. Questi ultimi erano in uno stato di confusione, frammentati in varie forze − dalla Guardia nazionale repubblicana alle divisioni dell’Esercito nazionale repubblicano rientrate in Italia dopo l’addestramento in Germania, dalle Brigate nere alla X MAS, alle varie organizzazioni − comandate da uomini che da tempo mancavano di una visione politica e strategica comune, della volontà e della capacità di coordinamento tra loro, e con i tedeschi, per resistere all’avanzata alleata.