Inserito alle 22:06h in
Attualità da Luciano Lago di Michele Rallo
Ricordo, negli anni ‘70, un mio fugace e superficiale interesse per la sociologia in quanto materia scientifica; e non – come certamente a me più congeniale – in quanto «strumento di azione sociale» (Comte). Ricordo di aver sfogliato un paio di testi – non di più – e di averli trovati noiosissimi, cervellotici, indisponenti per il loro voler tradurre in scienza esatta l’insieme di azioni, reazioni, sentimenti, pulsioni che – secondo me – sono l’anima della politica.
Di quelle svogliatissime letture non ricordo quasi più nulla, ad eccezione di una “regola” sulla xenofobia, cioè sulla “paura dello straniero”: una delle categorie che, oggi, una cultura politica approssimativa e pasticciona riconduce al “razzismo” (che invece è un’altra cosa). Ebbene – leggevo in uno di quei testi – l’arrivo di stranieri viene generalmente accettato senza traumi da una società moderna ed evoluta; purché – si aggiungeva – la percentuale di stranieri non oltrepassi una certa “soglia” (e non ricordo quale fosse quella soglia).