Inserito alle 11:09h in
Opinioni ed analisi da Redazione di G. Cirillo
Lo scorso dicembre, la coalizione di centrodestra che appoggiava il governo di Benjamin Netanyahu si è spaccata a causa del controverso disegno di legge che voleva definire Israele, Stato della nazione ebraica, definizione fortemente voluta dagli ambienti di estrema destra che però ha costretto i due ministri di centro Livni e Lapid, ad abbandonare il governo portando il paese alle elezioni anticipate. Il 17 marzo assisteremo al rito delle elezioni israeliane.
Spieghiamo brevemente il sistema elettorale israeliano, che è molto semplice. I deputati sono 120, il sistema è un proporzionale puro con soglia di sbarramento al 3,25% con liste bloccate (scelte dai partiti, come era il nostro Porcellum). Al termine delle elezioni, il Presidente della Repubblica conferisce alla persona che ha più probabilità di formare un esecutivo, l’incarico come presidente del consiglio che però sarà ufficializzato solo dopo le, di solito, lunghe trattative per formare una coalizione di governo, che possono durare anche mesi, dato che in genere servono almeno quattro partiti per avere la maggioranza di 61 parlamentari, che però di solito non è sufficiente, quindi si punta sempre ad avere qualche deputato in più.