Baerbock serve fedelmente gli Stati Uniti

di Valerij Korovin (°)
Sorpresa dal proprio coraggio, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, capitata per caso a Kiev, si è talmente fatta prendere dall’emozione da spifferare di nuovo qualcosa su cui l’UE di solito tace. Una volta aveva già sbottato che non importa cosa pensano gli elettori tedeschi del sostegno all’Ucraina. Poi, in una riunione della PACE (Parliamentary Assembly of the Council of Europe ndr.) a Strasburgo, ha ammesso che i paesi europei “stanno facendo la guerra alla Russia”. E ci risiamo.
Ora dalla bocca di Annalena è uscita la perla, che nel prossimo futuro “l’Unione Europea si estenderà da Lisbona a Lugansk”. In sostanza, da tempo è risaputo: ciò che è nella mente dei leader europei è sulla lingua di Baerbock. Ebbene, tutto ciò che possiamo fare è rianalizzare le vere strategie occidentali per affrontarle armati di tutto punto.
Ma in realtà, cos’ha detto di nuovo?
Sì, le cosiddette democrazie occidentali se ne infischiano delle opinioni degli elettori. Le elezioni sono solo una farsa e un trucco tecno-politico per nascondere la nomina dei politici europei da parte di Washington, il loro risultato è un incarico che i tecno-politici europei ricevono dai loro padroni americani. La stessa Baerbock avrebbe da tempo cessato di essere il capo del Ministero degli Esteri tedesco se in qualche modo dovesse dipendere dall’opinione degli elettori tedeschi.
Sì, l’Occidente è in guerra con la Russia. Sempre e con ogni mezzo, utilizzando tutti gli strumenti che possiede nel suo arsenale. Oggi, tale strumento è rappresentato dalla ex “Ucraina” – un frammento della Grande Russia, che mediante il costante zelo degli strateghi occidentali, è stata magistralmente diretta contro noi stessi, dove dei russi (infettati dalla mentalità ucraina) stanno oggi uccidendo altri russi per la gioia degli anglosassoni.
La guerra tra Occidente e Russia fino all’ultimo giovane ucraino (e qui Annalena non ha rivelato un grande segreto, ma si è comportata solo in modo un po’ volgare) è del tutto presente nell’animo degli anglosassoni.

Annalena Baerbock, ministro degli esteri della Germania
Ebbene, ciò che non sorprende affatto è il pensiero rigorosamente geopolitico delle élite occidentali, principalmente anglosassoni, alle quali l’attuale Germania, occupata dal maggio 1945, è completamente e irrevocabilmente subordinata.
Sì, la geopolitica è il punto di partenza di tutte le strategie occidentali, l’arte di governare pretendendo il dominio globale in opposizione alla civiltà terrestre continentale, al centro della quale c’è la Russia. Non importa quanto gli strateghi politici occidentali cerchino di parlare di geopolitica – chiamandola pseudoscienza, o una chimera obsoleta, o fuorviando le loro teste con la teoria di un “mondo senza poli”, o dichiarando il mondo unipolare come un fatto compiuto – il confronto tra la civiltà del mare (talassocrazia ndr.) e la civiltà della terra (tellurocrazia ndr.) non può essere cancellato. Questo è un dato inamovibile, ed è esattamente ciò che pensano le élite occidentali, dal punto di vista strettamente geopolitico, indipendentemente da ciò che pensano tutti gli altri a tal riguardo. Il capo del Ministero degli Esteri tedesco, ovviamente, ne è informato, ma in verità si sono dimenticati di avvertirla di non parlarne troppo, perché in tal caso diventa poi molto più difficile mentire sull’assenza o sull’obsolescenza dell’approccio geopolitico.
Così il capo della Commissione europea, Ursula von der Leyen, afferma che il nuovo ampliamento dell’Unione Europea non è solo un “richiamo della storia”, ma anche una “necessità geopolitica”. Qui tutto è chiaro: l’espansione dell’Occidente verso l’Oriente è un imperativo geopolitico assoluto, una necessità. Spingere i russi più in profondità nel continente quando sono deboli, e trattenerli rallentando il loro avanzamento quando sono forti, questa è la missione geopolitica dell’Occidente. Quando ci ritiriamo, essi avanzano, accerchiandoci, spingendoci con forza, privandoci dell’accesso ai mari e alle rotte commerciali, ghermendo quegli spazi che abbiamo liberato e opponendosi duramente alla loro restituzione. È sempre stato così, e sarà così finché l’Occidente esisterà come soggetto di una civiltà marittima e atlantica.
L’Europa è lo spazio principale del secolare confronto tra la civiltà del mare e la civiltà della terra. Qui le battaglie geopolitiche sono in corso dall’inizio dei tempi: tra la terrestre Sparta e la marittima Atene, tra la terrestre Roma e la marittima Cartagine, tra la marittima Inghilterra e la terrestre Germania, tra la marittima Europa e la terrestre Russia. I confini d’influenza tra le civiltà marittime e terrestri si spostano costantemente durante questo confronto. Lo spazio che ieri era sotto l’influenza della civiltà terrestre, oggi è sotto l’influenza della civiltà marittima, e viceversa.

Eurasia Mappa
La terra continentale – rappresenta l’Heartland geopolitico, il mare – rappresenta il sea power, il potere marittimo. Tra loro c’è la zona del Rimland (la fascia costiera che circonda l’Heartland ndr.), di fatto, lo spazio in cui si svolge la battaglia in un certo momento storico o in un altro. La grande guerra dei continenti per il potere mondiale.
Non appena la Russia si ritirò dall’Europa orientale, che in precedenza si trovava nella zona d’influenza della civiltà terrestre, questa zona si trasformò immediatamente nello spazio del Rimland, che, senza incontrare alcuna resistenza da parte nostra, fu immediatamente assorbito dalla civiltà marittima. Ora, infatti, il segno geopolitico dell’Europa orientale è cambiato in senso opposto. Durante il periodo sovietico, era una massa continentale geopolitica, successivamente è diventata marittima.
Lo stesso, tra l’altro, vale anche per la Germania, dove, oggi, il suo rappresentante del Ministero degli Esteri combatte così ferocemente per la civiltà marittima che ha centro a Washington. Un tempo la Germania era il principale stato terrestre continentale dell’Europa, in opposizione a quelli marittimi di Inghilterra e Francia. Ma oggi anch’essa si ritrova inondata dalle acque dell’Atlantico, diventando una marionetta nelle mani di coloro contro i quali ha così disperatamente combattuto (commettendo ogni volta lo stesso errore, per aver condotto una guerra su due fronti).
La stessa sorte è toccata allo spazio dell’ex “Ucraina”. Faceva parte della civiltà terrestre continentale, la Grande Russia, ma nel 1991 (con il nostro tacito consenso) si è spostata in una zona del Rimland, diventando un paese neutrale, privo di nucleare e non allineato, per diventare poi vittima dell’aggressione atlantista.
Nel 2014, sempre con il nostro tacito consenso (la Russia era ancora in paralisi geopolitica), l’Ucraina è stata completamente conquistata dalla civiltà marittima e trasformata in un trampolino di lancio per la successiva espansione geopolitica dell’atlantismo nel profondo continente eurasiatico. Era già accaduto prima, ma ora questo spazio, di nuovo, è diventato il campo di battaglia per le due civiltà opposte. Ora ci stanno contenendo in Ucraina.
Come scrisse una volta il geopolitico americano Zbigniew Brzezinski (che ora si trova congelato all’inferno), l’Ucraina è la porta della Russia verso l’Europa. Come senza l’Europa orientale, l’Occidente atlantico perde il controllo sull’Heartland eurasiatico, allo stesso modo, senza lo spazio dell’ex “Ucraina”, la Russia cessa di essere una potenza eurasiatica, diventando una potenza asiatica.
Dopo essere uscita dall’URSS (geopoliticamente, la Grande Russia), l’Ucraina è diventata per un breve periodo l’elemento più importante del cosiddetto cordone sanitario, che separa la Russia dai paesi dell’Europa centrale. Sebbene l’Ucraina avesse uno status neutrale, la sua funzione era quella d’impedire alla Russia (a quel tempo piuttosto filo-occidentale e pronta a cooperare) di entrare in Europa. Non appena la Russia ha ripreso a rafforzarsi, diventando sovrana, l’Ucraina ha iniziato a gonfiarsi di occidentalismo. La sua funzione era d’impedire alla Russia di stabilire un partenariato strategico con l’Unione Europea.
Sulla strada verso questa partnership, principalmente tra Russia e Germania, gli strateghi americani hanno costruito un cordone sanitario, che ora si estende dai freddi mari del Nord attraverso i paesi Baltici fino al Sud dell’Europa.
Da questo cordone sanitario per tutto il periodo post-sovietico, è rimasta fuori solo la Bielorussia, rimanendo l’ultima breccia. Da qui, i continui tentativi degli strateghi occidentali di portarla sotto il loro controllo geopolitico.
Aggirando la Bielorussia – attraverso la Polonia, l’Ucraina, la Moldavia, poi giù fino alla Georgia – gli strateghi americani hanno costruito con cura questa cintura che taglia la Russia dall’Europa. Risolvendo il compito strategico più importante, quello di circondare la Russia con il cosiddetto “anello dell’anaconda”, gli strateghi americani si sono presi uno stato dopo l’altro, principalmente attuandovi “rivoluzioni di velluto”, riuscendo così a porli sotto il loro controllo geopolitico. Tuttavia è esattamente l’enorme Ucraina russa, industrialmente e agrariamente sviluppata e ricostruita da intere generazioni di nostri antenati, l’elemento principale di questa struttura geopolitica.
L’ubicazione dello spazio dell’ex “Ucraina” nella zona d’influenza geopolitica della Russia non solo rappresenterebbe una perdita colossale per l’economia americana (a causa dell’accesso della Russia all’Europa), ma anche la perdita del controllo geopolitico esclusivo sull’Europa, sulla quale gli Stati Uniti oggi detengono un potere completo, che sfruttano in base ai loro interessi.
Questo è il motivo per cui i servizi americani si stanno impegnando così tanto: le attuali élite dei paesi dell’UE si stanno facendo in quattro pur di mantenere l’Ucraina sotto proprietà americana: rinunceranno a tutto, tradiranno tutti, sputeranno sui propri elettori, getteranno al vento l’economia europea, si spaccheranno le ossa nella guerra contro la Russia, tutto a favore degli interessi geopolitici degli Stati Uniti in Europa, in modo tale che l’intero martoriato spazio da Lisbona a Lugansk rimanga sotto il controllo americano. Ma cosa accadrà all’Europa stessa, alla Germania, agli elettori tedeschi? Ad Annalena Baerbock questo davvero non interessa. Lei serve fedelmente. È vero, la lingua è come una scopa… Ma, non è la Baerbock il padrone. Il padrone è all’estero.
*Valerij Korovin. Pubblicista, politologo
Fonte: https://russian.rt.com/opinion/1211590-korovin-berbok-es-germaniya-ukraina
Traduzione di Eliseo Bertolasi
la cartina dell’Eurasia è un po’ datata. La Crimea è colorata di… Ucraino
Il piano morgenthau lo applicheremo per la Germania è paesi visegard e ripetere l’operazione dresda e poi faremo i conti,intanto vinciamo in modo totale questa guerra.
un interessante modello di lettura dell’Europa, le culture del mare (Francia, Paesi Bassi e Inghilterra ma anche Spagna e Portogallo direi) sono anche i paesi con lunga storia di centralismo unitario e di antiche tradizioni colonialiste; magari ci si ritrovano pure la Svezia e la Danimarca. Poi fra le culture della terra la Germania e l’Austria con Ungheria Boemia e gli altri che costituivano l’impero KuK prima del trattato di Versailles: due stati con solide tradizioni confederali, viribus unitis. Poi c’è l’altro polo, la Russia, il paese che salvò l’Europa dalle invasioni tartare. Sinceramente io di Europe ne vedrei almeno due ma si è visto purtroppo che è pericoloso. Per concludere il gioco: Italia e Grecia, terre di mare ma Mediterraneo.
la baerbock è l’ennesima psicopatica in mano all’élite anglosassone ashkenazita. Guardate tutte le donne che ricoprono un ruolo importante nei paesi occidentali. Quandi ministri della difesa donne ci sono? Qual è la loro competenza? Per non parlare delle altre… le mettono appositamente lì …