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Opinioni ed analisi da Redazione di Federico Zamboni
Sbatti il mostro in prima pagina… e incassa il più possibile. Vero o falso che sia, quel mostro, la strumentalizzazione è immediata, metodica, dilagante. Alimentata col massimo spiegamento di mezzi e finalizzata a raccogliere il massimo consenso, mescolando i concetti alle emozioni: il singolo avvenimento diventa lo spunto, o il pretesto, per una identificazione collettiva su vastissima scala, che ambisce a essere onnicomprensiva e permanente.
NOI siamo stati aggrediti. NOI siamo i buoni. NOI abbiamo tutte le ragioni, ed è appunto per questo che i cattivi – quelli del momento e ogni altro che li ha preceduti o che li seguirà – non ne hanno nessuna. Lo schema è lo stesso dell’Undici settembre, che del resto viene rievocato a destra e a manca dopo la strage di mercoledì scorso a Parigi. Ovviamente il parallelo del mainstream è declinato al positivo, incentrandolo sugli Stati e sui popoli che dalle due sponde dell’Atlantico si stringono accanto alle vittime di turno e alla loro nazione di appartenenza: nel 2001 gli USA, oggi la Francia. Allora la parola d’ordine, ossia lo slogan, fu «
siamo tutti americani»; adesso si trasforma nel risonante
«je suis Charlie». In entrambi i casi, però, il messaggio sotteso è quest’altro: «siamo tutti occidentali». E in quanto occidentali, dunque, tenuti a schierarci come un sol uomo a difesa dei valori dell’Occidente.