Inserito alle 23:58h in
Geopolitica da Redazione di Thierry Meyssan
Sebbene da 35 anni sostenga tutti i movimenti jihadisti fino ai più estremisti, l’Arabia Saudita sembra improvvisamente cambiare politica. Minacciata nella sua stessa esistenza da un possibile attacco dell’Emirato Islamico, Riyad ha dato il segnale per la distruzione dell’organizzazione. Ma contrariamente alle apparenze, l’Emirato Islamico rimane sostenuto da Turchia e Israele, che mettono in commercio il petrolio da esso saccheggiato. -
Su questa fotografia (in basso) diffusa dall’Emirato islamico, si nota uno dei suoi combattenti armato di un Famas francese mentre Parigi nega qualsiasi contatto con questa organizzazione. In realtà, la Francia ha armato l’Esercito Siriano Libero con l’istruzione di riversare i due terzi del suo materiale al Fronte Al-Nusra (cioè ad Al-Qai’da in Siria), così come è attestato da un documento fornito dalla Siria al Consiglio di sicurezza dell’Onu. In seguito varie unità di Al-Nusra si sono radunate con le loro armi all’Emirato islamico. Inoltre, contrariamente alle dichiarazioni ufficiali, il comandante dell’Emirato islamico, l’attuale califfo Ibrahim, cumulava le sue funzioni con quelle di membro dello stato maggiore dell’esercito Siriano Libero -
Premessa: l’Emirato Islamico è una creazione occidentale L’unanimità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro l’Emirato Islamico (EI) e l’approvazione della risoluzione 2170 sono soltanto un atteggiamento di facciata. Non possono far dimenticare il sostegno statuale di cui l’EI ha beneficiato e del quale beneficia ancora.
Si prendano ad esempio i recenti avvenimenti in Iraq: tutti hanno potuto osservare che i combattenti dell’EI sono entrati nel Paese a bordo di colonne di Humvee nuovi fiammanti, usciti direttamente dalle fabbriche statunitensi della American Motors, e armati di materiali ucraini, altrettanto nuovi. È con questo equipaggiamento che si sono impadroniti delle armi statunitensi dell’Esercito iracheno.